Nelle pagelle di una partita si è soliti assegnare un senza voto a chi entra negli ultimi minuti senza avere la possibilità di incidere. Così il mercato del Cagliari è sembrato come quel giocatore che, con il novantesimo alle porte, prova a dare il proprio contributo senza riuscire a spostare in maniera sostanziale le sorti della gara. Un mese per trovare le giuste contromosse e andare a caccia della salvezza anche grazie a forze fresche, eppure soltanto nelle ultime ore sono arrivati i nuovi innesti per colmare le due lacune più importanti. Lasciando però aperti alcuni nodi, con la società vittima e responsabile di una situazione economica non delle migliori e freno per ulteriori movimenti migliorativi.
Riassunto
Questione di punti di vista. Da una parte quello che porta a valutazioni per certi versi positive, il Cagliari ha fatto al meglio ciò che gli era permesso fare. Dall’altra quello che porta a giudizi opposti, perché è vero che c’era poco spazio per le rivoluzioni, ma lo è altrettanto che come accaduto in passato si è atteso l’ultimo giorno – quello dei saldi di fine stagione – per riuscire a regalare a Claudio Ranieri i due nuovi acquisti. Il primo risponde al nome di Yerry Mina, difensore centrale colombiano, esperienza internazionale, ma con una prima parte di stagione quasi da spettatore a Firenze e un passato recente all’Everton sulla stessa falsariga. Il secondo Gianluca Gaetano, classe 2000 scuola Napoli con voglia di emergere e trovare quel minutaggio non raccolto con la maglia dei partenopei. Il riassunto è semplice: dentro un difensore per rimpiazzare Goldaniga, partito in direzione Como, e dentro un centrocampista duttile che possa sostituire Mancosu, il cui infortunio lo terrà lontano dal campo per almeno tre mesi. Oltre alle altre tre cessioni, quelle di Capradossi, Pereiro e Desogus, che dal punto di vista prettamente tecnico spostano poco o nulla. Non tanto per le qualità dei singoli, quanto per il non utilizzo nella prima parte di Serie A. Mina rappresenta così quel centrale difensivo di esperienza e personalità che è stata una delle mancanze principali nella rosa in mano a Ranieri. Con un dubbio su tutti, la tenuta fisica più croce che delizia nelle ultime annate del nazionale colombiano. Gaetano, dal canto suo, porta in dote al tecnico rossoblù un doppio giocatore, capace sia di giostrare come interno e dunque di diventare alternativa per Makoumbou e Sulemana, o di svariare sulla trequarti con o al posto di Viola. Oltre a dare a Ranieri un elemento tecnicamente e per caratteristiche generali che può garantire quello spunto mancato nelle ultime settimane a causa della contemporanea assenza di Oristanio e Luvumbo.
Nelle mani di Ranieri
Un mercato di gennaio che, come ampiamente prevedibile, non è stato memorabile non solo dalle parti rossoblù, ma anche in generale in tutta la Serie A. Poca liquidità, poca appetibilità a maggior ragione dopo lo stop al decreto crescita che ha limitato le possibilità di comprare dall’estero. Nel caso del Cagliari, inoltre, gli errori della sessione estiva hanno avuto un peso specifico notevole. Risolto il tema difensore e completato il centrocampo, infatti, resta aperto il nodo attacco. Reparto dove il traffico è elevato, tanti giocatori ma al momento poca sostanza dal punto di vista realizzativo. Soprattutto la difficoltà nel rispedire al mittente Shomurodov ha di fatto messo un freno a qualsiasi sogno per un nuovo innesto. Lasciando quindi Ranieri nella stessa situazione della prima parte di stagione, quella che porta alla speranza di ritrovare quanto prima Luvumbo e Oristanio e di rivedere il miglior Lapadula. Senza dimenticare il maggiore apporto richiesto a Petagna e, appunto, all’uzbeko di proprietà della Roma. Oltre a un Pavoletti chiamato ancora una volta a togliere la castagne dal fuoco all’occorrenza. Un mercato molto simile a quello del gennaio 2023, con due soli innesti – all’epoca Azzi e Prelec – e la necessità di tirare fuori il meglio da chi ancora non ha dimostrato il proprio valore nella prima parte di campionato. In sostanza una sessione che ha puntato più sulle capacità taumaturgiche di Ranieri che sulla rivoluzione tecnica della rosa. E se nella passata stagione la stella di Sir Claudio aveva portato alla promozione, in questa la speranza è che nuovamente il tecnico romano possa fare la differenza.
