Prima di andare a fare la spesa di norma si controlla cosa si ha già in dispensa e cosa manca. Si prepara la lista, si va al supermercato, si guardano le offerte e si cerca di tornare a casa con tutto ciò che si era preventivato.
Una terra, un popolo, una frase fatta – Sardegna Arena, uno striscione ben visibile, identità e appartenenza. Scorrendo la rosa del Cagliari però, a parte il terzo portiere Aresti, Carboni e i primavera aggregati in alcuni casi alla prima squadra, non si trova nessun elemento cresciuto in casa. Salutato Pinna in direzione Ascoli, lo sguardo volge verso la Gallura dove giocano i tre giovani che oltre il difensore di Tonara esordirono nell’era Zenga. Marigosu ai margini e Gagliano infortunato fanno fatica nonostante il mentore Max Canzi alla guida dei bianchi, mentre Riccardo Ladinetti appare al momento l’unico che è riuscito ad ammortizzare il salto nel calcio dei grandi. Ladinetti, appunto, e qui si torna alla lista della spesa di cui sopra, al mercato e la caccia al regista dichiarata apertamente da Di Francesco dopo la sconfitta contro il Milan.
Questione di chiarezza – A ottobre, quando il Cagliari ha provato in tutti i modi a riportare Radja Nainggolan in Sardegna, Riccardo Ladinetti finì al centro della trattativa con l’Inter come parziale contropartita. Saltato l’affare, il regista ex capitano della Primavera di Max Canzi è stato spedito – parola non utilizzata a caso – in quel di Olbia nonostante le parole al miele del nuovo allenatore Di Francesco in occasione della prima conferenza stampa in rossoblù. Ora che il Cagliari va alla caccia di un regista, dopo aver finalmente accettato che Marin dà il meglio da mezzala, il nome di Ladinetti torna agli onori della cronaca. La risposta alla caccia a un nuovo innesto, in fondo, era già in casa. La sua esperienza con i bianchi procede secondo copione, ma il dubbio è che se si fosse puntato sul giovane prodotto del vivaio rossoblù come rincalzo a ottobre, oggi, chissà, il Cagliari avrebbe la soluzione pronta. Il problema principale però resta quello che già si è presentato quando il ragazzo è stato mandato in Gallura a fare esperienza. La società rossoblù crede in Ladinetti dal punto di vista sportivo? O è un giocatore da plusvalenza, utile per essere messo a bilancio una volta ceduto al migliore offerente?
Rischi – Oggi, con la situazione di classifica che vede il Cagliari in pericolo, riportare Ladinetti in rossoblù rappresenterebbe un rischio. Caricare di responsabilità un ragazzo del 2000, mettere al centro del gioco un regista che da un giorno all’altro passerebbe dai campi di Serie C a quelli del massimo campionato, cercare la soluzione a tutti i mali in un giocatore sul quale si è già dimostrato di non credere ciecamente sarebbe estremamente rischioso. Meglio tardi che mai un proverbio che varrebbe se il Cagliari fosse in una posizione tranquilla, i prossimi mesi così avrebbero potuto rappresentare un ulteriore step nella crescita di Ladinetti. Con la zona retrocessione a un passo e una crisi psicologica che rasenta il dramma, dare le chiavi del centrocampo a Ladinetti oltre che un rischio per la squadra – per quanto possa essere una soluzione – sarebbe soprattutto un rischio per il ragazzo. Rischio di bruciarsi, perché si sa nemo propheta in patria e anche perché sono sempre una soluzione quelli che non giocano o sono in prestito, finché poi non vengono messi in campo e diventano improvvisamente un nuovo capro espiatorio.
Qualsiasi discorso in merito a Ladinetti ha un suo valore, il riportarlo a casa così come lasciarlo a Olbia a completare ciò che ha iniziato a ottobre. L’unico aspetto che però andrebbe chiarito, sia per il benessere del ragazzo che per quello della società, è il futuro di Ladinetti in rossoblù. Lo slogan che campeggia alla Sardegna Arena non deve essere per forza valido, ma almeno andrebbe chiarito una volta per tutte se si tratta di semplici parole o qualcosa in cui si crede.
Matteo Zizola