La potenza è nulla senza controllo, così recitava un famoso spot di una nota marca di pneumatici. Frase che si sposa perfettamente con Zito Luvumbo e le sue caratteristiche, velocità ed estro al servizio del Cagliari ma con tanti aspetti da smussare. Un talento da modellare, un’altra sfida nella sfida per Claudio Ranieri che per ora ha utilizzato il classe 2002 a fasi alterne, venendo ripagato soltanto a tratti.
Al centro
La differenza tra effervescenza della gioventù ed esperienza al servizio della classe è tutta nel confronto tra primo e secondo tempo della sfida tra i rossoblù e il Benevento. Quarantacinque minuti di un Marco Mancosu sopra le righe, la ripresa con Luvumbo a farne le veci ma senza la stessa efficacia. Non senza alibi, perché il 3-4-1-2 messo in campo da Ranieri nella vittoria sui campani di Stellone penalizza l’attaccante angolano, da sempre alla ricerca di maggiore concretezza quando schierato in posizione più centrale. Che sia da seconda punta o da trequartista tra le linee, Luvumbo perde alcune delle sue specificità se allontanato dalla fascia, dove può andare con maggiore continuità all’uno contro uno e dove i compiti tattici risultano più semplici. Ed è proprio ciò che sembra mancare chiaramente al classe 2002, l’intelligenza – o meglio l’esperienza – per capire quale posizione occupare, come aiutare i compagni per dare sfogo verticale alla manovra e soprattutto la capacità di giocare in velocità non solo di gamba, ma anche di pensiero. Un punto dolente che richiama per certi versi le parole di Ranieri su Pereiro, quando il tecnico rossoblù spiegò la cessione del Tonga al Nacional parlando di “un ottimo giocatore, ma per il mio calcio ho bisogno di gente veloce, che pensi velocemente, che non mi tenga palla, che giochi possibilmente in verticale”. Gli ultimi due aspetti sembrano descrivere anche i limiti attuali di Luvumbo, capace di spaccare le difese avversarie con dribbling e imprevedibilità , ma anche di essere poco funzionale al gioco di squadra tra egoismo e amore per il pallone eccessivo.
Missione possibile
Ventiquattro presenze su ventiquattro giornate, dieci da titolare e quattordici da subentrato. Tre gol a tabellino, due assist e una quantità incalcolabile di falli guadagnati e ammonizioni provocate per gli avversari. Con Ranieri in panchina, però, il minutaggio e l’apporto di Luvumbo si sono ridotti sensibilmente, con le prime due gare contro Como e Cittadella da scampoli finali di partita, quella con la Spal da titolare di fianco a Lapadula, quella contro il Modena ancora da titolare anche se solo per un tempo prima di lasciare il posto a Prelec. Infine l’ingresso nella ripresa contro il Benevento che è sembrato un riassunto del Luvumbo croce e delizia di questa stagione. Spacca partite quando c’è da ripartire – magari in situazione di vantaggio – e quasi un limite quando c’è da sfondare difese chiuse. E quel difetto che era apparso sparito ed è improvvisamente tornato a galla, cercare il contatto nell’area avversaria piuttosto che la concretezza come avvenuto negli ultimi minuti della vittoria contro i campani. Luvumbo potrebbe essere così nuovamente quell’arma da utilizzare a gara in corso, oppure una sorpresa sull’esterno qualora Ranieri dovesse optare per il 4-4-2 all’occorrenza. Come avvenuto nell’ultimo match alla Unipol Domus, con il Cagliari in inferiorità numerica e il giovane angolano da una parte e Millico dall’altra nel 4-4-1 visto dopo l’espulsione di Altare. Una situazione che ha rimesso in luce – pur se con poche scintille – le qualità dell’ex Primeiro do Agosto, quella di partire dall’esterno per puntare gli avversari e di far salire la squadra tenendo palla. Ora la vera missione per il giocatore sarà quella di migliorare nelle scelte di gioco, di capire il momento della fantasia e quello dell’altruismo, di crescere anche tatticamente affidandosi in tutto e per tutto a Claudio Ranieri. Un percorso alla Suazo, che come Luvumbo ha dovuto apprendere l’arte del gioco di squadra e mettere la propria velocità al servizio del collettivo e non lasciata fine a se stessa. Al contrario lo spazio resterà quello dell’ingresso a gara in corso, scheggia impazzita e poco altro.
Matteo Zizola














