La vita del gregario è diversa da quella di chi corre per la maglia più importante. Una vita in cui sudore e pazienza si mischiano a uno spirito di sacrificio che nasce dalla capacità di comprendere il proprio ruolo. In un Cagliari che cerca di scalare la montagna impervia della Serie B, Nunzio Lella ha assunto i tratti del ciclista che lavora consapevolmente per la gloria altrui dettando per primo il passo in salita. Il corridore la cui pedalata potrebbe passare inosservata, ma che risulta imprescindibile per lanciare i compagni verso la vetta.
Possibilità
Prima l’arrivo a Cagliari per rafforzare l’organico a disposizione di Max Canzi in Primavera, poi l’esperienza a Olbia, sempre sotto le mani del tecnico milanese, per fortificare un’ossatura che lasciava già spazio ad ampi polmoni utili in entrambe le fasi. Con un’ultima stagione, fatta di 38 presenze stagionali tra campionato e playoff e 4 gol, che ha convinto il club rossoblù a riportarlo alla base in un periodo in cui ancora si valutava la possibilità di partire da una rosa più giovane per la ricostruzione annunciata. In un Cagliari in costruzione fino al termine del mercato estivo, Lella è diventato una delle certezze di Fabio Liverani nel precampionato, fino a esordire da titolare in Coppa Italia nella sfida contro il Perugia del 5 agosto scorso. Un reparto affollato e necessità diverse per il proprio gioco, hanno portato poi il classe 2000 a vedere calare il proprio minutaggio. Solo tre minuti nelle prime diciotto giornate, con l’esordio arrivato nella trasferta di Genova del 7 ottobre. Nel mezzo, i 90’ contro il Bologna in Coppa Italia in una gara di totale sacrificio. Poche possibilità dunque, ma nessun ammutinamento. Il centrocampista pugliese ha continuato a lavorare, aspettando il proprio turno senza smettere di macinare chilometri in allenamento. Consapevole dei propri limiti, ma cosciente dell’esistenza di un proprio ruolo all’interno dell’organico che prima o poi sarebbe diventato importante.
Cambio
Il cambio in panchina ha aiutato la velocizzazione del processo. Con la gara con il Cosenza che è stata una prima vera chance per più giocatori. Non solo Dossena, diventato poi perno della difesa rossoblù, ma anche proprio di Nunzio Lella. Diciotto minuti in campo, il primo minutaggio oltre il minuto di gioco in campionato, ma soprattutto il gol per chiudere la gara. Quasi a confermare la propensione all’accompagnamento dell’azione offensiva vista in passato. E soprattutto la propria disponibilità a mettere dentro il campo quella corsa necessaria a un Cagliari apparso in alcune occasioni poco affamato. Un segnale colto da Claudio Ranieri al suo arrivo in Sardegna. E che di giocatori pronti ad applicarsi tatticamente a spartiti diversi e in ogni momento ha avuto spesso bisogno in un girone di ritorno che ha visto il Cagliari faticare in avanti, ma alzare la qualità del lavoro in fase di non possesso. Dalla sfida interna contro il Como, sulle otto partite in cui è stato a disposizione, il classe 2000 è sceso in campo sette volte, in quattro occasioni da subentrato e in tre da titolare contro Spal, Bari e Venezia. La gara del Penzo è quella che più di tutte ha reso l’idea di un giocatore pronto ad assumere compiti diversi, mascherando con l’impegno una qualità tecnica inferiore rispetto ai compagni e la novità del giocare largo sulla fascia sinistra. La stessa gara ha segnato uno stop per problemi fisici per il giocatore, tornato però nell’ultimo turno contro l’Ascoli a disposizione, gara in cui l’infortunio di Luvumbo ha aperto la strada a un suo ingresso a freddo e a un nuovo assetto tattico. Una chiamata a cui Lella ha risposto meglio con il passare dei minuti, con un lavoro oscuro che ha messo in condizione i compagni di reparto di prendere il sopravvento nella seconda frazione. Uno sforzo passato quasi inosservato, impreziosito dal primo tocco verso Mancosu nell’azione del gol che è valso il 2-1, in una gara che si era messa in salita e che spiega più di tutte l’utilità di avere un gregario pronto a dettare il passo per aprire la strada ai compagni. Senza alcuna pretesa, ma con la voglia di dimostrare di poter dare quel contributo apparentemente piccolo ma fondamentale per arrivare il prima possibile al traguardo.
Matteo Cardia