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Cagliari, rifondare per ripartire: l’esempio della stagione 2015-2016

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“Nella prima retrocessione mi sentivo più colpevole”. Era il 22 maggio e nella conferenza stampa dopo il pareggio di Venezia – e la conseguente discesa in Serie B del CagliariTommaso Giulini rilasciava le sue ultime dichiarazioni prima di oltre un mese di silenzio. La seconda retrocessione della sua presidenza un boccone amarissimo da digerire, da quel momento in poi è partita la rivoluzione fatta di cessioni concluse, altre in procinto di esserlo e altre ancora in divenire.

Trova le differenze

“Vorrei cambiare molto, questa è la mia intenzione e il presidente è d’accordo con me”. Così Stefano Capozucca nella conferenza di fine anno datata 6 giugno. Una dichiarazione d’intenti che sembra essere seguita dai fatti. Nessuno escluso, con le dovute proporzioni un processo che ricalca quanto accaduto dopo la retrocessione del 2015. Perché già allora il Cagliari diede un colpo di spugna alla rosa che arrivò terzultima in Serie A, anche se le premesse furono totalmente differenti. Da una parte un gruppo con alcuni giocatori arrivati alla fine di un lungo ciclo e una serie di giovani in prestito, dall’altra una rosa figlia della famosa asticella alzata e dal valore importante, sicuramente con valutazioni più elevate – sia di cartellino che di monte ingaggi – rispetto a quella data in mano a Zeman nel primo anno di presidenza Giulini. Ciò che accomuna i due momenti della ricostruzione è però la scelta di ripartire quasi da zero, tra cambio di guida tecnica e partenze che aumentano di giorno in giorno.

Tanti addii

Il Cagliari che si presentò da favorito nella Serie B 2015-2016 scelse Massimo Rastelli come allenatore. Un tecnico allora emergente che arrivava da un’ottima esperienza sulla panchina dell’Avellino, con l’accesso alla finale dei playoff fermato dalla traversa di Castaldo a Bologna. Emergente come il Cagliari di allora, pronto a ripartire e crescere passo dopo passo nonostante la retrocessione. Oggi come allora il destino del club rossoblù e del suo allenatore vanno a braccetto. La caccia al riscatto dopo una delusione proforma accomuna infatti il club di Via Mameli a Fabio Liverani, reduce da un anno ai margini dopo la stagione precedente con l’esonero di Parma. La rivoluzione in vista della cadetteria è partita dalla cessione di Alessio Cragno al Monza, un cambio tra i pali che anche nel 2015 vide l’arrivo di Marco Storari in Sardegna. Identico discorso in difesa, con la fascia sinistra – oggi scoperta – che trovò l’innesto di Barreca in prestito dal Torino al posto di Danilo Avelar, con la conferma di Murru. Sulla corsia opposta l’addio di Francesco Pisano in direzione Bolton trovò in Fabio Pisacane il sostituto, con la conferma di Balzano come titolare. Al centro della retroguardia i soli Luca Ceppitelli e Marco Capuano come reduci della retrocessione, mentre a completare il reparto arrivarono SalamonKrajnc. Addio a Rossettini, Diakité e Gonzalez.

Fine ciclo

La chiusura del ciclo sull’onda lunga del cambio di proprietà coinvolse non solo Pisano, ma anche Daniele Conti e Andrea Cossu. Il capitano chiuse la sua carriera, mentre il numero sette si trasferì a Olbia prima di tornare dopo una stagione. A dare continuità al gruppo storico fu Daniele Dessena, mentre intorno a lui ecco arrivare Di Gennaro e Fossati  dopo aver salutato Crisetig, oltre a Tello e Munari. A gennaio, dopo l’infortunio di Dessena, l’acquisto di Cinelli per puntellare il reparto. Tra i partenti salutarono la Sardegna Albin Ekdal e Godfred Donsah, quest’ultimo unica vera plusvalenza del mercato in uscita. Prima di partire in prestito a gennaio in direzione Como, importante anche il contributo di un giovane Nicolò Barella dopo l’esordio in prima squadra della stagione precedente, così come Alessandro Deiola trovò spazio soprattutto nell’ultimo terzo di campionato.

Rilancio

In attacco tante invece le conferme, in un contesto però nettamente differente rispetto a quello attuale. Perché Joao Pedro, ad esempio, non aveva ancora dimostrato il proprio valore e la Serie B diventava così un’occasione di crescita. Allo stesso modo Diego Farias, nonostante numeri positivi nel campionato della retrocessione, trovò nel passo indietro in cadetteria il modo di avere maggiore continuità e rilanciarsi. Il legame con la Sardegna di Marco Sau facilitò la permanenza dell’attaccante di Tonara, mentre al posto di Longo, Mpoku e Cop ecco il duo Melchiorri-Giannetti, giocatori di categoria a completare il reparto avanzato assieme a un giovane Alberto Cerri, arrivato in prestito dalla Juventus.

Una vera e propria rivoluzione, con 18 cessioni e 14 acquisti nella sola sessione estiva. Una rosa costruita guardando alla categoria, con importanti conferme – limitate ma funzionali – con giocatori che grazie al campionato cadetto si ritagliarono uno spazio importante nelle stagioni a venire. Un esempio da seguire, partendo da presupposti opposti e con una retrocessione alle spalle inattesa e più dolorosa. Una differenza non da poco, ma che potrebbe comunque portare a identico risultato nella costruzione della rosa da affidare a Liverani.

Matteo Zizola

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