agenzia-garau-centotrentuno
capozucca-cagliari

Cagliari, la strategia della svendita pagherà sul mercato?

Scopri il nostro canale su Telegramle-notizie-di-centotrentuno-su-telegram

Nella smorfia napoletana è il matto. Nella cabala, invece, è l’universo. Il numero 22 è il vero protagonista dell’estate del mondo Cagliari, tra scadenze, milioni e un anno che verrà ricordato amaramente.

Ricorsi

Giulini deve ripianare mettendo ventidue milioni per iscrivere la squadra“, parole di Stefano Capozucca nella conferenza stampa di fine anno. Al quale ha fatto eco Mario Passetti quando ha dichiarato nella stessa occasione che “in merito all’indice di liquidità, in Serie B è di 0,7 e questo prevede che già nel mese di giugno noi dobbiamo fare delle cessioni tali da ripianare la capienza necessaria. È qualcosa che dobbiamo fare, c’è una discreta urgenza nel chiudere le operazioni di mercato“. Ventidue milioni, dunque, da trovare entro il ventidue giugno, data ultima per la presentazione dei documenti alla Covisoc al netto dei possibili successivi passaggi chiamati ricorsi. Il ventidue che si ripete, nell’anno 2022, con il due che rappresenta anche le volte che il Cagliari è retrocesso sotto la presidenza di Tommaso Giulini.

AAA vendesi

Milioni che il patron rossoblù vorrebbe evitare di mettere con una ricapitalizzazione e che hanno portato negli ultimi giorni il direttore sportivo Capozucca a cercare ogni via pur di portare a termine cessioni più o meno dolorose. L’Empoli che strappa un accordo più vantaggioso per Vicario, il Verona che prova a fare altrettanto per il riscatto di Simeone, Inter e Fiorentina che abbassano l’asticella delle richieste rossoblù per Bellanova. E poi ci sono le dichiarazioni del direttore sportivo del Cagliari, come quelle su Joao Pedro – “Oggi è normale che abbia mercato ma ha anche dei costi, quindi è giusto che vada avanti. Non vedo come possa restare in Serie B, sarebbe un lusso. Giusto che vada per la sua strada” – o quelle su Pavoletti, con il centravanti livornese di fatto offerto al Genoa sulle colonne del Secolo XIX: “Serve un attaccante da 15-20 gol. Uno alla Pavoletti, se il Genoa è interessato se ne può parlare…È un ragazzo che si allena con grande serietà, i genoani se lo ricordano bene”. E poi Nández, un tempo trattenuto controvoglia e ora in vetrina a prezzo di saldo, o Alessio Cragno per il quale si attendono offerte, o infine Gastón Pereiro lasciato libero di parlare in patria e di mettersi sul mercato alla ricerca di squadre – ipse dixit – più competitive.

Tempi e modi

La scelta di rivoluzionare la squadra e fare tabula rasa per ripartire da zero è legittima e per certi versi condivisibile. Nel gioco del tutti colpevoli, però, la sensazione è che – al netto di parole di pentimento – si cerchi di scaricare in toto sui calciatori il fallimento della stagione appena conclusa. Calciatori che, esclusi pochi eletti, hanno effettivamente disputato un campionato al di sotto delle aspettative. “Non manderemo via 25 calciatori, a livello di rosa 5-6 giocatori li vorrei tenere, specie chi ha dei valori. Però vorrei cambiare molto, questa è la mia intenzione e il presidente è d’accordo con me”. Porte aperte, come in un vecchio noto spot di una casa automobilistica. A stonare più che la sostanza è però il modo. D’altronde la macchia della retrocessione è senza dubbio da ascrivere anche se non soprattutto a Joao Pedro e compagni. E i milioni che servono devono passare dalle cessioni dei pezzi pregiati con un ingaggio insostenibile in cadetteria. Resta un modus operandi che sembra però portare non a un’asta al rialzo, bensì al ribasso. Venghino signori venghino, come a un mercato che più che calciatori abbia come oggetto di vendita un usato nemmeno tanto garantito. Se Joao Pedro è un lusso e si può capire la spinta verso altri lidi – pur se si vuole far apparire il tutto come una sua richiesta, dettaglio non secondario – difficile invece comprendere le parole su Pavoletti. Se hai in casa un centravanti per tua definizione da 15-20 gol, per giunta dotato di grande serietà, offrirlo a una diretta concorrente per la promozione diventa quasi surreale.

La vecchia guardia prima rilanciata all’improvviso e poi scaricata senza troppi pensieri. Contratti che hanno atteso un rinnovo e che diventano un peso nonostante gol e attaccamento. Passare da leader a reietti senza quel filo rosso chiamato coerenza. Un ridimensionamento che potrebbe essere un modo per ripartire senza fare il passo più lungo della gamba, non fosse che chi ha commesso gli errori in questi anni non abbia fatto alcun passo indietro. E se si cambia tutto per, in fondo, non cambiare niente, diventa normale che la fiducia dell’ambiente sia ai minimi termini. Sperando che dopo aver toccato il fondo non si cominci a scavare e che dopo il (duemila)ventidue anche il (duemila)ventitre non segua il simbolismo della smorfia napoletana.

Matteo Zizola

 
Notifiche
Avvisami se ci sono
guest
53 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti