Non sai mai se, come e quando arriva. Se sarà un’altra volta decisivo oppure si lascerà scivolare verso il fischio finale senza un sussulto del suo talento. Eppure, proprio quel talento è la certezza di Gaston Pereiro, giunto all’ottavo gol con la maglia rossoblù. Creatività e colpi che possono lasciare il segno da un momento all’altro, ma soprattutto negli ultimi minuti delle partite. Quando qualcuno non si aspetta più nulla e solo un lampo può distogliere l’attenzione dalle nubi che si fanno sempre più scure.
Zona Pereiro
Spezia, Parma, Bologna e ora Como. La lista delle vittime colpite negli ultimi dieci minuti tra Serie A e da ieri, sabato 13 agosto, Serie B con la maglia del Cagliari addosso si allunga. Tutte partite in cui il numero 20 uruguaiano, arrivato in Sardegna nel gennaio 2020, è arrivato a mettere il proprio nome sul referto finale subentrando a gara in corso. Sprazzi di incisività spesso accompagnati da un’estetica del gol da stropicciarsi gli occhi. Come nel caso del Sinigaglia, quando al minuto novantatré Pereiro ha trovato l’angolo giusto per battere Ghidotti da circa venticinque metri. Stop a seguire per favorire il mancino e tiro secco che prende la strada della rete finendo non troppo distante dall’incrocio dei pali. Un gol che ha fatto scattare la panchina in piedi, un colpo da biliardo che ha rianimato un Cagliari che ancora sente alle proprie spalle il ricordo di Venezia pronto a togliere il fiato e far aumentare le pressioni.
Scelte
Per il Tonga l’esclusione dall’undici iniziale sembrava una sorta di ultima spiaggia decisa da Fabio Liverani, prima intenzionato a farne uno dei perni della squadra isolana, poi piano piano sempre meno convinto da un Pereiro apparso spesso avulso dal gioco, come in occasione della sfida di Coppa Italia contro il Perugia terminata dopo nemmeno sessanta minuti di gioco. Troppo distante dai dettami tattici, poco dinamico e forse ancora con l’idea di chiudere la valigia e partire verso altri lidi più affascinanti, con l’intenzione di rilanciarsi ma soprattutto per rendersi più visibile agli occhi di quel Diego Alonso, CT dell’Uruguay, che presto sceglierà gli uomini per il mondiale di Qatar. La panchina di Como però forse ha avuto il proprio effetto facendo smuovere qualcosa dentro lo spirito del classe ‘95. Perché dopo i primi minuti di poca verve, il Tonga ha provato a salire di intensità e cercare soprattutto lo spazio per il proprio mancino, forse cosciente del bisogno della squadra non solo di un punto, ma anche di fiducia e tranquillità per affrontare al meglio un lungo campionato dove gli alti e i bassi possono spesso presentarsi alla porta. “Non siamo contenti, volevamo vincerla” ha detto Pereiro in un passaggio della propria conferenza stampa post-partita. Parole che potrebbero essere di circostanza, ma anche nascondere una presa di coscienza per diventare un giocatore determinante nel futuro dei rossoblù.
In quasi tre anni in Sardegna, Gaston Pereiro è stato in grado di unire e separare i tifosi, di far sperare e disperare. Dopo che il momento della continuità sembrava essere arrivato tra gennaio e febbraio della scorsa stagione, la scossa del Sinigaglia potrebbe avere le potenzialità per cambiare il corso della propria storia in rossoblù. Ma è Pereiro l’unico giudice di sé stesso. L’unico in grado di dimostrare che può non essere un continuo rimorso, qualcosa che poteva essere e non è. L’ unico in grado di decidere quando trasformarsi da dubbio a certezza. E la partita contro il Cittadella, alla Unipol Domus, davanti a quei tifosi che lo aspettano, potrebbe essere la prima opportunità. Una di quelle da non sprecare.
Matteo Cardia