La media punti finora fatta segnare dal tecnico trentino è tra le più alte degli ultimi anni in rossoblù, con una proiezione che avvicinerebbe il suo gruppo alle zone alte della classifica.
Allegri e Donadoni secondi a pari merito, con in testa Pulga. Poi viene Maran. In tempi come quelli odierni, si stilano classifiche di ogni tipo. E se si va a vedere la media punti sulla panchina del Cagliari negli ultimi anni di Serie A (con almeno 20 partite di esperienza), il tecnico trentino è dietro soltanto a loro. Guida l’ex mediano della cavalcata dalla Serie C, con 1,37 punti a partita (su 38 match in panchina nella massima serie), poi ci sono il conte Max e l’attuale tecnico dello Shenzen in Cina con 1,31 (il primo in 71 incontri, il secondo in 26). Al quarto posto ecco Maran, con i suoi 1,16 punti in 45 partite con il Cagliari, di poco davanti a Rastelli, fermo a 1,15 punti in 46 gare e Ballardini, stessi punti ma con una partita in più (47). Poi, con almeno un punto a partita, ecco Diego Lopez (1,05 punti in 62 gare) e Ficcadenti (1,04) in 26 partite, prima del disastroso 0,62 punti in 21 incontri fatti segnare da Zdenek Zeman, primo allenatore dell’era Giulini. Fuori classifica, per il numero di gare considerate, i vari Bisoli (0,92 punti in 12 match), Zola (0,80 in 10 gare) e Festa, pur con i suoi 1,45 punti in 11 gare nelle due esperienze sulla panchina rossoblù.
OLTRE UN PUNTO E MEZZO A GARA – I freddi numeri dicono questo, ma andando ad analizzare l’inizio di questa stagione, il dato di Maran è ancora più alto: 11 punti in 7 gare, ossia una media di 1,57 punti a partita. Che, moltiplicato per le restanti 31 gare, vorrebbe dire 49 punti: più gli attuali, si arriverebbe a quota 60 a fine campionato. Una proiezione non da poco, viste le statistiche fin qui accumulate dal 56enne di Trento in carriera. Sarebbe il record in Serie A, sia per punti totali che per media. Dati importanti e che, certamente, smorzano le critiche che spesso hanno accompagnato l’avventura di Maran a Cagliari. “Non dobbiamo fissare obiettivi straordinari, dobbiamo crescere e questo non so dove ci porterà: fissando obiettivi ai quali ambiscono squadre più competitive potrebbe essere dannoso”, ha detto il tecnico rossoblù ai microfoni di Radio Anch’io Sport, aggiungendo però: “Dobbiamo però alimentare i sogni dei nostri tifosi, però sappiamo che in questo momento dobbiamo ancora crescere”. Due dichiarazioni che sembrerebbero contraddirsi, ma che per l’ennesima volta dimostrano il pragmatismo e l’equilibrio di un allenatore chiamato – per rosa a disposizione e ambizioni societarie – alla stagione della vita.
Francesco Aresu