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Cagliari, l’Empoli per dimenticare il Napoli: Scuffet vuole tornare protagonista

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Una certezza che ha perso certezze, un gioco di parole che ha messo in vetrina uno dei punti fermi di Davide Nicola dopo la sconfitta per 0-4 contro il Napoli. La chiave di volta rappresentata dal terzo gol dei partenopei, punto di partenza della disfatta del Cagliari alla Unipol Domus, immeritata nelle proporzioni ma comunque chiara nel punteggio. Un errore di Simone Scuffet a chiudere i giochi e togliere ogni speranza di rientrare in partita, in un inizio di stagione che oltre alla classifica deficitaria ha portato dubbi sull’estremo difensore friulano.

Da Empoli all’Empoli

Estate, calciomercato, occasioni da prendere al volo oppure da respingere per evitare salti nel vuoto. Ne sa qualcosa Scuffet la cui carriera è stata segnata da un grande rifiuto. Quello all’Atletico Madrid, quando il classe ’96 di Udine aveva detto no al trasferimento in Spagna per motivi personali e per non fare il salto più lungo della gamba. Era il 2014, Scuffet alla ribalta per una scelta strana ma non casuale, per quella voglia di continuare in Friuli e portare avanti un percorso di crescita umana e soprattutto sportiva che il trasferimento a Madrid avrebbe – forse – messo a repentaglio. E dieci anni dopo, estate 2024, Scuffet ha deciso ancora una volta di restare. Questa volta in Sardegna, Cagliari, in quella squadra che lo ha riportato in Italia dopo un giro nell’est europeo tra Cipro e Romania. No al Milan, che aveva pensato con forza all’ex Cluj per fare da riserva a Maignan dopo l’infortunio del secondo designato Sportiello. No alla Champions League, no alla lotta per i piani alti della Serie A, sì da numero 12 e non da numero 1, ma comunque con l’ambizione di trovare spazio, anche considerando i frequenti problemi fisici del nazionale francese. Un no che ha accomunato Scuffet e la società rossoblù, perché non solo il portiere ha preferito rimanere al Cagliari, ma anche il Cagliari non ha voluto privarsi di Scuffet alle condizioni proposte dai rossoneri, nonostante la tentazione di cambiare guardiano dei pali fosse ben presente. E così ecco la nuova stagione, la seconda, a difendere la porta rossoblù, senza il dualismo con Radunovic che aveva accompagnato quella d’esordio con Claudio Ranieri in panchina. Un dualismo vinto dopo gli errori del serbo e che ha consegnato i pali all’ex enfant prodige del calcio italiano. Restituendo sicurezza a una retroguardia in difficoltà e risultando decisivo per la salvezza del Cagliari in diverse occasioni. Su tutte nello scontro diretto contro l’Empoli al Castellani, proprio quell’Empoli che domani venerdì 20 settembre diventa la chance per una rivincita. Nell’1-0 firmato da Jankto nella trasferta toscana dello scorso marzo la ciliegina era stata messa da Scuffet, con una prestazione che aveva prima tenuto sullo 0-0 la sfida, poi sigillato il vantaggio grazie a un intervento prodigioso negli ultimi secondi del recupero. Con la nostra pagella del giorno che recitava: “il suo primo tempo è tutto nel giro di pochi secondi tra il palo di Cambiaghi e il tiro di Maleh che lo trova ben piazzato. Solita sicurezza, nella ripresa alza la saracinesca fino alla parata da tre punti su Pezzella in pieno recupero. Affidabile come ormai da diversi mesi”. La sfida contro l’Empoli, dunque, come crocevia per ritrovare quell’affidabilità perduta e rispedire al mittente critiche e perplessità.

Cambio

L’errore contro il Napoli porta con sé un discorso più ampio. Perché chi allora sedeva sulla panchina dei toscani oggi siede su quella del Cagliari. Un passaggio di consegne che ha coinvolto Scuffet sostanzialmente. La scorsa stagione, infatti, il condottiero rispondeva al nome di Ranieri e la filosofia era contraria alla costruzione dal basso. Se Sir Claudio rifuggiva dal portiere come primo costruttore della manovra, al contrario Nicola non disdegna un estremo difensore che partecipa attivamente al possesso. Non come mantra, ma nemmeno come possibilità da escludere a priori. E Scuffet proprio con i piedi non sembra essere a suo agio. La dimostrazione nel terzo gol del Napoli alla Unipol Domus, con quel passaggio corto diventato preda di Kvaratskhelia e quindi del facile tiro di Lukaku a porta praticamente libera. Facendo tornare alla mente le parole dell’allenatore piemontese nella conferenza stampa in Valle d’Aosta, quando il primo agosto commentò così l’addio di Radunovic nonostante l’arrivo al suo posto di Sherri: “Serve che arrivi un portiere che ci permetta di svolgere al meglio quello che è il nostro lavoro. Ciocci fa dei progressi, ma per lui ci vorrà ancora del tempo per poter trovare spazio e proseguire la sua carriera. Siamo in continuo contatto con la società, serve un portiere con determinate caratteristiche ma non faccio nomi. Nel momento in cui arriverà il portiere vedremo che status ha, ma per ora sono contento di chi sta interpretando il ruolo in questo momento”. E dopo le prime quattro giornate le determinate caratteristiche citate da Nicola appaiono più chiare. Un estremo difensore in grado di giocare anche con i piedi, aspetto nel quale a oggi Scuffet non sembra essere una garanzia. Anzi. Nessun dualismo con Sherri, secondo per definizione, altro dettaglio che deve dare una spinta diversa al friulano. Perché un conto è dover sfidare la concorrenza nonostante gerarchie ben definite, un altro vivere di certezze e lottare soltanto contro se stesso. La sfida di Scuffet diventa così quella di spazzare dubbi e paure, crescere nei difetti e mantenere i pregi, soprattutto quella tranquillità dopo errori e difficoltà che ha sempre dimostrato anche in rossoblù.

Matteo Zizola

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