Così uguali e così diversi, come due gemelli eterozigoti che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda ma senza assomigliarsi. Dieci punti in cinque partite per il Cagliari di Claudio Ranieri, dieci punti nelle stesse cinque gare del girone d’andata per i rossoblù che furono di Fabio Liverani. A fare la differenza il modo, sia nelle scelte collettive che in quelle individuali, oltre a un clima che in passato lasciava comunque spazio ai dubbi, mentre oggi è ricco di speranza nonostante i difetti.
Esempio Dossena
I numeri raccontano due squadre allineate non solo alla voce punti. Sei i gol fatti dal Cagliari di Liverani nelle prime cinque giornate di Serie B, tre quelli subiti. Di contro i rossoblù di Ranieri hanno segnato una rete in meno – cinque – e ne hanno ricevute in egual numero – tre. Si fermano però qui le similitudini tra i due momenti del Cagliari, perché il resto parla di una gestione completamente differente. Partendo dall’aspetto tattico, tra la scelta della difesa a tre e quella del doppio centravanti, due tabù al tempo di Liverani che sono diventate due nuove certezze in quello di Sir Claudio. Rilanciando di fatto uomini che erano finiti praticamente ai margini durante la prima parte di stagione e che ora rappresentano solide realtà nello scacchiere di Ranieri. L’esempio principale è Alberto Dossena, schierato nell’undici titolare al centro della retroguardia da Fabio Pisacane e rimasto intoccabile con l’arrivo dell’ex Leicester sulla panchina rossoblù. Trentanove minuti suddivisi in quattro partite fino all’esonero di Liverani per l’ex Avellino, sei gare consecutive da titolare dal Cosenza in poi. La solidità della retroguardia, che va oltre i numeri dei gol subiti, è passata anche dal classe ’98 bresciano, così come non va dimenticato il rilancio di Giorgio Altare sui livelli della passata stagione. Se il Cagliari del girone d’andata comandava sì il gioco, ma dando sempre l’idea di poter essere colpito alle spalle da un momento all’altro, quello del ritorno è apparso più solido e consapevole dei propri mezzi. La vittoria in inferiorità numerica contro il Benevento ne è la conferma, con i rossoblù che non sono mai sembrati in balia dell’avversario nemmeno dopo essere rimasti in dieci e anzi, la convinzione di poter raggiungere comunque i tre punti ha preso il sopravvento sulla paura.
Gruppo
Non solo i centrali di difesa, ma anche in mezzo al campo la musica sembra essere cambiata. I simboli sono Christos Kourfalidis e Nunzio Lella, i più giovani del lotto della mediana e ora al centro del progetto come mai erano stati nella prima parte di stagione. Il greco era entrato nelle rotazioni già con Liverani, ma più a causa delle assenze che per vera e propria convinzione. Tanto da essere schierato come trequartista tra le linee, mentre prima con Pisacane poi con Ranieri il classe 2002 di Salonicco è diventato elemento imprescindibile del centrocampo a tre. Il caso di Lella è poi emblematico di quanto Ranieri cerchi di sfruttare la rosa a disposizione nella sua interezza. Tre presenze da un minuto l’una con Liverani, cinque più corpose da quanto l’ex allenatore rossoblù ha salutato la Sardegna. E il gol contro il Cosenza con Pisacane in panchina a simboleggiare il cambio di rotta ancora prima che Ranieri prendesse possesso del Cagliari. Infine l’attacco, perché se il tabù difesa a tre è stato superato così anche quello del doppio centravanti. Con Liverani l’alternanza tra Lapadula e Pavoletti era all’ordine del giorno, con Ranieri al contrario fin dalla prima conferenza stampa la vera certezza è diventata puntare su entrambi i numeri nove in rosa. La sfortuna ha voluto che il livornese alzasse bandiera bianca già dopo la prima partita assieme all’ex Benevento, ma in attesa del suo rientro l’allenatore rossoblù ha delineato il mercato di gennaio con la richiesta di un suo alter ego. Nik Prelec, infatti, è stato subito buttato nella mischia, confermando l’idea di proseguire con la strada tracciata del doppio numero nove come punto di partenza sul quale costruire il resto della squadra.
Obiettivo svolta
Il sogno della promozione diretta distante otto punti e l’obiettivo più realistico dei playoff per giocarsi la Serie A dopo la stagione regolare passano entrambi da una crescita che non può fermarsi alle novità viste finora. La bagarre tra il terzo e il decimo posto – otto squadre in cinque punti – impone un cambio di marcia lontano dalla Unipol Domus. Sia Liverani che Ranieri hanno raccolto dieci punti nelle prime cinque partite, ma proprio la doppia sfida contro Bari e Venezia aveva segnato la svolta negativa nel girone d’andata. Due sconfitte consecutive in casa che diedero il là alla crisi rossoblù, una vittoria in undici partite e la zona playout che si avvicinò pericolosamente, mentre il solco con quella della promozione diretta iniziò a crescere senza soluzione di continuità. La doppia trasferta che attende il Cagliari di Ranieri diventa dunque l’occasione per dare una svolta al rendimento lontano dalla Sardegna e, allo stesso tempo, per dare un segnale al proprio campionato e coltivare i sogni. Anche perché dopo lo scontro diretto contro i pugliesi e il ritorno nel luogo della morte sportiva chiamato Venezia, i rossoblù riceveranno alla Unipol Domus il Genoa in quella che potrebbe essere l’ultima chiamata per il secondo posto. E che potrebbe vedere il Cagliari ritrovare gran parte degli assenti, vera e propria discriminante per crescere non solo nei numeri ma anche nel gioco. L’ha dimostrato Marco Mancosu nei suoi 45 minuti contro il Benevento, una versione migliore dei rossoblù di Ranieri passa soprattutto dal recupero degli uomini migliori per personalità e spessore tecnico.
Matteo Zizola