Dice il saggio che se non si può vincere allora meglio non perdere, ma il discorso cambia sensibilmente quando la vittoria sembra ormai in pugno e sfuma per un episodio improvviso. Tre punti che il Cagliari aveva conquistato con merito, dominando in lungo e in largo il Sudtirol, da un momento all’altro svaniti a causa di un braccio galeotto e il rigore conseguente realizzato dell’ex Larrivey. Claudio Ranieri fa spallucce, consapevole che i rossoblù nonostante i due punti persi sono sulla buona strada.
Strada tracciata
“Sicuramente è stata la nostra più bella gara” e ancora “la squadra ha trovato il suo gioco e il suo assetto“. Parole assolutamente condivisibili quelle dell’allenatore del Cagliari a margine del pareggio contro gli uomini di Pierpaolo Bisoli. Una conferma era attesa e una conferma è arrivata dopo le due vittorie contro Ascoli e Reggina. Non nel risultato, ma sicuramente nella prestazione, per giunta migliore rispetto a quelle che hanno portato sei punti e otto gol segnati. Continuità, aver capito i momenti della partita, intensità costante e rapidità nel cercare l’area avversaria, tutte caratteristiche che i rossoblù hanno messo in mostra di fronte al Sudtirol senza se e senza ma. Mister Tinkerman, ormai è evidente, dopo settimane di analisi a fondo della rosa e delle sue possibilità è stato folgorato sulla via del 4-3-1-2, venendo ripagato da un gruppo di titolarissimi che si è preso il proprio spazio dando garanzie e risposte importanti. Radunovic sempre più sicurezza, la difesa che difficilmente sbanda, il centrocampo salito di livello e ora finalmente reparto sul quale fare affidamento, Mancosu a dipingere tra le linee, Lapadula a castigare e Prelec con compiti di sacrificio spalla quasi ideale. In attesa di Rog e Pavoletti, ciliegine sulla torta preparata da Ranieri, la strada è segnata e non si può più tornare indietro. Il pareggio contro il Sudtirol un incidente di percorso contro una squadra arcigna, il cui calcio speculativo appare perfetto per la categoria, fortunata il giusto. Ed è proprio l’aver permesso agli altoatesini di restare in partita fino all’ultimo così da poter trovare l’episodio favorevole il vero neo della gara del Cagliari, pecca che contro specialisti del genere risulta sportivamente criminale.
Non tutto oro
Il primo tempo arrembante con un solo gol segnato, pur se non sono infondate le recriminazioni per la rete annullata a Mancosu in apertura. Un secondo tempo nel quale prima si è lasciato sfogare il Sudtirol nel suo unico tentativo di aprirsi, poi si è controllato senza patemi con numerose occasioni per chiudere la partita. Contropiede dopo contropiede il Cagliari è andato più volte vicino al raddoppio, peccando in altruismo in alcuni casi – Prelec, Mancosu – e di imprecisione in altri – Lapadula, Luvumbo – e ancora sbagliando scelte di giocata nel momento del dunque. La chiave del pareggio è tutta qui, in un cinismo mostrato contro Ascoli e Reggina che è sparito proprio in quella che è stata la migliore prestazione stagionale in termini di gioco e sviluppo della manovra. Non nei cambi e tantomeno nelle scelte di Ranieri, ancora meno nelle decisioni di un arbitro sì in giornata non favorevole, ma che sul rigore per braccio di Zappa non avrebbe potuto far altro che seguire l’indirizzo del VAR (qui per leggere la nostra moviola). I cambi, si è detto, sia di uomini che soprattutto tattici. Il passaggio al 3-5-2 dal minuto settanta in avanti non causa del pareggio altoatesino, arrivato con un cross più di disperazione che di logica che sarebbe potuto arrivare con qualsiasi schema o singolo in campo. Una gestione del finale che al contrario era apparsa corretta, contro una squadra fisica e pronta a buttare dentro palloni in serie ecco che alzare il muro in difesa con Altare, mettere gamba in mezzo al campo con Kourfalidis e Deiola e provare a strappare in contropiede con Luvumbo aveva una certa logica. Premiata dalle occasioni, non dalle prestazioni dei singoli subentrati. Altare indeciso nell’episodio chiave, Kourfalidis e Deiola imprecisi nei momenti topici, Luvumbo fumoso, falloso e soprattutto colpevole del gol del K.O. sbagliato da buona posizione. Purtroppo l’intensità e la prova maiuscola del centrocampo hanno presentato il conto in un finale nel quale i cambi di Lella, Nández e Mancosu hanno di fatto tolto verve alla mediana, cambi però resi necessari da gambe pesanti e fiato sempre più ai minimi termini. Insomma, trovare colpevoli per i due punti persi sarebbe gioco inutile, perché a volte succede che anche se meriti il calcio ti presenta il conto e non per forza devono esserci responsabili.
Un pareggio che, di fatto, mette il Cagliari nelle condizioni di dire addio al secondo posto in maniera definitiva. E che mette a rischio anche l’obiettivo terzo-quarto posto, utile per evitare il turno preliminare dei playoff. Ma andando oltre la classifica e le conseguenze del rigore firmato da Larrivey, la gara contro il Sudtirol ha regalato risposte positive a Ranieri e all’ambiente. Proprio in vista della coda della stagione i rossoblù sembrano la squadra da battere, quella che nessuno vorrà incontrare sulla propria strada. Certo, c’è prima da conquistare il posto in griglia, non ancora certo e con tanti scontri diretti davanti ad esprimere la sentenza definitiva, ma questo Cagliari è definitivamente uscito dal tunnel, ha trovato la propria identità. Perché, in fondo, ci sono pareggi e pareggi, punti persi e punti persi. Quello contro il Sudtirol è di quelli che sì lascia l’amaro in bocca, ma con il retrogusto dolce di aver finalmente intrapreso la strada giusta senza pericolose e improvvise inversioni a U.
Matteo Zizola