Affrontare squadre che hanno come filosofia il possesso palla non è mai facile. Di fronte ai continui passaggi degli avversari esistono due opzioni, entrambe con i loro pro e contro. La prima è quella di aspettare compatti, chiudere le linee di passaggio man mano che la manovra avversaria si avvicina alla porta e provare a ripartire in velocità una volta recuperata palla. La seconda è pressare alti, cercare di sfruttare il minimo errore per poi provare a colpire grazie al recupero della sfera nella zona offensiva del campo. Il Cagliari visto contro il Sassuolo ha provato entrambe le opzioni, a volte per scelta a volte perché costretto. Una gara che ha ricordato, almeno nella prima mezzora, quella contro gli uomini di De Zerbi nella recente era Zenga, per poi vedere i rossoblù crescere alla distanza.
Il problema principale per Di Francesco è stata la fase di ripartenza per quasi tutto il primo tempo. Il recupero palla troppo lontano dall’area avversaria, la difesa che non riusciva a pulire abbastanza il pallone per i centrocampisti, questi ultimi a loro volta hanno spesso commesso errori banali sia come scelte di gioco sia per imprecisione anche in giocate abbastanza semplici. Dal punto di vista individuale le difficoltà di Faragò sia in chiusura che in appoggio sono risultate evidenti, allo stesso modo quelle di Klavan nel trovare con i suoi lanci morbidi i compagni in attacco, o ancora un Marin lontano dalla condizione fisica e mentale migliore e infine Caligara che ha messo in campo tanta quantità difettando però in qualità. Il regista rumeno su tutti era un osservato speciale, ma a parte alcuni sprazzi in cui ha fatto vedere ottime doti di palleggio, è rimasto troppo spesso nascosto e fuori dal vivo del gioco, normale per un ragazzo appena arrivato e che avrà bisogno di tempo e pazienza per ambientarsi.
Quando il Cagliari ha finalmente preso campo anche grazie al lavoro di Simeone, stoico nei duelli con Chiriches e Ferrari, il pressing è stato efficace anche se il Sassuolo ha spesso trovato il modo di venirne fuori con il solito palleggio. Preziosi come sempre Rog e Nández, mentre Joao Pedro ha fatto tanto lavoro oscuro venendo fuori alla distanza. Il gol di Simeone è stata una logica conseguenza dell’atteggiamento più aggressivo e meno attendista, dal recupero palla nella metà campo avversaria di Zappa allo strappo immediato di Nandez fino all’azione accompagnata da diversi elementi a supporto.
Il Cagliari ha sì messo in campo il 4-3-3, ma con il Sassuolo a tenere il pallino del gioco per lunghi tratti i rossoblù si sono disposti con un 4-1-4-1 in fase di non possesso. Interessante l’atteggiamento delle due mezzali, Rog e Caligara, pronti a salire in pressione su Locatelli e Obiang lasciando che fossero Nández e Joao Pedro a coprire le spalle e soprattutto a occuparsi dei terzini neroverdi. Caligara non appena Di Francesco ha capito l’importanza di Locatelli per il gioco di De Zerbi ha quasi chiesto una marcatura a uomo al proprio centrocampista. Da sottolineare anche la disposizione della linea difensiva, molto stretta e che lasciava ricevere Berardi e Haraslin per poi accorciare in un secondo momento. Faragò e Lykogiannis dunque molto vicini al centrale di difesa al loro fianco, ma se il greco è stato solido e attento, l’ex Novara ha impiegato un tempo per prendere le misure all’avversario e per capire come interpretare le diagonali, tanto che da una scelta errata di posizione è scaturito il giallo che ne ha segnato la prestazione.
È evidente che al Cagliari manchino qualità in mezzo al campo, Nández spostato in avanti toglie alcune caratteristiche che il pur buono Caligara non può avere, così come l’ingresso di Sottil ha dimostrato di poter dare quella velocità e fantasia che sono mancate sugli esterni. La difesa ha retto, anche se Klavan ha un po’ sofferto, ma nel complesso l’arrivo di Godín non potrà che migliorare la tenuta mentale del reparto. Un punto comunque importante nonostante il bottino pieno fosse alla portata, ma visti anche gli uomini a disposizione non si può non considerarlo un risultato positivo. Certo, se Pisacane fosse stato meno irruento in occasione del fallo dal quale è nato il gol – dopo un ingresso in campo a ottimi livelli – forse il Cagliari avrebbe potuto portare a casa la vittoria, ma le basi sulle quali costruire sembrano buone e con un Godín in più e un Nainggolan che potrebbe presto fargli compagnia Di Francesco può sorridere.
Matteo Zizola