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Fabio Liverani | Foto Luigi Canu

Cagliari, possesso sterile e poca concretezza: i dilemmi principali di Liverani

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Tanto tuonò che piovve. Il Cagliari di Liverani non ha avvertito (se non addirittura sottovalutato) i (possibili) segnali di pericolo che potevano arrivare da una partita così importante e nel contempo delicata come quella di ieri sera al Del Duca contro l’Ascoli. La vittoria casalinga contro il Brescia dello scorso turno ha solamente nascosto (per l’ennesima volta) le diverse difficoltà che il Cagliari sta attraversando da tanto (forse troppo) tempo e che nemmeno la nuova stagione cadetta sembra aver dissipato.

La mano (a metà) di Liverani

Pallino del gioco, possesso palla, provare a tenere alto il baricentro della squadra, costanti e continui rifornimenti sugli esterni e la ricerca immediata delle punte. Sono gli input che Liverani, fin dal suo arrivo in estate sulla panchina rossoblù, ha tentato di imprimere al suo Cagliari in ogni partita. Il tecnico, nella gara con l’Ascoli, ha provato, anche per via delle assenze, a cambiare le carte in difesa con Capradossi al posto di Goldaniga e soprattutto in attacco, puntando (un po’ a sorpresa) su un centravanti più fisico come Pavoletti rispetto ad uno più di manovra come Lapadula, affiancato sulle corsie da veri esterni di ruolo come Luvumbo e Falco. Tali cambiamenti forzati, volti a svegliare un Cagliari che ancora si culla tra le braccia di Morfeo, non hanno cambiato la sostanza rispetto alle ultime uscite. La formazione rossoblù, per l’ennesima volta, anziché mettere in mostra quello che (solamente in teoria) è il suo potenziale offensivo superiore rispetto a quello dell’Ascoli (che invece ha puntato più sul cinismo e sulla qualità di alcuni singoli, su tutti l’highlander e capitano Dionisi, a segno per la terza volta di fila in campionato), ha preferito invece specchiarsi nel suo continuo, lezioso e lento possesso palla, facendo un inutile quanto prevedibile accademia e senza affondare in modo deciso il coltello nel burro (se non con qualche estemporanea scorribanda personale sull’esterno – con relativi tentativi di cross poco incisivi – da parte di Luvumbo o dei terzini bassi come Di Pardo e Carboni). Già, il possesso palla, quel mantra che tanto piace a Liverani e che ha reso possibile anche la cavalcata del Lecce dei miracoli, sta diventando uno dei motivi di maggiore critica del suo operato in Sardegna. Per ora soltanto i numeri danno ancora ragione al tecnico romano nel suo modo di intendere calcio. Il Cagliari, infatti, eccelle ancora nel possesso palla medio tra le squadre che partecipano a questa Serie B, occupando il terzo gradino del podio col 56,1 %, dietro al Genoa (58,1 %) e al Venezia (56,8 %). Il problema possesso in casa Cagliari però, numeri a parte, ne nasconde uno ancora più grande ovvero il cinismo sotto porta. Al di là dei nomi importanti presenti nel proprio roster, la formazione isolana ha evidenti difficoltà nel concretizzare le occasioni che crea durante il corso della gara. In tal senso, la legge dei grandi numeri, che sul possesso fa viaggiare il Cagliari a gonfie vele, mette a nudo i difetti di un attacco ancora alla ricerca di sé stesso e che finora ha segnato solamente 10 gol su 160 tiri complessivi. I rossoblù, inoltre, hanno la sestultima percentuale realizzativa di tutto il campionato cadetto con il 6,3%. Un dato sicuramente preoccupante e allarmante per Liverani e il suo staff tecnico, ancora di più se paragonato a quello delle squadre che l’anno scorso sono retrocesse dalla B alla C (il 6,3% – proprio come i sardi – dei “rivali storici” del Crotone, il 5,8% dell’Alessandria, il 5,7% del Vicenza e il 4,6% del Pordenone). Numeri che di fatto relegano il Cagliari, almeno su questa statistica, in zona retrocessione, cosa che, sulla carta, sembrava impensabile e che ora rappresenta una realtà dura da accettare.

Cercasi svolta

La disfatta di ieri sera, 24 ottobre 2022, al Del Duca contro l’Ascoli ha visto il Cagliari di Liverani fare almeno due se non tre passi indietro rispetto ai recenti (piccoli) progressi visti nelle ultime partite. L’alibi del campionato ancora lungo per cercare di liberarsi quanto prima dalle aggressive sabbie mobili della cadetteria oramai non regge più e le partite, col passare del tempo, diventano sempre più complicate e i punti ancor più pesanti. Sembra scontato dire che i rossoblù, già a partire dalla gara di sabato 29 ottobre 2022 alla Domus contro la Reggina di quel Pippo Inzaghi in estate accostato con insistenza alla panchina del Cagliari del dopo Agostini, debbano cercare la svolta, ma è proprio questa la base su cui Liverani e il suo gruppo devono cercare di aggrapparsi per provare a rimettere in piedi una stagione che, almeno in questa fase, si è rivelata molto più complicata del previsto. Al di là della mancanza di gioco, dei continui cambi di formazione e giocatori che (per il momento) non si sono ancora perfettamente ambientati nel mondo Cagliari, la gara contro la Reggina è una vera e propria ultima spiaggia per questo gruppo.

Fabio Loi

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