“Io credo nel lavoro. Abbiamo allenato il giocatore e la squadra in fase di non possesso. Se riesco a migliorare anche di poco il singolo poi migliorerò anche la rosa”. Così rispondeva l’allenatore del Cagliari, Claudio Ranieri, lo scorso 13 gennaio, giorno della sua prima conferenza stampa di vigilia dal suo ritorno alla guida dei rossoblù, a chi gli chiedeva delucidazioni su come intendesse lavorare sulla fase difensiva, fino a quel momento uno dei punti deboli dopo la fine della gestione Fabio Liverani. Da allora, come è noto, le cose sono decisamente cambiate in casa rossoblù, con solamente 3 gol subiti su 5 partite ufficiali di campionato e 3 clean sheet all’attivo (di cui 2 consecutivi nelle sfide contro Como e Cittadella, 3 se si considera anche l’interregno di Fabio Pisacane nel match contro il Cosenza).
Le certezze di Sir Claudio
Il primo vero intervento di Claudio Ranieri da allenatore rientrante del Cagliari è stato quello di mettere mano proprio alla fase difensiva, cercando non solo di limitare quanto più possibile le reti subite ma soprattutto di trovare una quadra dal punto di vista tattico. Ecco quindi che il tecnico testaccino ha mandato in soffitta il 4-3-3 (e le sue più dirette varianti) tanto care al suo predecessore Fabio Liverani per disegnare un più coperto e prudente 3-5-2, modulo tattico che aveva già utilizzato alla Sampdoria dopo la parentesi targata Eusebio Di Francesco. Tuttavia, la rivoluzione gentile di Ranieri alla voce fase difensiva, in cinque gare ufficiali alla guida dei rossoblù, non si è basato solamente sul cambio modulo, ma anche nel rigenerare giocatori che erano finiti ai margini del progetto tecnico rossoblù come Alberto Dossena, che con Liverani allenatore aveva totalizzato solamente 39 minuti giocati senza mai giocare titolare e di rivitalizzarne altri come Giorgio Altare (che ha giocato tutte e 5 le partite con Ranieri al timone – dal Como fino al Benevento – e che si è anche sbloccato alla voce gol realizzati in Serie B, segnando contro la Spal) ed Elio Capradossi, apparso anche lui a suo agio nel nuovo sistema di gioco disegnato da Ranieri. Non bisogna dimenticare, però, che a disposizione del tecnico isolano ci sono anche due alternative importanti quali il giovane Adam Obert – vero e proprio jolly difensivo nel pacchetto di centrali della rosa rossoblù – e il ritrovato Edoardo Goldaniga, tornato in campo nella sfida contro il Benevento dopo l’infortunio subito ad ottobre nella sfida dell’Unipol Domus contro il Brescia.
L’assenza di Altare apre il rebus modulo?
Il trio Altare-Dossena-Capradossi è quello che finora ha dato le maggiori garanzie al Cagliari e a Ranieri in questa fase della stagione. Tuttavia proprio Altare, espulso nell’ultimo match di campionato contro il Benevento, dovrà saltare quello che è a tutti gli effetti è uno scontro diretto in chiave playoff promozione, ovvero la trasferta del San Nicola contro il Bari. Per Ranieri è sicuramente una perdita importante, che potrebbe persino aprire scenari finora inesplorati anche sotto il profilo dello schieramento tattico. Prendendo in analisi le scelte fatte fin qui dal suo ritorno al timone del Cagliari, il tecnico di Testaccio ha utilizzato varianti tattiche che contenessero al proprio interno una difesa con tre elementi davanti al portiere Boris Radunovic. Nello specifico, Ranieri ha optato per 4 volte sul 3-5-2 (nei match contro Como, Cittadella, Spal e Modena) e 1 su una delle più dirette varianti di questo modulo, vale a dire il 3-4-1-2 (contro il Benevento), con la presenza di un giocatore di qualità sulla trequarti come il rientrante Marco Mancosu alle spalle delle due punte (nella sfida contro le Streghe sono partiti dall’inizio Gianluca Lapadula e Nik Prelec). Di conseguenza Ranieri è chiamato ad una scelta fondamentale su quale tipo di modulo contrapporre al 4-3-1-2 di Michele Mignani. La scelta più logica, che avrebbe anche un certo tipo di continuità con quelle adottate finora, sarebbe quella di riproporre uno tra il 3-5-2 e il 3-4-1-2. In entrambi i casi, davanti a Radunovic, il tecnico del Cagliari potrebbe scegliere, oltre ad un Dossena che appare in odore di conferma e ad un Obert che pare aver convinto come braccetto di sinistra nel terzetto difensivo, uno tra Goldaniga (che però deve recuperare minutaggio dopo il recente rientro dall’infortunio) e Capradossi come stopper classico per far fronte all’assenza dello stesso Altare per squalifica e con Zappa e Azzi sulle corsie a fare il doppio lavoro di copertura e attacco in entrambe le fasi di gioco. Il discorso sarebbe decisamente differente se invece Ranieri dovesse decidere a sorpresa di sparigliare le carte in tavola e di mettersi a specchio – rispetto al Bari – puntando sul 4-3-1-2, modulo che è stato testato lo scorso 8 febbraio nell’allenamento aperto al pubblico e agli addetti ai lavori in quel di Asseminello. Nel caso in cui si dovesse optare per una rivoluzione tattica, ecco che il raggio d’azione degli esterni Zappa e Azzi (o in alternativa Barreca in caso di pieno recupero) si abbasserebbe di circa una decina di metri. Sul fronte centrali, invece, Dossena potrebbe essere sicuro di una maglia da titolare con compiti da stopper centrale (come gli viene chiesto anche nel 3-5-2) mentre per l’altro posto ci sarebbe una lotta a tre tra Obert, Goldaniga e Capradossi, ovvero tra un giocatore di posizione ma anche di impostazione della manovra (in modo da dare un’alternativa in più alla costruzione in caso di play schermato, ovvero l’adattato Makoumbou) e due marcatori (simili, quindi, per caratteristiche al sopra citato Dossena).
Sfatare il tabù trasferta
Al di là degli aspetti tecnico-tattici e delle scelte che verranno fatte in base ai ruoli, la patata bollente è nelle mani di Claudio Ranieri. A lui e al suo staff tecnico il compito di trovare la giusta amalgama che permetta al Cagliari di continuare a mantenere l’equilibrio che è stato creato in tempi così brevi e di rimanere in pianta stabile nella zona playoff del campionato cadetto. Ora, però, l’obiettivo principale resta quello di invertire il trend lontano dall’Unipol Domus, che al momento è da penultimo posto in graduatoria, con appena 8 punti su 11 trasferte stagionali (peggio dei rossoblù ha fatto soltanto il Cosenza con 6), una media da retrocessione diretta. Ecco perché il Cagliari è chiamato a sfatare questo tabù già a partire dalla sfida contro il Bari. Un eventuale risultato positivo sul campo dei biancorossi permetterebbe ai rossoblù di guadagnarci in termini di fiducia e classifica, con l’obiettivo playoff che potrebbe a quel punto avvicinarsi.
Fabio Loi