Una scintilla, un episodio, una vittoria che possa dare fiducia. Questo il bisogno del Cagliari per svoltare, per dare il via a una stagione che a oggi vede i rossoblù fermi a due punti all’ultimo posto in classifica. Cercando una definizione appropriata al concetto di “panacea di tutti i mali” si può leggere Claudio Ranieri come spiegazione. Il tecnico romano appare infatti più la soluzione che la causa dei problemi, la prima esperienza in Sardegna un richiamo a un passato che dà speranza per il futuro.
Rodaggio
Squadra giovane con alcuni elementi di esperienza alla ricerca della condizione migliore, debuttanti in Serie A e un allenatore all’esordio nel massimo campionato. Questo era il Cagliari della stagione 1990-91, appena tornato in paradiso dopo la doppia promozione dalla C con Ranieri alla guida. E l’inizio non fu dei migliori, tutt’altro. Era un calcio da due punti per la vittoria, un calcio nel quale la massima di Sir Claudio “se non si può vincere allora meglio non perdere” poteva dare maggior dividendi rispetto a oggi con il bottino pieno che regala tre punti. Eppure, con le dovute proporzioni, il Cagliari attuale potrebbe essere un sequel di quello di inizio anni ’90. Tre punti nelle prime sei giornate frutto della vittoria a Napoli per 2-1 alla seconda e del pareggio casalingo contro il Cesena alla quarta gara – a reti bianche, altra coincidenza con lo 0-0 contro l’Udinese di questa stagione – e di quattro sconfitte contro Inter e Torino in casa e Atalanta e Milan in trasferta. Un calendario anche allora complicato, con l’ulteriore negatività di risultati successivi che non fanno superare l’impatto difficile con la categoria. Un Francescoli deludente, un giovanissimo Fonseca alle prese con problemi fisici, un Matteoli ancora poco calato nella mentalità da battaglia dopo i successi con l’Inter, diversi esordienti come Festa, Firicano, Cappioli e diversi altri. Così Ranieri dovrà attendere il penultimo giorno dell’anno per raccogliere il secondo sorriso da due punti, il primo al Sant’Elia. La vittoria arriva il 30 dicembre, giornata numero 14 e 1-0 contro il Genoa. Prima di allora solo quattro pareggi e otto sconfitte oltre ai due punti di Napoli. Ed è proprio quanto accade prima della sfida contro il Genoa a cambiare il volto della stagione di Matteoli e compagni.
Scintilla
Torino, 16 dicembre 1990. Il Cagliari si presenta al Delle Alpi da ultimo in classifica, una sola vittoria e tre pareggi con una retrocessione che appare già certa. I bianconeri vanno in vantaggio di due reti, in cinque minuti dal 15′ al 20′ Di Canio e Marocchi sembrano chiudere la pratica. I rossoblù però risorgono e prima al 35′ Cornacchia e quindi Cappioli a un quarto d’ora dal termine fissano il punteggio sul 2-2. È la svolta, da quel momento in poi la squadra di Ranieri perderà soltanto tre volte nelle successive ventuno giornate, 23 punti contro i 6 conquistati nelle precedenti tredici. Una scintilla mentale ma anche di gestione del gruppo, con i rossoblù che avevano pagato lo scotto con la categoria ma anche una sorta di dualismo tra Francescoli e Matteoli come leader. La crescita degli uruguaiani, quella dei giovani protagonisti della doppia promozione, la crescita anche di Ranieri che dopo un impatto complicato aveva trovato la quadra. Sir Claudio sa come si fa, insomma, a maggior ragione dopo la lunga esperienza in panchina tra quella prima volta in Serie A e oggi. Per questo i sorrisi e l’acqua sul fuoco del post sconfitta contro il Milan non devono stupire. Sir Claudio ha sempre messo in luce i problemi da affrontare nella primissima parte di stagione, lo sguardo rivolto più ai progressi che ai meri numeri, nella consapevolezza che il tempo è dalla propria parte per poter svoltare. Una scintilla, magari già a Firenze, per poter iniziare la risalita e prendere possesso del massimo campionato. Ma anche se non dovesse arrivare la spinta contro i Viola, ogni occasione sarà quella buona per far sì che accada.
Matteo Zizola














