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Cagliari, parate e carattere: Radunovic vuole confermare le gerarchie

Boris Radunovic durante Olbia-Cagliari del Trofeo Sardegna | Foto Luigi Canu
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Ho come idea principale quella di avere Radunovic come primo. Però dovevo avere la possibilità di poter mettere un giocatore di livello in caso in cui le cose non andassero bene”. Aveva detto così Claudio Ranieri, alla prima propria conferenza stampa della nuova stagione del suo Cagliari. Parole chiare, nette, andate a creare una gerarchia non impossibile da sovvertire per Simone Scuffet, ma che contemporaneamente hanno regalato nuovi stimoli a un Boris Radunovic che dopo un’estate non semplice ha dovuto attendere il primo impegno ufficiale per dimostrare che il filo con la passata stagione non era andato perso.

Momento

L’ultima volta alla Unipol Domus per il portiere serbo risaliva all’8 giugno, quando il Bari dovette fermarsi al cospetto di una sua prova in crescendo per tutti i novanta minuti giocati. Con solo Antenucci dal dischetto a batterlo nel finale, dopo che Cheddira dagli undici metri nella prima frazione si era visto parare in due tempi il suo tentativo. Una prestazione che mise le basi per vivere l’emozione della promozione, conquistata al San Nicola appena quattro giorni più tardi. Da quel momento in poi però il Cagliari ha guardato al futuro, con l’intenzione di scrivere una nuova storia come detto dallo stesso tecnico romano. Partendo dalle scelte di un mercato che ha fatto sì che Simone Scuffet tornasse in Italia per giocarsi nuovamente le sue chance dopo due stagioni all’estero, l’ultima al Cluj, da protagonista. Da una parte un portiere in ascesa e in cerca della consacrazione, dall’altra i guantoni di un ex enfant prodige in cerca del definitivo riscatto. Una sfida interna allo spogliatoio, un pungolo per entrambi in grado di far alzare il livello della contesa per un singolo posto. Avendo però un obiettivo comune, quello di essere l’ultimo uomo a protezione della barca isolana dalle libecciate della Serie A. Durante l’estate Radunovic ha tuttavia visto la sua corsa fermarsi più volte nella casella degli imprevisti, soprattutto durante il ritiro in Valle d’Aosta. Con due amichevoli su tre passate lontano dal campo e l’ultima, quella con il Brest, non giocata a causa di un attacco di otite che ha fatto propendere lo staff medico per il riposo ed evitare così ulteriori complicazioni. Una situazione che ha portato Scuffet a difendere i pali in più occasioni rispetto al collega.

Futuro

Sembrava così possibile che alla prima uscita ufficiale stagionale potesse essere l’ex Udinese il titolare. “Su Radunovic sceglierò in tranquillità” aveva detto a due giorni dalla sfida con il Palermo Claudio Ranieri, interpellato sulle condizioni del portiere. Una tranquillità trasformatasi poi in fiducia e in un segnale per il nativo di Belgrado, chiamato a vestire i panni del titolare contro il Palermo. Prima Brunori, poi Gomes e infine Vasic hanno dovuto arrendersi nei primi 45’ alla capacità di Radunovic di opporsi in un mix di istinto e tecnica, con posizionamento, tempistiche e spinta a evidenziarsi in differenti modi nelle tre occasioni nitide degli avversari. Con il classe ‘96 che ha chiuso le falle di una difesa ancora in costruzione, provando a dare quella serenità che in una serata inaugurale a volte può mancare. Un leitmotiv ripetuto seppur con meno frequenza nella ripresa e poi nei tempi supplementari, quando però Soleri è riuscito a batterlo anche se senza colpe. Una prova positiva, riconosciuta da una Unipol Domus che già prima dell’inizio della partita gli aveva tributato un lungo applauso. Quasi a confermare quanto stabilito dal passato recente e dallo stesso Ranieri.

La possibilità di rispondere sul campo ha posto nuovamente gli sfidanti sulle differenti posizioni di partenza originarie. Un ordine in cui Radunovic ha dimostrato nel primo round di potersi trovare a proprio agio. Pronto a volersi giocare le proprie chances in una Serie A assaggiata alla prima stagione in Sardegna e ora da conquistare.

Matteo Cardia

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