Una carriera costruita sul fiuto del gol, ma anche sul lavoro che ha fatto rima con pazienza, con un’esplosione arrivata apparentemente tardi per il grande calcio. Trentatré anni di vita da oggi, martedì 7 febbraio, impreziositi ulteriormente dalla riscoperta delle proprie radici peruviane che l’hanno reso un idolo nel paese andino. L’ultima tappa del percorso di Gianluca Lapadula però si chiama Cagliari. Un incrocio voluto in estate e che sta dando i suoi frutti, nonostante le difficoltà dei rossoblù, i cambiamenti avvenuti e un futuro ancora tutto da costruire.
Approdo
Sull’Isola il numero 9 del Cagliari era arrivato su forte spinta di Fabio Liverani. Un rapporto tessuto a Lecce, reso forte da una completa fiducia del tecnico e ancor più solido da una doppia cifra – 11 gol, 13 totali in stagione contanto la Coppa Italia – che non aveva però evitato la retrocessione in Serie B dei pugliesi nell’annata 2019-20. L’allenatore romano in Lapadula ha sempre visto il perno del proprio 4-3-3: sia per la capacità di attaccare l’area piccola per capitalizzare quanto prodotto sugli esterni che per quella di lavorare negli spazi lasciati dalle difese avversarie in profondità. La realtà però ha presentato un tornaconto diverso. Con Lapadula che nonostante i 6 gol messi a segno nell’era Liverani ha sofferto spesso di solitudine dentro l’area di rigore, sentendo poi proprie anche le difficoltà di un’intera squadra apparentemente priva di certezze e vittima dell’assenza di continuità di risultati. La coppiata con Pavoletti, utilizzata da Liverani prima e da Ranieri poi, ha ridato vitalità all’ex Lecce. Più libero di agire sulle seconde palle e di attaccare gli spazi sfruttando il lavoro del livornese, Lapadula ha potuto godere di un carico sulla schiena più leggero rispetto alla primissima fase della stagione. Motivo per cui anche Claudio Ranieri, sin dal suo arrivo in Sardegna, ha deciso di puntare sulla coppia offensiva che ha prodotto fin qui 14 gol in stagione. L’infortunio di Pavoletti dopo la gara con il Como ha però riportato i vecchi problemi a galla.
Possibilità
Contro la Spal per Lapadula è arrivata la rete che è valsa l’ottava marcatura in stagione, l’unica nelle quattro gare dell’era Ranieri. Nelle ultime tre gare affrontate senza Pavoletti al proprio fianco, l’italo-peruviano ha avuto come colleghi d’attacco Luvumbo (nelle gare con Spal e Modena) e Falco (contro il Cittadella). Attaccanti simili tra di loro per alcune caratteristiche, ma totalmente diversi da quel Pavoletti che aveva consentito a Lapadula di far crescere i propri colpi. Perché seppur senza il gol, il numero 9 era riuscito a essere maggiormente coinvolto, più dentro la partita rispetto a quanto avvenuto anche nella partita a Cittadella o Modena, dove le responsabilità del reparto offensivo si sono nuovamente accumulate sulle spalle del “Bambino”. Con gli effetti del mercato di gennaio la situazione potrebbe però cambiare. Nel secondo tempo giocato contro la squadra di Tesser, l’attaccante rossoblù ha avuto al proprio fianco per poco meno di venti minuti il nuovo arrivato Nik Prelec. L’ex Primavera della Sampdoria, con una settimana in più di lavoro alle spalle, potrebbe prendere il posto al fianco del primo marcatore del Cagliari, consentendogli di tornare a svolgere quel lavoro che preferisce. Lo sloveno ha la fisicità da prima punta in grado di agevolare Lapadula e porterebbe più presenza in area di rigore, aspetto in cui i rossoblù hanno faticato non solo nell’ultima uscita. Un tentativo che potrebbe tramutarsi in realtà già sabato 11 febbraio, quando Gianluca Lapadula incrocerà il suo più recente passato, quel Benevento con cui tra Serie A e Serie B l’italo-peruviano ha messo a segno 21 reti in due stagioni. E contro cui già all’andata, finita 0-2 per i rossoblù nell’unica vittoria esterna finora in stagione, l’italo-peruviano lasciò il segno nel tabellino. Una nuova occasione per confermare la legge dell’ex, ma soprattutto per spingere il Cagliari più su, verso quelle posizioni ambite sin da inizio stagione e che con un nuovo passo falso rischierebbero di allontanarsi ancora una volta.
Matteo Cardia