Un’atmosfera diversa, partite differenti per peso e valore. I playoff sono questo e il Cagliari ha dimostrato di sapersi calare in un clima del tutto nuovo, comprendendo che di tempo per farlo, in fondo, ce ne fosse ben poco. Perché la pena sarebbe stata quella di abbandonare un sogno ancora vivo chiamato Serie A. Tutto è ancora da giocare, di fronte ci sarà un Bari spinto così come i rossoblù dai suoi tifosi. Un concetto che Claudio Ranieri ha tenuto a ribadire anche nell’ultima conferenza stampa tenuta all’Unipol Domus. Ma la sua squadra nella fase finale ha cambiato ritmo e ora può giocarsi il tutto per tutto con nuove consapevolezze.
Pericolosità
Creare, senza perdere gli equilibri ma con l’intento di rendersi sempre pericolosi. Nell’ultima fase di stagione, già prima dell’inizio della post-season, il Cagliari di Ranieri era riuscito a costruire una quadra tra la propria capacità di proteggere la porta di Radunovic e una fase offensiva migliorata nel tempo, complice il feeling di Lapadula con il gol ma non solo. Oltre al Bambino delle Ande c’è di più, non solo perché gran parte della crescita dei rossoblù è dovuta anche al ritorno in pianta stabile di Marco Mancosu, che malgrado l’assenza nella sfida di ritorno contro il Parma rimane determinante per gli isolani, ma anche perché a fare un passo avanti sono stati tutti gli altri elementi, sia dall’inizio che a gara in corso, dal centrocampo in su. Ranieri ha chiesto più volte ai suoi di scovare dentro sé stessi la giusta determinazione, utile non solo a dare un segno al proprio pubblico ma anche per presentarsi nel modo giusto al periodo più importante della stagione. Una richiesta che sembra essere stata accontentata. Con il Cagliari che nei playoff ha fatto crescere i suoi numeri, soprattutto al tiro, tracciando una linea tra gare di campionato e fase decisiva. Da quando sono iniziati i playoff, secondo quanto raccolto da Opta, quella di Claudio Ranieri è la squadra che ha tentato più conclusioni, ben 42, e che ne ha indirizzate di più verso lo specchio della porta, arrivando a quota 14. Con la produzione sulle fasce, su entrambe le catene, a dar man forte, con gli isolani che tra stagione regolare e playoff sono rimasti il gruppo che effettua più cross a partita per media – 20,6 – nei cinque campionati europei più importanti tenendo in considerazione le prime due leghe. Cifre che rendono più chiaro come i rossoblù abbiano cambiato il proprio approccio a quegli scontri diretti che durante l’anno erano stati il loro punto debole. Un’attitudine che ha permesso ai sardi di risollevarsi anche nei momenti di massima difficoltà, come nell’andata della semifinale contro il Parma quando al 45’ gli uomini di Pecchia conducevano per 0-2.
Conversione
“I dettagli hanno fatto la differenza, il calcio è sempre fatto di dettagli”, così Claudio Ranieri ha parlato ai microfoni della sala stampa del Tardini dopo lo 0-0 che è valso la finale con il Bari. E i particolari, ma soprattutto la precisione, potrebbero essere fondamentali contro la squadra di Mignani. Perché il Cagliari per avere la meglio dei pugliesi dovrebbe provare a salire un altro gradino alla voce cinismo, elemento che nella sfida di ritorno contro il Parma è un po’ mancato soprattutto nella ripresa della gara. I rossoblù hanno sì alzato il numero dei tentativi verso la porta avversaria, ma rimangono la squadra che ha messo insieme la percentuale realizzativa peggiore, con appena il 9.6%, tra quelle che hanno concluso il proprio cammino in campionato nella parte sinistra della graduatoria. Un dato che si scontra con quello del Bari, che invece è la miglior squadra nella statistica con una conversione del 12.3%, malgrado nella gara decisiva contro il Sudtirol anche i Galletti abbiano dovuto faticare – 17 i tiri totali effettuati – per trovare la rete che ha significato finale.
“Il risultato è figlio di tanti fattori” ha affermato ancora Ranieri all’antivigilia dell’andata della finale. Per riuscire in un’impresa che sembrava difficile da compiersi solo pochi mesi fa, servirà aggiungerne altri alla lista di quelli trovati e fatti propri nel corso del tempo. Uno step che il Cagliari vuole provare a salire, mettendo tutto quello che ha dentro e poter uscire così a testa alta al fischio finale che decreterà la terza promossa in Serie A.
Matteo Cardia