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Antonio Barreca durante Cagliari-Ascoli | Foto Luigi Canu

Cagliari, Ranieri testa il gruppo: la chance sprecata da Barreca e Millico

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Il concetto di gruppo portato da Claudio Ranieri fin dal suo ritorno in Sardegna può essere riassunto da una frase. “Sono importanti quei giocatori che giocano meno, perché io ho bisogno di tutti”, una frase scritta sulla lavagna ideale appesa nello spogliatoio rossoblù e utile a stimolare chi al momento è indietro nelle gerarchie.

Sorprese

Quando sono state annunciate le formazioni prima della gara contro l’Ascoli le novità erano tutte sulla fascia sinistra. Il 4-4-1-1 o 4-2-3-1 di Ranieri ha visto Antonio Barreca come esterno basso e Vincenzo Millico come ala sulla corsia mancina. E se per il primo non si è trattato di un esordio dal primo minuto sotto la guida del tecnico testaccino, per il secondo è arrivata la prima volta nell’undici iniziale nel 2023. Quarantacinque minuti per entrambi, con il destino comune della sostituzione all’intervallo e di una prestazione della squadra che ha cambiato volto nella ripresa, quando ormai sedevano in panchina a osservare i compagni. L’ex Monaco protagonista in negativo nella rete del vantaggio dell’Ascoli firmata da Forte, il classe 2000 scuola Torino che ha provato a incidere senza però trovare mai la posizione giusta in campo. Due prestazioni diverse ma con lo stesso risultato finale, un’occasione persa per rilanciarsi e mettere in difficoltà Ranieri nel prossimo futuro. Con quel passato recente – leggasi gennaio – che li ha visti un giorno sì e l’altro pure vicini all’addio, per poi mettere da parte le valigie e restare in Sardegna a giocarsi le proprie carte. “Come recuperare chi è rimasto in questo mercato? Nella mia carriera da giocatore e da allenatore ho apprezzato maggiormente chi giocando poco si è fatto poi trovare pronto, perché vuol dire avere un grande senso di etica professionale”, le parole di Ranieri prima di Modena. E sia Barreca che Millico non hanno lesinato impegno, mentre i risultati non sono stati conseguenti allo sforzo.

Enfant prodige

Ventitré anni da compiere il prossimo agosto e un contratto in scadenza a giugno con opzione per il rinnovo in mano al Cagliari. Millico si gioca tanto in questi mesi in rossoblù, non solo per provare a risalire la china dopo i fasti nel campionato Primavera con la maglia del Torino, quando il suo profilo, per dirla all’inglese, sembrava rispecchiare il classico “the next big thing”. Tra difficoltà caratteriali e una certa discontinuità, però, le premesse e le promesse non sono state rispettate. I 27 gol in 24 presenze con i giovani granata nel 2018-19 non sono stati l’antipasto di una carriera fulminante, tutt’altro. Il Torino lo ha lasciato andare la scorsa estate senza troppi problemi, il Cagliari ha provato a puntare sulla sua voglia di rilancio. Prima il prestito a Lecce senza lasciare il segno e quello di Cosenza dove con tre reti ha aiutato i calabresi a raggiungere la salvezza. Pur restando ai margini nell’ultima parte di stagione, vittima di uno dei tanti infortuni che non ne hanno favorito l’esplosione. Contro l’Ascoli, la sua seconda partita dall’inizio dopo quella contro la Reggina nella gestione Liverani, Millico ha provato a incidere, ma senza raggiungere l’obiettivo. Nemmeno aiutato dalla prestazione della squadra e soprattutto da chi gli stava alle spalle. Spesso a metà tra la pressione e l’attesa, stretto tra due fuochi e con Barreca in difficoltà, il classe 2000 piemontese è risultato il classico incompiuto, una costante della sua esperienza in rossoblù e non solo. Anche se, va ricordato, in soli 291 minuti giocati in campionato ha messo a tabellino ben tre assist, il primo contro il Cittadella – decisivo il suo ingresso per completare il sorpassi – e poi quelli contro la Reggina e contro il Benevento entrambi per la testa di Lapadula ed entrambi da calcio da fermo. D’altronde, come ha detto Ranieri, “lui calcia molto bene e per noi sarà utile, non per nulla è stato chiamato anche da Mancini in Nazionale. Io ci devo contare”.

Europa e ritorno

Maggiore esperienza, ma la stessa sensazione di aver raccolto meno di quanto lasciassero presagire i primi passi nel calcio dei grandi. D’altronde Antonio Barreca dopo essere cresciuto nel Torino – altro dettaglio in comune con Millico – era finito in vetrina grazie ai prestiti prima al Cittadella e poi al Cagliari, Rastelli in panchina e anche allora una Serie A da riconquistare.  Prestazioni che gli valsero il ritorno in pianta stabile alla casa madre, dove però dopo una prima stagione importante è stato fermato nella seconda dalla pubalgia. Problemi muscolari che sono diventati una costante nella carriera del classe ’95 piemontese, anche quando la scelta di provare la carta estera sembrava l’anticamera di un futuro radioso. Solo 7 le presenze con il Monaco in Ligue 1, poi i vari prestiti partendo da quello di Newcastle – una sola apparizione – per arrivare a Genova sponda rossoblù – 18 presenze in A – e a Firenze – 84 i minuti in maglia viola. L’ultimo a Lecce, promozione raggiunta da protagonista di secondo piano ma comunque capace di raccogliere 22 presenze per un totale di oltre 1400 minuti. Il ritorno in Sardegna sembrava potergli consegnare la fascia sinistra e un nuovo biglietto verso la risalita, verso quel salto di qualità rimandato a data da destinarsi e ora nuovamente possibile. Invece i soliti problemi fisici e una condizione che ha tardato ad arrivare lo hanno visto giocare dall’inizio solo 8 delle 29 gare di campionato, con diverse prestazioni sottotono – Terni e lo spezzone ad Ascoli su tutte – e pochi lampi. Quando all’ultimo minuto della partita di Venezia un suo recupero provvidenziale ha evitato la sconfitta una nuova pagina della sua esperienza a Cagliari sembrava potersi aprire, la solidità mostrata contro il Genoa nella sfida successiva una conferma. Invece contro l’Ascoli ecco il Barreca double face, quello che nel primo quarto d’ora mette in mostra spinta e intesa con i compagni e l’altro che sbaglia l’uscita dal basso e causa lo svantaggio per poi entrare in una spirale negativa fatta di confusione ed errori. Un passaggio a vuoto, non il primo, ma che ha riportato il terzino nuovamente al punto di partenza. Consapevole che con Ranieri arriveranno altre occasioni, ma anche che sarà necessario coglierle senza più sbagliare.

Matteo Zizola

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