La sua utilità è stata riscoperta durante la prima Guerra Mondiale. Prima se ne faceva anche a meno. In trincea però i pericoli soprattutto per le teste erano tanti. Allora ecco che l’elmetto è tornato sulle teste di chi era stato chiamato a mettere a repentaglio la propria vita in guerra. Il calcio si sa che è spesso equiparato a una battaglia. Il linguaggio bellicistico spesso si mischia a quello sportivo, ormai anche troppo spesso. L’elmetto però è stato, ed è ancora, uno strumento utile per salvare vite. Salvare, verbo che in casa Cagliari si affianca al nome del campionato. Perché tenersi stretti la Serie A è l’obiettivo posto sin dall’inizio di una stagione che Claudio Ranieri ha più volte affermato sarebbe stata difficile e in cui indossare proprio l’elmetto sarebbe stato imprescindibile. Un messaggio che Alessandro Deiola è sembrato apprendere prima di tutti. Con la conferma di quanto già visto nelle scorse stagioni.
Andamento
L’antifona era arrivata nella scorsa annata, quando Ranieri nel momento più delicato della stagione, con la griglia playoff ancora da completare, decise di non privarsi di lui mai nelle ultime cinque giornate di campionato regolare. Confermando poi il trend quattro volte su cinque nella post-season, con la sola gara d’andata con il Parma in cui partì dalla panchina prima di entrare a inizio secondo tempo dopo il passaggio negli spogliatoi. Alessandro Deiola non è mai partito nelle gerarchie come un titolare fisso. Forse anche per quell’assenza di qualità tecnica che non fa battere il cuore a diversi tifosi rossoblù. Tuttavia, con il passare delle giornate e il crescere dell’importanza degli scontri per i propri traguardi, il centrocampista sangavinese ha sempre conquistato un ruolo da protagonista. Uno schema che si è ripetuto sull’Isola più volte, a partire dalla stagione 2017-2018, quella con Diego Lopez in panchina. Fu quella di allora un’annata per il classe ’95 molto complessa dal punto di vista fisico. Eppure il tecnico uruguaiano decise di non rinunciare a lui in diversi momenti, ma soprattutto nel match contro la Fiorentina, quello in cui la zuccata di Pavoletti permise al Cagliari di restare in Serie A. Un andamento simile a quello del 2020-2021: il ritorno in anticipo dal prestito allo Spezia a far storcere il naso ai tifosi, Semplici invece ad approfittarne per lo più negli scontri dal 32° al 35° turno, i quattro risultati utili consecutivi che insieme alla vittoria sul Parma certificarono la salvezza in A del gruppo guidato dall’allenatore toscano. Solo nella stagione successiva, con Mazzarri in panca, Deiola non riuscì nell’obiettivo cercato anche in questa stagione. L’anno in cadetteria, come detto, non ha cambiato il corso degli eventi. Ranieri ha rispettato ancora delle regole non scritte ma difficilmente confutabili. Così, anche in quest’anno calcistico, nel momento più caldo dell’annata Sir Claudio si è affidato al classe ’95 nella zona nevralgica del campo. Dove sì, le geometrie servono eccome, ma così come quell’attaccamento e quella concretezza che tanto piacciono al tecnico dei rossoblù.
Momento
Nelle ultime otto partite giocate, Deiola è sempre stato titolare in campo. Dalla sfida con la Lazio in poi, la scelta di Ranieri è stata quella di non privarsene mai, con la sostituzione che è arrivata solo nelle ultime tre occasioni, anche se sul cronometro contro Monza e Atalanta a mancare erano poco più di appena cinque minuti. A spiegarne il motivo è stato proprio il tecnico degli isolani, quando sul calendario la partita cerchiata in rosso era quella con l’Empoli del 3 marzo scorso: “Quando sta in forma mi sembra doveroso pensare anche a lui, se lo faccio giocare è perché penso che possa dare equilibrio. Fa capire che nei momenti in cui si lotta per qualcosa di importante lui combatte. Io voglio gente che gioca con il cuore, con spirito di abnegazione in aiuto dei compagni. Se poi qualcuno vuole Messi o Dybala sbaglia. Ogni squadra deve avere equilibrio e Alessandro mi da equilibrio“. Cuore ed equilibrio tattico, questo il succo di dichiarazioni che spiegano meglio di qualunque altra parola la scelta di affidarsi a un giocatore che malgrado le difficoltà con il pallone tra i piedi, appare come funzionale agli obiettivi stagionali dei rossoblù. Accettare l’errore, ma guadagnare in propensione al sacrificio. Una forma di baratto particolare ma accettata nell’economia cagliaritana, almeno all’interno dei confini dello spogliatoio. Perché il centrocampista sangavinese non ruba l’occhio, ma anche la gara con l’Atalanta ha mostrato la sua utilità, specialmente in fase di non possesso. Davanti alla difesa, capace di accompagnare nel secondo tempo l’innalzamento del baricentro ma senza perdere stabilità, Deiola ha avuto il compito principale di arginare la pericolosità dei centrocampisti offensivi atalantini. Il compito più chiaro e preciso di filtro ha consentito al sangavinese di giocare il pallone con maggior serenità quando chiamato in causa, ma senza forzare. Con la percentuale di passaggi riusciti che rispetto alla sfida con il Verona ha così visto un netto miglioramento, passando dal 55% all’87%.
Una partita da tenere a mente per il tecnico, che rispetto alla sfida con il Verona gli ha affidato con successo una zona più centrale del campo, ma anche per chi proverà a sostituire il giocatore domenica 14 a San Siro contro l’Inter. Contro la squadra di Inzaghi saranno altri interpreti a dover contribuire all’equilibrio dell’undici in campo. A influenzare la gara sarà la scelta di un vestito tattico che però potrebbe essere quello visto nelle ultime uscite. Sulemana per caratteristiche e momento potrebbe essere il giocatore più adatto a prenderne il posto. Senza però escludere un Prati che nella gara contro il Verona aveva ben approcciato il match. Di certo, quella contro i nerazzurri, potrà essere la serata per capire l’entità del contraccolpo dell’assenza di Deiola. Il giocatore che prima di tutti ha capito l’importanza di indossare l’elmetto marchiato Ranieri.
Matteo Cardia