Quadro
È mancata la ciliegina sulla torta, anche se non si può negare che proprio la torta non appare esattamente ricca di ingredienti. Ma, guardando ai se e ai ma, l’addio alla possibilità di portare Barak in Sardegna dalla Fiorentina è ciò che segna la differenza tra un mercato positivo e uno difficile da valutare. Il centrocampista ceco è stato vicinissimo a vestire la maglia rossoblù, ma il vero filo rosso che ha legato il gennaio del Cagliari risponde alla parola incastri. E come con Verde così con Barak, ossia l’assenza dell’effetto domino ha chiuso le porte al suo arrivo alla corte di Ranieri. La Fiorentina non è riuscita a trovare un rimpiazzo, i rossoblù sono così rimasti con il classico cerino in mano. D’altronde quando manca la liquidità è la creatività a farla da padrona, ma è soprattutto la sponda altrui a determinare se si può andare in buca oppure mancare il colpo decisivo. Resta una realtà che impone al tecnico rossoblù di fare ciò che ha ripetuto con costanza nelle ultime conferenze stampa: di necessità virtù. In porta la fortuna di avere in Scuffet un estremo difensore di sicura affidabilità. In difesa tutto ruota attorno alla capacità di Wieteska e Hatzidiakos di giocare secondo quanto sarebbe nelle loro corde, come Ranieri ha spesso dichiarato. E nella solidità fisica di Mina, un acquisto che ricorda per certi versi quello di Castan nel gennaio del 2018. Sugli esterni nessun movimento e la sensazione che il futuro sarà quello di una difesa a tre più che di una linea a quattro. In mezzo al campo la migliore notizia, perché l’aggiunta di Gaetano è il giusto tassello mancante in un reparto povero tecnicamente soprattutto nelle seconde linee. L’ex Napoli è anche pedina importante per la trequarti, dove l’attesa di Mancosu si è trasformata in un’assenza definitiva e dove Viola difficilmente avrebbe potuto cantare e portare la croce da solo. Davanti, come già sottolineato, le maggiori incognite. E anche le maggiori perplessità, perché era noto da tempo che Luvumbo sarebbe stato lontano causa Coppa d’Africa, così come l’infortunio di Oristanio non poteva più essere definito un fulmine a ciel sereno e idem quello di Shomurodov che, tra l’altro, sarebbe stato comunque assente per via della Coppa d’Asia.
Come si suol dire la parola ora passa al campo. All’orizzonte un calendario tutt’altro che semplice e una lotta salvezza che vedrà, come storicamente accade, le concorrenti alzare il tiro. Roma, Lazio, Udinese, Napoli e poi tre scontri diretti in quattro gare – Empoli, Salernitana e Verona con in mezzo la gara di Monza – che determineranno senza dubbio il destino dei rossoblù di Ranieri. E proprio King Claudio sarà chiamato a una svolta, avendo messo il futuro in Serie A del Cagliari praticamente nelle sue mani. Trovare una quadra, dare un’idea di gioco alla squadra, risolvere i dubbi e tracciare una strada netta per il prossimo futuro. E, soprattutto, vincere la paura. Perché la salvezza di Pavoletti e compagni passa anche, se non soprattutto, dal tabù contro le grandi. Il tempo degli alibi è terminato, così come quello delle partite considerate proibitive. Il mercato è ormai già il passato, il futuro è una salvezza necessaria per questioni sportive in primis, ma anche se non soprattutto economiche. Con i soli Gaetano e Mina a supporto, sperando che le poche scelte bastino per dare stabilità ai rossoblù.
Matteo Zizola