Il ballottaggio in cabina di regia, la continuità tattica da cercare e trovare dopo mesi di esperimenti, il mercato che può portare nuova linfa e completare una rosa ancora imperfetta. Di Francesco guarda alla partita contro il Genoa e non vede l’ultima spiaggia, ma l’occasione della tanto agognata svolta.
Questione di sacrificio – Da integralismo a duttilità, il tecnico rossoblù ha vissuto passaggi a sorpresa nella sua esperienza sulla panchina del Cagliari. Quel 4-3-3 marchio di fabbrica si è trasformato per necessità nel 4-2-3-1, poi la parola d’ordine è diventata equilibrio dopo la sconfitta di Bologna e lì sono iniziati i problemi. Difesa a tre, due mediani, due trequartisti, albero di natale che torna a essere il tridente da cui tutto è iniziato agli albori del campionato. Di Francesco alla vigilia della partita contro il Milan lo ha detto chiaramente, il tempo degli esperimenti è finito e dopo il suo adattarsi alla squadra è giunto il momento che la squadra faccia uno sforzo in più. Al centro di tutto la posizione di Joao Pedro, da esterno offensivo di sinistra e trequartista centrale a una posizione intermedia. Nell’albero di natale il brasiliano si piazza tra il vecchio e il nuovo, tra esterno e centrale.
No al parafulmine – “Io faccio l’allenatore e non il manager per ora”. Di Francesco non vuole guardare al passato, inutile piangere sul latte versato ad agosto in sede di mercato. Il regista che manca, Marin e il tentativo di cucire addosso al romeno l’abito del play, il terzino destro più d’equilibrio di Zappa, la rosa troppo lunga. Tutti temi per i quali l’allenatore dichiarato manager a parole, ma non all’inglese di fatto, ha rispedito al mittente le responsabilità. La classifica però non permette più attese, non lascia spazio a partite di ping pong sulle colpe, il Genoa è una gara fondamentale. Non decisiva, ancora un girone è da giocare dopo la sfida di Marassi, ma dal punto di vista mentale può essere una pietra sulla quale costruire o un masso che graverebbe ancora di più su una squadra in crisi.
L’arrivo di Calabresi, dopo quelli di Nainggolan e Duncan, è il terzo innesto del mercato di gennaio. Manca ancora qualcosa, su tutto risolvere quegli equivoci che ci si porta dietro da tempo alla voce esuberi, per non parlare di quei giocatori sui quali gravavano aspettative riposte erroneamente. Il Genoa non sarà un’ultima spiaggia, ma poco ci manca. Per i giocatori, per la società e sì, anche se non soprattutto per Di Francesco.
Matteo Zizola