La quiete dopo la tempesta scriveva Giacomo Leopardi nel lontano 1831. Proprio come intitolava lo scrittore e poeta nato a Recanati, il Cagliari Primavera di Matteo Battilana e Fabio Pisacane ha vissuto queste due facce opposte della stessa medaglia nel match casalingo di Asseminello pareggiato 3-3 contro l’Hellas Verona, nell’incontro probabilmente più importante dell’intera stagione di Primavera 1, che i rossoblù hanno attraversato tra molte ombre e poche luci.
Il Resurrexit rossoblù
Il match contro gli scaligeri di Paolo Sammarco poteva rappresentare per il Cagliari Primavera una sorta di primo match point verso la conquista della salvezza matematica ma, nel contempo, era fondamentale approcciare nella maniera giusta un confronto così delicato e che metteva in palio punti ancora più pesanti. Entrambe le squadre avevano certamente l’obbligo di dover portare a casa un risultato importante visto l’obiettivo comune di permanenza in Primavera 1 e la pressione del momento poteva sicuramente giocare un brutto scherzo. La partenza dei rossoblù, specialmente nei primi 20 minuti di partita, ha decisamente ricalcato quanto si era visto nel finale del Tre Fontane contro la Roma. Il gol al 21’ di un Konate finalmente non più oggetto misterioso ma giocatore rodato e tirato a lucido per questo finale di stagione (per l’ivoriano si tratta del settimo gol in campionato) aveva dato un’ulteriore iniezione di fiducia ai sardi. Poi però, nemmeno il tempo di esultare per il vantaggio, che a tempo di record sono ritornati i vecchi fantasmi di un passato scomodo e per nulla piacevole, che hanno caratterizzato fin qui il tortuoso percorso del Cagliari Primavera in questa stagione. Il blackout avuto da capitan Palomba in disimpegno per la rete del pareggio di Florio al 23’ è solo la punta dell’iceberg di una squadra che in quel momento si è piaciuta troppo e che ha staccato eccessivamente presto la testa dalla partita. Il successivo uno-due terribile firmato da Cazzadori ed El Wafi, poi, stava per mandare letteralmente a fondo la nave rossoblù, incidentata e ammaccata dai colpi subiti dagli avversari. All’intervallo, doveva esserci la scossa emotiva, un segnale di risveglio che potesse far capire che il Cagliari Primavera era ancora vivo e per nulla arrendevole di fronte alle difficoltà del momento. Non c’era spazio per leccarsi le ferite o per dare maggiore spazio al calcio champagne: l’unica soluzione, adottata fin dall’inizio del nuovo corso tecnico da Battilana e Pisacane, era quella di puntare sul carattere e sul cuore dei giocatori. La mossa si è rivelata ancora una volta azzeccata, con un Cagliari che si è messo addosso l’armatura da battaglia, quello più operaio e quindi più efficace. Il rigore segnato da Cavuoti al 71’ ha dato la scossa e l’acuto finale, quando in pochi ci credevano, di Veroli al 96’ ha letteralmente fatto resuscitare squadra e ambiente in un colpo solo, proprio nel momento più delicato della stagione. Un raggio di sole nel cielo cupo e grigio di Asseminello, che ha raccolto i cocci di una gara che si stava facendo complicata e che, in caso di sconfitta, avrebbe aperto ancora di più all’incubo playout. La squadra rossoblù, invece, non si è lasciata intimorire dai brutti pensieri e ha reagito con forza, proseguendo sulla striscia della concretezza e della sostanza, segno che la rosa isolana rema nella stessa direzione del duo tecnico Battilana-Pisacane, chiamato a far attraccare la nave in porto.
All’ultimo respiro
Gli spunti dal match mattutino di Asseminello contro il Verona, nonostante una prestazione a due facce nei due tempi regolamentari, non sono certamente mancati. Su tutti, non solo l’aver confermato quello spirito di appartenenza più volte citato e invocato a gran voce dallo staff tecnico ma anche dall’ambiente rossoblù, con il giusto mix di attenzione e concentrazione lungo tutto l’arco dei novanta minuti, ma anche la voglia di ogni singolo giocatore, che sia in campo oppure subentrante dalla panchina, di mettersi a disposizione del collettivo per centrare la salvezza matematica e allontanarsi così definitivamente dalle sabbie mobili della bassa classifica, soprattutto dai tanto temuti spareggi playout. Ora sulla strada di capitan Palomba e compagni ci sarà un Frosinone, attualmente al nono posto in classifica a quota 47 punti e che non ha più nulla da chiedere al campionato dopo aver sognato a lungo un posto nei playoff Scudetto. In vista del match contro i ciociari guidati dall’ex di turno Giorgio Gorgone, il Cagliari Primavera sarà chiamato ad un ulteriore step di crescita non solo dal punto di vista dell’approccio e del carattere ma soprattutto sarà l’occasione per fare il tanto agognato salto di qualità contro una squadra della top 10 della classifica, riuscita solamente in due occasioni da gennaio in poi contro Roma e Juventus. La missione sarà inevitabilmente quella di ottenere i 3 punti, visto che il vantaggio sull’Atalanta, che ha il nono rendimento per punti totalizzati negli ultimi 5 match di campionato con 7 punti e con gli scontri diretti con i rossoblù pari per risultati e differenza reti (1-0 all’andata e 3-2 al ritorno), è di soli 3 punti. Ma i bergamaschi hanno al momento una gara in meno dovendo giocare il posticipo contro il Lecce, con i salentini che si giocano lo scudetto. I sardi, quindi, dovranno dare un occhio a quello che succederà in casa della Dea soltanto pensando però prima a portare a termine la missione sul campo. Parafrasando e contestualizzando un noto libro dello scrittore britannico Robert Bryndza, il Cagliari Primavera si giocherà tutto all’ultimo respiro.
Fabio Loi