Aggrappati alle poche certezze. Per un’impresa salvezza durissima Alessandro Agostini, nella pancia dello stadio Arechi di Salerno dopo l’1-1 contro i ragazzi di Nicola dal sapore agrodolce per come è arrivato ma amaro per la classifica, è stato chiaro: “Sono contento dello spirito mostrato dai ragazzi, non ho voluto fare rivoluzioni: in questo momento serve restare concentrati sulle proprie certezze. Anche per questo ho scelto alcuni giocatori che hanno più esperienza e più vissuto in rossoblù”. I veterani, gli uomini delle tante battaglie per la permanenza in Serie A, possono essere un fattore per questo Cagliari. Non solo Joao Pedro e Cragno, ma anche la conferma di Deiola, il ritorno da titolare di Pavoletti, un Ceppitelli preferito come braccetto destro a Goldaniga e persino il recupero di Lykogiannis nelle gerarchie a spese di un Dalbert parso spesso fuori fase negli episodi chiave.
Tutti gli uomini di Agostini
Riportare alcuni degli uomini simbolo, del passato o del presente rossoblù, al centro del villaggio è stata di fatto la prima mossa di Agostini. Nessun cambio modulo, impossibile farlo in una settimana e con la gara più importante della stagione da preparare. Nessuna sperimentazione, ma il tentativo di ridare fiducia mentale e tattica a una squadra parsa spesso fragile su entrambi questi aspetti. Inutile dire che il piano è riuscito a metà perché il pareggio firmato da Verdi e Altare, classifica alla mano, aiuta molto di più la Salernitana, però nel primo tempo si è visto un Cagliari ordinato ed equilibrato. E anche questa è una piccola certezza da cui ripartire. Le pecche restano le solite: in avanti a volte manca quel guizzo per portare dalla propria i risultati e a livello atletico la squadra sembra pagare ancora qualcosa su tutte le dirette concorrenti per la salvezza. Nonostante i cambi di maggiore qualità rispetto alla Salernitana, nella ripresa (escludendo gli ultimi folli minuti) in tanti sono sembrati con il fiato corto tra gli isolani. Altro aspetto positivo la forza mostrata dopo la rete subita sul rigore di Verdi e soprattutto dopo aver visto concesso e poi revocato un rigore a favore. In altre partite il Cagliari aveva dimostrato di non avere il carattere per rispondere e reagire a simili colpi bassi e invece quando ormai l’inferno della B sembrava aver spalancato le proprie porte i rossoblù sono stati bravi a rimandare ogni discorso ai prossimi turni, e ad allungare la seppur flebile ombra di speranza sulla permanenza in massima serie.
Gruppo
Una certezza da cui prendere slancio per tentare l’impresa con Inter (in casa) e poi Venezia (in trasferta) è proprio il ritrovato spogliatoio. Il Cagliari, dopo tempo, è parso nuovamente un gruppo unito. I veterani a guidare una squadra assemblata male, lo dice la classifica non è solo un pensiero di chi scrive, come arma per ricostruire. Deve essere questa la strada mostrata da Agostini e che può ispirare la società. Di fatto al Cagliari per questa salvezza è mancata soprattutto una cosa: lo spirito. Parliamoci chiaro, squadre come Spezia, Empoli, Salernitana, Venezia, probabilmente lo stesso Genoa e anche Sampdoria e Udinese, hanno rose di pari livello se non, sulla carta, anche di livello inferiore rispetto ai rossoblù, però quasi tutte hanno mostrato un carattere diverso durante il campionato. Il club in questi anni ha faticato nel costruire uno zoccolo duro su cui, stagione dopo stagione, aggiungere elementi e giovani di prospettiva. Facciamo degli esempi. Joao Pedro, il capitano che ancora non ha rinnovato, nonostante un adeguamento di contratto, e che arriva da campionati in doppia cifra e con la convocazione in Nazionale a contorno. Pavoletti messo ai margini dopo il caso sul secondo infortunio al ginocchio, salvo poi essere richiamato al ruolo di leader nei momenti di massima pressione. Un Ceppitelli che è vero ci ha messo del suo con i tanti infortuni muscolari, ma che viene rinnovato all’ultimo istante utile nonostante i tanti anni in Sardegna e che ancora non sa del proprio futuro. Un Lykogiannis che dopo la stagione migliore in Serie A non viene né venduto né rinnovato e in teoria a giugno potrà andare via gratis. Un Deiola con cui in estate c’è stato un lungo braccio di ferro per il rinnovo, a un certo punto sembrava anche pronto a partire sul mercato e invece alla fine è rimasto ed è il migliore centrocampista della stagione dei sardi. Può non piacere a tutti ma anche in questo caso parlano i numeri e a fine anno contano solo questi. E questi sono solo alcuni esempi, i più recenti, di una gestione bizzarra della propria anima all’interno dello spogliatoio da parte della dirigenza rossoblù.
Al Cagliari, dicevamo, è mancata un’anima in alcuni momenti ed è normale perché questa identità non è mai stata costruita. Ci aveva provato, con successo, Leonardo Semplici ma poi è stato sostituito dopo tre giornate dall’inizio di questo campionato. L’impressione è che per il bene del Cagliari che verrà, sia in Serie A che in Serie B, il club dovrà ripartire da questo: creare una base solida di calciatori che possano dare stabilità a una squadra parsa da montagne russe negli ultimi anni, con tante discese e pochissime risalite. Ci vuole un cuore forte per sopravvivere. La strategia delle figurine a tempo, dei grandi ingaggi, del nome dal curriculum pesante che strizza l’occhio al marketing non ha pagato. Anche in questo caso lo dicono i fatti non è un’opinione di chi scrive. Che sia salvezza disperata o retrocessione la speranza è che questo sia l’insegnamento definitivo. Ripartire, magari facendo contemporaneamente una rivoluzione in alcune figure chiave del club, da una base di giocatori che si sentano parte del progetto. Può sembrare un’idea banale eppure il Cagliari ha dovuto aspettare la trentaseiesima giornata, una classifica disperata e l’arrivo in panchina di Alessandro Agostini per ricordarsene.
Roberto Pinna