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Pavoletti e Lapadula in area di rigore durante Cagliari-Genoa | Foto Luigi Canu

Cagliari, rialza la testa: il gioco aereo come arma della banda Ranieri

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In campo si può usare in diversi modi, così come nella vita. A volte la si rischia di perdere, ma nella maggior parte delle occasioni è il mezzo utile per superare gli ostacoli. Che quell’ostacolo prenda le forme di un esame universitario, di una discussione in famiglia o di un portiere la testa risulta sempre o quasi uno degli alleati migliori. Lo sa bene anche il Cagliari, che nonostante le fatiche offensive dell’ultimo periodo risulta la seconda squadra in Serie B per reti di testa. Sono dieci infatti le volte che i rossoblù hanno superato l’estremo difensore avversario con un gol nato su gioco aereo. Un dato apparentemente positivo, ma che nasconde un’altra delle difficoltà offensive dei rossoblù.

Testa

È Gianluca Lapadula il giocatore che ha segnato più gol di testa del Cagliari e dell’intera Serie B. Cinque reti – eguagliato già il record personale fatto registrare con la maglia del Pescara nell’annata 2016-2017 – sulle undici totali dell’italo-peruviano sono arrivate con il fondamentale citato, ultima in ordine cronologico quella di Bari su cross con il contagiri di Mancosu. Dato che racconta la capacità dell’ex Benevento di trovare gli spazi e tempi giusti nell’attacco dell’area di rigore, ma anche quella fame che ha contraddistinto la carriera dell’attaccante arrivato nell’ultima estate di calciomercato. A seguire il numero 9 c’è Leonardo Pavoletti, con due reti segnate con quello che è sempre stato definito il suo marchio di fabbrica. La poca continuità ha influito sul livornese, che risulta comunque l’unico giocatore oltre Lapadula ad aver siglato più di una rete di testa. A completare la statistica ci sono poi le marcature di Mancosu (con il Cittadella), Rog (contro il Modena) e Altare (con la Spal). Due attaccanti, un centrocampista offensivo, una mezzala e un difensore centrale. Con un solo giocatore che però vale più del 45% del campione. Un quadro che rappresenta in parte le difficoltà generali del Cagliari nel trovare altri interpreti davanti alla porta. “Ci mancano i gol dei centrocampisti e dei difensori” ha affermato poche settimane fa Claudio Ranieri in conferenza stampa: dichiarazioni che valgono anche per il gioco aereo e che può essere spiegata dalla scarsa conversione tra cross effettuati e cross positivi.

Dati

Il Cagliari prima di Brescia era la prima squadra per cross effettuati in stagione: 544, secondo i dati raccolti da Opta, ben al di sopra della media dell’intera Serie B di 394. I traversoni eseguiti dai rossoblù però poche volte diventano positivi, ovvero raggiungono un compagno mettendo le basi così per trasformarsi potenzialmente in un assist: solo il 18% delle volte il Cagliari è riuscito nell’intento, con gli isolani che hanno il terzo peggior dato dell’intera Serie B. Una situazione che oltre all’imprecisione dei tentativi, potrebbe mettere in luce anche la difficoltà dei rossoblù a portare in area di rigore più giocatori. Con una manovra offensiva che fa fatica a includere più elementi e che risente anche della mancanza delle doti di inserimento dei centrocampisti. La statistica migliora sensibilmente se ci si sposta ad analizzare palle inattive e corner, escludendo le tre reti arrivate su calcio di rigore e l’unica su punizione diretta firmata Mancosu, con tre realizzazioni nate da calcio d’angolo. Tuttavia, anche in questo caso il problema della bassa conversione rimane, con il Cagliari che è arrivato a quota 153 cross dalla bandierina con l’ultima gara di Brescia (quarta squadra per angoli guadagnati in tutto il campionato), ma che prima della gara del Rigamonti segnava un gol ogni 50 calci d’angolo effettuati (quattordicesima in Serie B).

Non solo il tiro da fuori area, apparso in alcune situazioni il fondamentale meno utilizzato dai rossoblù. Anche il colpo di testa, malgrado una delle migliori stagioni di Lapadula sotto questo profilo, rischia di far parte di quei segnali di un Cagliari in parte dipendente dalle prove dell’italo-peruviano e in parte poco capace di creare con continuità situazioni offensive in grado di far male all’avversario. Un trend da invertire per una corsa ai playoff con meno tensioni. Per riuscirci sarà ancora utile usare la testa, in tutti i modi possibili.

Matteo Cardia

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