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Cagliari | Scelte a sorpresa e mentalità: Ranieri vince la sfida del turnover

Pantelis Hatzidiakos durante Inter-Cagliari | Foto Valerio Spano
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“Siamo la sorpresa dietro i vetri scuri, siamo la risata dentro il tunnel degli orrori”. Così comincia “Il sale della terra”, una delle hit più note di Luciano Ligabue dell’ultimo decennio. Un brano cupo, che trae il nome dall’espressione usata in un passo del Vangelo di Matteo (5:13) e che il cantautore emiliano usa per descrivere la “crisi” di valori della società venutasi a creare di pari passo a quella economica a livello globale.

La domanda, lecita e legittima, a questo punto sorge spontanea: cosa c’entra questo incipit con il Cagliari di Claudio Ranieri? Dopo il 2-2 di San Siro contro la capolista Inter in tanti – specialmente fuori dall’Isola – si sono sorpresi della prestazione e della caparbietà nel raggiungere il risultato mostrate da Mina e compagni. Giornali, televisioni, siti web, social network: il coro è unanime nel commentare un pareggio in qualche modo inatteso, perché sulla carta tra i nerazzurri di Simone Inzaghi e i rossoblù non c’era storia. Troppo il divario a livello numerico e statistico, con l’Inter prima squadra per rendimento interno in tutta la Serie A, mentre gli isolani occupano il terzultimo posto nella speciale classifica. Un Cagliari inteso come vittima sacrificale sulla strada dello Scudetto anticipato per l’Inter: così quasi tutti gli analisti vedevano la sfida di San Siro. Ecco perché quanto si è visto sul terreno di gioco del Meazza ha stupito tante persone, a maggior ragione dopo aver visto l’undici iniziale scelto da Ranieri. In panchina Gaetano e Dossena, preservati per motivi diversi per la Juventus (febbricitante il primo, diffidato il secondo), assente Oristanio, il ritorno in campo di Obert, Hatzidiakos, Jankto e Di Pardo: tutto lasciava presagire a un Cagliari in gita e con la testa già sul prossimo impegno casalingo contro la squadra di Allegri. Anche perché i fronte i Ranieri-boys hanno trovato un’Inter intenzionata a portare a casa la posta piena per poter festeggiare lo Scudetto nel derby di Milano contro il Milan, cui mancavano solo gli squalificati Lautaro Martinez e Pavard.

Turnover azzeccato

Inter lupo, Cagliari agnello: non ci sarebbe dovuta essere partita sulla carta, si diceva. Invece Ranieri ha stupito ancora una volta, con un turnover basato su una serie di precise scelte tattiche che hanno pagato. Hatzidiakos e Obert a proteggere Mina, non al meglio della condizione e potenzialmente in difficoltà contro i guizzanti Thuram e Sanchez: il tecnico romano in conferenza stampa ha spiegato di aver puntato sulla velocità dei due braccetti nella riesumata difesa a 3 e la scelta ha portato frutti. Il greco ex Az ha giocato la sua miglior partita da quando è arrivato a Cagliari, mostrando buoni progressi nell’interpretare un ruolo cui non era abituato e, soprattutto, mantenendo la giusta concentrazione per tutto il match. L’altra nota lieta è stata la gara di Di Pardo, all’esordio da titolare in Serie A, fin qui il meno utilizzato sulla fascia destra nel trio a disposizione di Ranieri, completato da Nandez e Zappa. Il classe 1999 cresciuto nel vivaio della Juventus è riuscito a limitare un cliente pericolosissimo quale Dimarco, senza dubbio il miglior esterno mancino del campionato insieme al milanista Theo Hernandez. Applicazione e concentrazione unite alle doti fisiche già apprezzate durante la scorsa stagione: un mix risultato vincente a San Siro, con una prestazione che non può che fargli recuperare terreno nelle gerarchie stilate da Ranieri. Che ha puntato su una formazione sperimentale in grado di fargli capire su chi poter puntare da qui al termine della stagione, ricevendo soltanto informazioni positive. L’unico punto interrogativo è rappresentato, ancora una volta, da Jakub Jankto. Il centrocampista ex Sampdoria e Udinese è stato il sacrificato eccellente dopo mezz’ora: una scelta tecnica di Ranieri che, forse stanco di continuare a urlargli di stare appresso a Barella per limitarne il raggio d’azione, ha deciso di sostituirlo per inserire Prati e sgravare Makoumbou e Sulemana da ulteriori compiti di costruzione del gioco. Con l’inserimento del play dell’Italia Under 21 la manovra rossoblù ha trovato più ordine e ampiezza, con il 2-2 come naturale effetto positivo prodotto dalle scelte di Ranieri anche nelle sostituzioni, con Viola e Lapadula che non hanno fatto rimpiangere Shomurodov e Luvumbo, tra i migliori fino a quel momento.

Come si cambia

Milano-Roma-Milano: tre trasferte dure nel 2024 per il Cagliari, contro Milan (Coppa Italia, 2 gennaio), Roma (Serie A, 5 febbraio) e Inter (Serie A, ieri 14 aprile), tre prestazioni diverse. Le due sfide contro le milanesi hanno rappresentato per Ranieri una sorta di test per valutare l’apporto alla causa di alcune seconde linee. Due momenti diversi, due competizioni diverse, così come diverse erano le motivazioni. Ma tra la prestazione messa in campo dai rossoblù nelle due gare c’è un abisso. Nel 4-1 contro i rossoneri, in quella che fu la prima gara del 2024, forse si vide il peggior Cagliari a livello di atteggiamento: poca voglia, scarsa unità, tanti singoli sconnessi tra loro. Stesse sensazioni o quasi viste all’Olimpico a febbraio contro i giallorossi di De Rossi, con un 4-0 che lasciò poco spazio a recriminazioni. Da allora sono passati oltre due mesi e per i rossoblù è cambiato tutto. Prima sembrava anche solo impossibile pensare a un Cagliari capace di portare a casa punti dalla trasferta contro la schiacciasassi Inter, peraltro in modo meritato grazie a una prestazione alla pari con la capolista della Serie A. Invece c’è riuscito, valorizzando alcuni elementi tra quelli meno usati e recuperando chi sembrava ormai essersi perso. Ora invece questo gruppo è diventato una squadra, capace di compensare i limiti tecnici con voglia di lottare e unione di intenti. Una resurrezione arrivata quasi a sorpresa, quando davvero in pochi pensavano che si potesse rimettere in piedi una stagione complicata. “Siamo la sorpresa dietro i vetri scuri, siamo la risata dentro il tunnel degli orrori”. Due immagini che descrivono bene il cambiamento del Cagliari negli ultimi due mesi: da agnello sacrificale a lupo famelico, pronto a mostrare i denti per far paura ai prossimi avversari.

Francesco Aresu

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