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Il tecnico del Cagliari Walter Zenga a colloquio con i collaboratori Canzi e Vio

Cagliari, la svolta tattica di Zenga parte dal “passato”

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Con l’avvicinarsi della trasferta di Verona cresce l’attesa per scoprire il Cagliari versione Walter Zenga: il 20 giugno, data del recupero della gara del Bentegodi della venticinquesima giornata di Serie A, vedrà dunque l’esordio dell’Uomo Ragno sulla panchina rossoblù. C’è curiosità intorno al tipo di atteggiamento tattico che Zenga metterà in campo, dalla possibile difesa a tre al marchio di fabbrica della linea a quattro, da Nainggolan come falso nove all’attacco a tre con gli esterni a piedi invertiti, fino alle scelte degli uomini che dipenderanno molto dall’idea di gioco che il nuovo tecnico vorrà portare avanti da qui a fine stagione.

Il peso tattico degli esterni

L’ultima apparizione di Zenga in Serie A risale al campionato 2017-2018 quando subentrò a dicembre all’esonerato Davide Nicola sulla panchina del Crotone, l’inizio di una rincorsa salvezza che non ebbe successo con i calabresi superati a due giornate dal termine proprio dai rossoblù allenati da Diego Lopez: l’esperienza di quella stagione può però essere importante per capire alcune chiavi tattiche del Cagliari che verrà, come ad esempio la spinta degli esterni di difesa, una delle caratteristiche principali delle squadre dell’Uomo Ragno. In quel Crotone, spesso schierato con il 4-3-3, ma all’occorrenza anche con il 4-4-2 e, in fase offensiva, anche con il 343, i due terzini erano Sampirisi sulla destra e Martella sulla sinistra, pronti a proiettarsi in avanti sfruttando quel gioco di triangolazioni sia con la mezzala di riferimento sia con l’esterno d’attacco tipico delle squadre di Gasperini.

Negli episodi mostrati si può notare come a volte si sfrutti l’esterno quando l’attaccante si accentra e altre l’interno quando lo stesso attaccante resta più largo: nel primo caso viene sfruttato un altro elemento del gioco di Zenga, ovvero l’utilizzo degli attaccanti d’appoggio con il “piede invertito”, un destro a sinistra e un mancino a destra.

Nel Cagliari questo tipo di tattica potrebbe favorire le caratteristiche di Pellegrini o di Mattiello come terzini di spinta, a maggior ragione considerando la loro facilità di corsa in verticale che nella squadra dell’era Maran veniva spesso limitata dalla necessità di mantenere la posizione in copertura. Importante sarà anche il lavoro di Rog sulla mezzala sinistra, elemento perfetto per i movimenti richiesti da Zenga che richiedono intelligenza tattica, lettura degli spazi e capacità tecniche: una posizione che nel Crotone veniva ricoperta da Benali o a volte dal più offensivo Stoian, giocatori che fatte le dovute proporzioni sono abbastanza simili per caratteristiche al centrocampista croato.

Il duplice compito del regista basso 

Un altro aspetto interessante è quello relativo al regista basso al quale viene chiesto un lavoro di raccordo più che di costruzione del gioco: raccordo tattico, con il compito di giostrare da terzo di difesa quando i terzini salgono in contemporanea o da vertice basso che difende la posizione e dà sfogo alla manovra sugli esterni per poi far partire le triangolazioni. Un ruolo che appare perfetto per Cigarini, al quale non verrebbe chiesta estrema mobilità, ma la funzione di perno, pur se esiste il dubbio sull’apporto da centrale di difesa che verrebbe domandato al regista e che nel Crotone di Zenga veniva svolto ottimamente da Mandragora, mentre nel Cagliari dovrebbe essere compito o di Cigarini, appunto, o del suo alter ego Oliva, entrambi non avvezzi a quella posizione in caso di ribaltamento del gioco da parte degli avversari. Ecco perché nella versione rossoblù dell’Uomo Ragno sembrerebbe più probabile o la spinta alternata degli esterni, con ad esempio Cacciatore o Lykogiannis a fungere da terzi in fase di possesso, oppure l’utilizzo direttamente della linea a tre provata nel corso di alcuni allenamenti delle ultime settimane.

Il tridente offensivo con il falso 9

Infine l’attacco che quasi sempre nella carriera di Zenga è stato composto da tre elementi, un centravanti pivot e due finte ali a piede invertito pronte a tagliare verso il centro, esterni ai quali peraltro è richiesto anche un lavoro di copertura che porti la squadra a schierarsi con il 4-5-1 in fase di non possesso. Nel suo Crotone il ruolo di perno centrale fu svolto da Trotta e in alternativa da Budimir e Simy, quest’ultimo inserito soprattutto nel finale di stagione: tre giocatori fisici che il Cagliari non ha al momento, vista l’assenza di Pavoletti, centravanti che sarebbe stato perfetto per l’idea di gioco del Zenga calabrese. La ricerca del lancio lungo per la torre centrale e l’attacco delle seconde palle dei centrocampisti e delle spizzate da parte degli esterni d’attacco è un’alternativa difficilmente praticabile nella rosa rossoblù attuale, per questo sembrerebbe più facile vedere un Nainggolan da falso nove, pronto a uscire dalle linea per favorire i tagli dei due compagni d’attacco, o in alternativa usare uno tra Joao Pedro e Simeone come numero 9 rilanciando così Pereiro sulla destra per sfruttare le doti del suo sinistro.

Tra meno di due settimane il pallone riprenderà a rotolare e il Cagliari di Zenga passerà, finalmente, dalle ipotesi alla realtà: tredici finali, tante soluzioni da poter utilizzare e partite ravvicinate che costringeranno il tecnico a variare il canovaccio tattico a seconda degli uomini a disposizione. La duttilità della rosa, da questo punto di vista, sembra essere un vantaggio: le possibilità sono numerose, a breve il campo darà le risposte.

Matteo Zizola

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