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Cagliari Primavera, a Bergamo uno stop da cui imparare per voltare pagina

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“Nel calcio conta solo un tempo, il presente”. Diceva così pochi mesi fa ai nostri microfoni Fabio Pisacane, quando il suo Cagliari Primavera preparava la nuova stagione sotto il caldo sole di Isili. Nel non detto, c’era la consapevolezza che quel presente potesse essere anche difficile. Soprattutto quello dell’inizio di un campionato di una squadra ancora in costruzione, come dimostrato dal pesante 4-1 subito contro l’Atalanta a Zingonia.

Due facce

Tre reti subite tra il 50’ e il 56’. Poco più di cinque minuti fatali, che hanno trasformato una tarda mattinata potenzialmente positiva in un pomeriggio in cui il sentimento regnante nello spogliatoio rossoblù è stato probabilmente l’amarezza. Perché il Cagliari a Zingonia non aveva cominciato male, anzi. Più accorto rispetto alle prime giornate in fase di non possesso, soprattutto grazie a un miglior lavoro del centrocampo insieme alla retroguardia, nessuno svarione. E qualche miglioramento anche nell’uscita dal basso, malgrado qualche difficoltà che ha costretto Carboni a ricevere spesso spalle alla porta e a battagliare contro gli avversari per mantenere il possesso. Il tutto unito alla capacità di saper punire alla prima vera e propria opportunità, con il primo gol di Kingstone in Italia. Con lo zambiano che ancora ha messo in mostra la propria abilità nel girarsi in pochi metri, ma inoltre bravo così come Konate e Vinciguerra a sacrificarsi in fase difensiva. Segnali positivi di un lavoro preciso nelle ultime due settimane finalizzato a ricercare gli equilibri giusti per avere maggiore compattezza, specialmente durante i frangenti di possesso avversario. E che prima dell’inizio della ripresa ha dato i propri frutti. Almeno fino a quando i giovani rossoblù non sono mancati nell’aspetto mentale, quello che era sembrato il punto forte di un gruppo in evoluzione ancora alla ricerca della perfetta quadratura tattica.

Blackout

Uno stacco quasi totale tra primo e secondo tempo che ha lasciato il fianco esposto a una Atalanta scesa in campo con la voglia di strappare la sfida ai rossoblù. Voglia mancata a un Cagliari che invece ha perso il contatto con la gara, non mettendo, non mettendo più in circolo quell’elettricità che pure era scorsa nella prima parte di gara. L’esempio arriva dal primo gol, nato da una palla persa di Arba, così come dal terzo propiziato da un contrasto perso da Konate a metà campo. Episodi in cui a mancare sono stati lucidità, ma soprattutto decisione. Una lezione da imparare per i giovani rossoblù, che se vorranno essere una squadra in grado di lottare con tutte le avversarie non potranno prescindere da un aspetto caratteriale che il proprio tecnico non ha mai nascosto essere uno dei tasselli più importanti. Pisacane che con il suo staff dovrà lavorare principalmente su una fase difensiva apparsa ancora troppo ondivaga. Otto i gol subiti nelle prime tre giornate, difficili anche da sopportare a livello umorale. Con la coppia Pintus-Catena che ancora deve prendere confidenza con sé stessa, e un lavoro collettivo che invece soffre troppo nei momenti di pressione avversaria. Ma qualche idea nuova potrebbe aiutare anche in fase offensiva. Fase in cui per il momento sembra mancare qualcosa a livello di imprevedibilità e una spinta maggiore sulle fasce ad accompagnare, arrivata a Zingonia anche se a intermittenza con l’ingresso di Idrissi.

Il rientro di Balde dalla squalifica, il buon ingresso di Marcolini dalla panchina, ma anche il tentativo di continuare a giocare per provare almeno a riaprire la gara almeno fino al 4-1 avversario, con Kingstone ancora protagonista con un palo e un tiro dalla distanza, così come quanto visto nella prima frazione a livello di compattezza sono le buone notizie per l’ex difensore e del suo staff. Che sabato 23 contro la Fiorentina potrà avere più scelte in mediana e che nella settimana davanti a sé potrà convincere i giovani rossoblù che quanto mostrato precedentemente non è andato del tutto perso. Ci vorrà, insomma, il classico armamentario dell’allenatore, quello del bastone e della carota, per ottenere quei risultati che sembrano nelle corde della squadra, ma che senza la giusta convinzione rimarranno possibili solo in un futuro immaginario. Quando invece è il presente l’unico tempo che conta.

Matteo Cardia

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