Dal suo arrivo sulla panchina del Cagliari Claudio Ranieri ha dovuto fare di necessità virtù, non sempre con i risultati attesi. Più che il tecnico romano è stata metaforicamente l’infermeria a determinare le scelte di formazione, con la lista di convocati stilata prima dai medici, poi dall’allenatore rossoblù. Cause tra le più diverse, senza un vero minimo comune denominatore e con la sfortuna come una delle componenti, ma non l’unica e probabilmente nemmeno la più importante.
Non solo destino
Due sono le tendenze in casa rossoblù. La prima è il numero di giocatori che hanno dovuto alzare bandiera bianca in almeno un’occasione. La seconda è il tempo che i diversi infortunati hanno impiegato per tornare a disposizione di Ranieri. Entrambe con una conseguenza, il sovrautilizzo di chi è più fisicamente solido che porta a rischi ulteriori nel lungo termine. Senza entrare nello specifico di confronti con altre realtà, non solo da questa stagione ma già almeno dalla precedente la piaga dei problemi fisici è stata una costante dalle parti di Asseminello. Non senza polemiche, tanto che l’ex direttore generale Mario Passetti nella conferenza stampa post retrocessione sottolineò di essere “particolarmente sensibile alle critiche alle persone che lavorano con me“, difendendo nello specifico lo staff medico dopo le parole dell’agente di Nahitan Nández sulla gestione dell’infortunio della prima parte del 2023. Restano numeri elevati che mettono qualche dubbio su alcune scelte. Soprattutto nella costruzione della rosa, ricca di giocatori che la sfortuna l’hanno toccata diverse volte o che non arrivavano da una periodo di calcio giocato fatto di continuità. Anche la decisione di preparare la stagione nel caldo di Assemini, rinunciando al classico ritiro tra le montagne di Pejo e alla toccata e fuga di Aritzo, può essere un altro fattore che ha condizionato l’aspetto fisico della squadra. Infine il cambio di allenatore che ha portato con sé anche un cambio di richieste atletiche alla squadra. Lo ha ribadito proprio Ranieri quando ha parlato nelle settimane scorse di un Liverani che ha lavorato molto bene dal punto di vista atletico – sul fondo in sostanza – mentre lui era alla ricerca di maggiore velocità.
Sfortuna
Tra i problemi occorsi al Cagliari alcuni si possono derubricare alla mera sorte avversa, situazioni inevitabili e che possono capitare in una stagione. Scontri di gioco come quello di Kourfalidis a Brescia che lo costringerà a saltare la gara contro l’Ascoli, oppure come capitato a Nández che dopo una botta in allenamento è rimasto ai box per quattro partite e deve ancora ritrovare la migliore condizione. Un recupero, quello del León, nettamente più veloce rispetto a quello della passata stagione e che ha rispettato le attese. Chi invece è stato sì sfortunato, ma con un’assenza più lunga del previsto, è ad esempio Goldaniga. Il contrasto contro il Brescia nella gara d’andata l’ha visto lontano dal campo per quasi quattro mesi con un lungo periodo da convocato senza però mai essere utilizzato. Potrebbe aver inciso il mercato, ma resta un rientro in tempi non di certo brevi. Da tre gare accompagna la squadra seguendola dalla panchina Deiola, ultima presenza datata 11 dicembre contro il Perugia e poi l’operazione per risolvere il problema alla caviglia sinistra con conseguente assenza di quasi tre mesi. Altro giocatore con problema più relativo al destino che a possibili altre cause.
Dubbi
Un discorso diverso merita un altro gruppo di giocatori che, per un motivo o per l’altro, sono mancati più o meno frequentemente al Cagliari sia con Liverani che con Ranieri. Su tutti Rog e Pavoletti, per i quali non possono non aver inciso i due rispettivi brutti infortuni al ginocchio del passato. Perché, com’è normale che sia, la fragilità fisica trova in situazioni come quelle vissute terreno fertile per diventare una caratteristica quasi integrante. Non è un caso che nonostante i lunghi tempi di recupero – e i rientri con cautela – nel medio termine sia il croato che il livornese siano costretti a passare dall’infermeria ed è difficile chiamare sfortuna degli eventi che si susseguono con regolarità. La lunga lontananza dai campi può essere dunque un fattore determinante e non solo se la causa sono stati gravi infortuni. Un altro esempio è quello di Prelec, buttato nella mischia subito per necessità, ma arrivato dopo due mesi di fermo del campionato di provenienza, quello austriaco. Conto pagato con l’assenza di Brescia per un problema muscolare. E ne sanno qualcosa Falco e Viola, perché a una certa tendenza ad alzare bandiera bianca già mostrata nelle precedenti esperienze si aggiungono un utilizzo con il contagocce negli ultimi club e un arrivo in Sardegna senza aver messo nelle gambe la classica preparazione estiva. L’età, soprattutto per l’ex Benevento, è un altro dettaglio non trascurabile che lo accomuna anche a Mancosu, con il problema al soleo e tempi di recupero che fisiologicamente sono più dilatati per chi non è più giovanissimo. Sempre nel campo delle scelte ricadute su giocatori poco utilizzati nella passata stagione rientra anche Barreca, mai continuo in Sardegna come d’altronde nelle ultime squadre in carriera, mentre Di Pardo è tra coloro che hanno passato diverso tempo fuori causa per mera sfortuna pur se il recupero era atteso con maggiore velocità. Per certi versi, dunque, il Cagliari deve guardare più alle proprie scelte a monte che a eventi avversi che si sono susseguiti. L’aver puntato su un certo tipo di giocatori non può essere lasciato in secondo piano e se Liverani ha avuto spesso la rosa quasi al completo, Ranieri ora paga il conto sul lungo termine. Nella speranza che nella parte finale della stagione si possano recuperare le forze e si possa poter scegliere senza passare dall’infermeria.
Matteo Zizola