Carattere, grinta, identità. Tre aspetti che devono essere le stelle polari per raggiungere un obiettivo più vicino e possibile di quanto l’umore faccia trapelare. La classifica lascia speranze al Cagliari, la battaglia di La Spezia è stata persa ma la fine della guerra è ancora troppo lontana per dover alzare già bandiera bianca.
Caccia alle certezze – In Liguria i rossoblù sono mancati in ciò che una squadra che lotta per la sopravvivenza non dovrebbe mai dimenticare di mettere in campo. Carattere e grinta si sono visti solo a tratti, oltre alla vera assente che risponde al nome di identità. Tattica, tecnica e caratteriale, nessuna esclusa. La sosta da un lato non permette di andare alla caccia del riscatto immediato, dall’altro consente di lavorare sui dettagli. È sufficiente riavvolgere il film di questa stagione per rendersi conto che il Cagliari, a prescindere dal tecnico, non abbia mostrato una sua coerenza di gioco e tanto meno tattica. Una caccia al famoso equilibrio, uno scacchiere spesso stravolto creando così confusione agli interpreti, l’impossibilità quasi strutturale di mettere ogni pedina al proprio posto per farla rendere al meglio. Dal tridente estivo al 4-2-3-1, quindi ecco la difesa a tre con i due trequartisti fino all’arrivo di Semplici e il suo 3-5-2 marchio di fabbrica in quel di Ferrara. Resta però la sensazione che qualsiasi schieramento abbia dei punti deboli, non solo per via di una rosa costruita senza una reale idea di fondo, ma anche perché in fin dei conti sembra che l’unica certezza storica del Cagliari sia diventata un tabù.
Ogni schema il suo limite – Il gruppo a disposizione di Semplici è ampio, ma qualunque sia il canovaccio tattico sembra sempre mancare qualcuno o qualcosa. Di Francesco aveva un ostracismo di fondo verso le due punte, il tecnico toscano invece non ha problemi a riguardo. Joao Pedro prima e Nainggolan poi apparsi addirittura come degli equivoci più che i punti di forza che dovrebbero essere. Il 4-3-3 non aveva esterni d’attacco ideali e limitava le qualità del brasiliano, il 4-2-3-1 lasciava scoperta la difesa a causa dell’assenza di un vero e proprio mediano di fatica. Poco è cambiato con il 3-4-2-1 dell’ultimo Di Francesco, il problema del duo in mezzo al campo identico a quanto visto con la soluzione precedente. Con Semplici largo al 3-5-2, ma nella rosa del Cagliari non sembrano esserci quinti di centrocampo come quelli che l’allenatore ex Spal vorrebbe. Nández adattato ci prova e a volte ci riesce, ma appare sprecato. Lykogiannis ormai ha ampiamente dimostrato di non avere nelle corde il ruolo. Zappa e Tripaldelli probabilmente sarebbero i due più adatti come caratteristiche, ma l’età e la situazione di classifica non ne aiuta il lancio nella squadra titolare. Asamoah sicuramente l’unico realmente di ruolo, ma nel suo caso la condizione fisica è quella che è.
Ritorno al passato – Che fine ha fatto il vecchio e caro 4-3-1-2 che è il vero marchio di fabbrica del Cagliari da ormai più di dieci anni? Ogni volta che è stato abbandonato i risultati hanno presentato prima o poi il conto. Eppure, nonostante la storia non menta, né Di Francesco – allergico alle due punte – né Semplici – poco il tempo a disposizione – hanno provato a riportare sul terreno di gioco lo schema caro anche al presidente Giulini. E dire che osservando la rosa proprio il 4-3-1-2 di maraniana memoria sembrerebbe la soluzione più adatta alla rosa a disposizione. Certo, il tema del terzino destro resterebbe aperto, ma quello sarebbe tale con qualsiasi tattica. Zappa ha faticato, Calabresi dopo l’ingresso breve e positivo a Genova è rimasto nuovamente fuori nelle successive due gare. Messo da parte questo tema, il 4-3-1-2 sarebbe comunque una disposizione conosciuta da quasi tutti gli interpreti e metterebbe Nainggolan nella posizione dove meglio ha fatto nelle ultime stagioni, senza troppi compiti di corsa a protezione del terzino. Da non dimenticare Nández nuovamente mezzala, Marin che resterebbe nel suo vero ruolo, Duncan come mediano a protezione, Godín e Rugani in una difesa a 4 più consona alle loro abitudini storiche. Pereiro potrebbe così diventare un’arma maggiormente spendibile, la difesa avrebbe meno difficoltà ad assorbire i problemi fisici di Ceppitelli e Klavan, lo stesso Walukiewicz potrebbe essere un’alternativa come esterno difensivo con Asamoah o Tripaldelli a fare da terzino di spinta sul lato opposto.
Un detto dice che chi lascia la strada vecchia per la nuova sa cosa perde, ma non sa cosa trova. Il Cagliari lo sa bene, tanto che con Zeman prima e con Di Francesco poi ha avuto la conferma che abbandonare la via battuta e conosciuta del rombo non ha dato i propri frutti. La prima volta ha significato retrocessione, la seconda sta facendo nuovamente conoscere l’inferno ai rossoblù. Spesso le situazioni complesse hanno bisogno di soluzioni semplici, il ritorno al passato – come d’altronde fece Festa nelle ultime giornate della stagione con Zeman e Zola a precederlo – potrebbe essere la chiave di volta per portare il Cagliari verso una salvezza fondamentale. Il tempo è tiranno, ma non è ancora scaduto.
Matteo Zizola