Tutti sono utili, nessuno è indispensabile. La nuova filosofia del Cagliari ha portato nel 2022 i punti che erano mancati nel girone d’andata, mettendo da parte la dipendenza da Joao Pedro e creando un gruppo nel quale non è più necessario per il brasiliano vestire il ruolo da unico salvatore della patria.
Rette parallele
Il Cagliari e il suo capitano viaggiano a velocità differenti, almeno nei numeri. Quando Joao Pedro segnava la squadra dal canto proprio faticava, ora che il numero dieci ha siglato una sola rete nelle ultime undici gare la classifica ha ripreso a sorridere. Un aspetto che però nasconde l’importanza di Joao Pedro per Mazzarri a prescindere dai gol. Dieci in stagione, l’ultimo nella sfida contro la Fiorentina del 23 gennaio, quando fallì anche il rigore del possibile raddoppio, mentre nelle sedici giornate precedenti alla “crisi”- rigorosamente tra virgolette – il brasiliano aveva messo il nome a tabellino per nove volte. Un fattore, o meglio l’unico vero fattore offensivo del Cagliari nella prima sfortunata parte di stagione. Il gol che manca può avere diverse ragioni, dai partner che ruotano al lavoro da vero e proprio uomo squadra a tutto campo, più regista offensivo che punta centrale, passando per la maggiore attenzione degli avversari per un giocatore che attraverso le sue reti ha raggiunto anche la nazionale azzurra di Roberto Mancini.
Dall’io al noi
Dei dieci gol segnati da Joao Pedro in campionato, quattro sono arrivati con Keita come compagno d’attacco, tre con Pavoletti al suo fianco, uno con Gastón Pereiro – l’ultimo in ordine di tempo – e uno quando giocò da unica punta contro l’Atalanta. Una distribuzione che può spiegare le difficoltà dell’ultimo mese, quando il Tonga si è preso il posto da titolare, così come l’assenza di Keita Baldé ha tolto al capitano rossoblù il partner le cui caratteristiche sembrano sposarsi meglio con le proprie. C’è però un altro fattore importante che può dare la risposta al quesito del perché il numero dieci del Cagliari segni meno che in passato. La mentalità diversa della squadra, un gruppo cresciuto nella sua interezza che ha tolto dalle spalle del proprio capitano la responsabilità di essere costruttore e risolutore allo stesso tempo. I gol di Deiola e Bellanova a Torino sono un esempio perfetto della centralità ridotta brasiliano di Ipatinga, utile per spostare l’attenzione delle difese avversarie e aprire gli spazi per gli inserimenti dei compagni.
Quante botte
I gol che mancano sembrano avere dunque una ragione più tattica che di calo nelle prestazioni individuali. Joao Pedro, infatti, si è via via spostato dalla zona calda dell’area di rigore per giocare da regista offensivo su tutto il fronte d’attacco. A sinistra come a destra, sulla trequarti o più vicino al cuore del gioco, il capitano rossoblù è il catalizzatore della fase offensiva di Mazzarri senza esserne più l’unico e quasi scontato finalizzatore. Le occasioni per timbrare il cartellino non sono mancate, ma c’è un dato che su tutti può spiegare la rinnovata centralità arretrata del numero dieci nel gioco dell’allenatore toscano. Joao Pedro resta con dieci reti il capocannoniere del Cagliari, con 65 tiri quello che ha concluso di più verso la porta avversaria – nono nella speciale classifica del campionato – ma soprattutto è in testa alla graduatoria dei falli subiti a quota 64, davanti a giocatori come Berardi, Nico Gonzalez e Vlahovic. Ed è forse qui la conferma del cambio di rotta del numero dieci rossoblù e del diverso atteggiamento degli avversari nei suoi confronti. Lontano dalla porta, più al centro della manovra d’attacco, sempre controllato con le buone o con le cattive dai marcatori diretti.
Se il Cagliari vola senza i gol del suo attaccante principe, ecco che i margini di miglioramento appaiono ampi. Quando Joao Pedro ritroverà la via della porta Mazzarri potrà contare su un fattore determinante in più, senza che possa essere per forza l’unico e indispensabile sulla via per la salvezza. E, magari, assieme al raggiungimento dell’obiettivo di squadra arriverà anche quello individuale della maglia azzurra nei playoff per la qualificazione ai Mondiali in Qatar. Partendo dalla sfida contro la Lazio, l’occasione perfetta per vendicare il passato di quella gara che sancì l’inizio della fine del sogno europeo e, soprattutto, per ritrovare il gol in vista del futuro.
Matteo Zizola