Il centrocampista belga di origini indonesiane sente particolarmente la sfida contro i giallorossi e vorrà a tutti i costi tornare titolare in quello che fu il suo stadio.
Sgombriamo subito il campo da facili e pretestuose polemiche: il talento e la classe di Radja Nainggolan non sono e sono mai state minimamente in discussione. Così come non interessa, in questa sede, sindacare sulla vita privata, come già fatto fin troppe volte in passato da altri. Il suo ritorno a Cagliari da calciatore rossoblù è stato come un fulmine a ciel sereno, un’occasione di quelle da cogliere al volo e, praticamente, irripetibile. A costo di rischiare di rompere qualche equilibrio, come spesso succede nello sport quando arriva una superstar in un ambiente che vuole una crescita. Tanto da creare, in qualche occasione, qualche “problema” di abbondanza.
QUEL POLPACCIO “INOPPORTUNO” – Le prime due partite hanno visto un Nainggolan regista per necessità, protetto da Nandez, Ionita e Rog, con tocchi che a Cagliari non si vedevano da tempo. Tanto sacrificio, insieme alla sensazione di non essere ancora al meglio della condizione. Tanto da dannarsi l’anima in allenamento: pure troppo, si potrebbe dire, alla luce del riaffacciarsi del problema al polpaccio sinistro che lo tormenta da anni. Con il ko del Ninja in tanti hanno pensato che un Cagliari già in difficoltà dal punto di vista dei risultati (due sconfitte in altrettanti incontri casalinghi) avrebbe potuto solo peggiorare. C’era chi dava Maran già in forte discussione in caso di gara persa a Parma. Ma, nel momento forse più difficile, ecco il colpo di scena: il tecnico trentino abbandona il 3-5-2 e si riaffida al consueto 4-3-1-2, serrando i ranghi con il suo gruppo di ragazzi, tirando fuori tre vittorie consecutive che rilanciano il Cagliari in classifica.
IL MODULO COME CHIAVE DI VOLTA – La parola chiave nel calcio maraniano è equilibrio: nelle sfide con Parma, Genoa e, soprattutto, Napoli, la sua squadra è stata quasi perfetta nell’interpretare la partita. Non è mancato qualche errore, ci mancherebbe, probabilmente però dovuto ancora al fatto che i tanti elementi nuovi (Nandez, Rog, Simeone su tutti) debbano ancora abituarsi totalmente a ciò che chiede Maran. Che, con un Cacciatore solido ma forse ancora non al top, non gli chiede di fare il lavoro a tutta fascia che fa Pellegrini, tenendolo bloccato per evitare di scoprire inutilmente la difesa. Tanto davanti a lui c’è Nandez che, se dovesse mantenere questi ritmi come assist-man (3 in 6 gare, uno ogni due), arriverebbe alla stratosferica cifra di 19: probabilmente un record per una mezzala. Ma el Leon non è l’unico a offrire un rendimento così alto. Anche Lucas Castro sta dimostrando di avere sempre più gamba, unita alla concretezza in zona gol: le ultime dure realizzazioni rossoblù portano la sua firma, anche se contro il Verona il suo era un cross per Joao Pedro che, saltando senza toccare la palla, ha comunque tratto in inganno Silvestri. Ma pure Ionita e Rog stanno facendo il loro, senza considerare il redivivo Cigarini in cabina di regia. Passo felpato, corsa limitata all’essenziale (un po’ come il Pata) ma idee quasi sempre azzeccate.
E ADESSO CHI ESCE? – Ora però arriva il tempo di fare ulteriori scelte. Nainggolan ormai ha recuperato e vuole assolutamente giocare titolare contro la sua Roma. Qualcuno dovrà fargli spazio, necessariamente. Chi sarà il prescelto? Per logica, visti i 22 minuti giocati come trequartista dal Ninja contro il Verona, dovrebbe essere Castro. Ma come potrebbe Maran privarsi di colui che nelle ultime due gare gli ha portato quattro punti? Intoccabile (in teoria) Nandez, il posto da mezzala sinistra se lo giocano già Rog e Ionita, l’altra opzione è il ritorno davanti alla difesa al posto di Cigarini, ma appare difficile che Maran si privi del numero 8, visto l’equilibrio che il Ciga ha saputo dare alla manovra rossoblù. Si fa largo anche l’ipotesi Joao Pedro, con il doppio trequartista. La Roma all’Olimpico ha finora raccolto tre risultati diversi: prima il 2-2 contro il Genoa, poi il 4-2 rifilato al Sassuolo (con i 4 gol segnati in venti minuti) e lo 0-2 contro l’Atalanta di Gasperini. Il 4-2-3-1 è ormai un marchio di fabbrica dei giallorossi, paradossalmente è anche il modulo dove Nainggolan ha dato il meglio di sé negli ultimi anni, tra Roma e Inter. Probabilmente, visti i recenti infortuni di Pellegrini e Mkhitaryan, se il Ninja fosse stato ancora giallorosso, Fonseca avrebbe puntato a occhi chiusi su di lui per la trequarti al posto del flaco Pastore, fin qui mai troppo amato dalla piazza romana. Sarà invece Maran a godersi Radja, anche se al momento rappresenta un – piacevole – rebus.
Francesco Aresu