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Cagliari: la rivoluzione sul mercato può attendere, Di Francesco no

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Nel calcio come nella vita le scelte possono incidere pesantemente sulla propria carriera lavorativa. Un’occasione da prendere al volo senza pensarci troppo si rivela un errore a posteriori, la voglia di ripartire dopo una sosta più o meno forzata che diventa la chiave che non significa rilancio, ma un altro declassamento.

Per un allenatore la voglia di campo porta a decisioni a volte affrettate e ne sa qualcosa il nuovo tecnico del Cagliari Eusebio Di Francesco. Lui stesso non ha mai nascosto quanto accettare la corte della Sampdoria dopo l’esonero di Roma sia stata una scelta dettata dall’istinto più che dalla ragione. Un fallimento annunciato, frutto di promesse non mantenute per un allenatore che ha bisogno di supporto della società nella scelta degli uomini da avere a disposizione e che in quel di Genova non ha ottenuto ciò che avrebbe desiderato. Ci sono tecnici aziendalisti capaci di adattarsi al materiale che si ritrovano tra le mani e poi ci sono altri che hanno necessità di avere giocatori adatti per mettere in campo la propria filosofia. Di Francesco appartiene ai secondi, l’allenatore abruzzese è sì capace di rimodellare la propria squadra a seconda delle situazioni, ma la base da cui partire non può e non deve deviare dalle indicazioni chiare fornite a monte.

La fretta non aiuta, ma anche la troppa attesa non è da meno con il campionato alle porte e i fantasmi blucerchiati che iniziano a fare capolino tra le nubi di un mercato che procede a rilento. A oggi il solo Marin è il vero e unico innesto regalato dal Cagliari al suo nuovo condottiero, mentre tra ufficialità sulla carta – Zappa e Sottil – e nomi dichiarati a mezzo stampa ma ora più lontani la coperta più che corta è decisamente piccola. Il caso Czyborra è l’emblema di un immobilismo che diventa cambio di rotta, il nodo Nainggolan un altro capitolo di sacrifici richiesti ma per ora rimandati a data da destinarsi. Non sarebbe assurdo pensare a un Di Francesco non esattamente felice di lavorare con tanti, troppi giovani e una rosa lontana dai desiderata. Il campionato si avvicina e troppo ancora manca per poter vedere anche solo un barlume del Cagliari che ha in testa. A dimostrazione dell’attesa che diventa fretta di avere a disposizione non idee, ma giocatori in carne e ossa, Di Francesco dopo la prima amichevole con i cugini dell’Olbia in quel di Aritzo è stato chiaro. “Cosa ho detto a Radja? Arrivederci, perché la volontà sia mia che sua è quella di ritrovarsi a breve”. Un monito per la società? Forse, ma se allenatore e giocatore hanno un desiderio tocca ora a Giulini trovare la quadra con l’Inter anche se questo volesse dire rinunciare dal 2021 ad Alessio Cragno. Già, perché sul tavolo la trattativa resta quella annunciata qui 48 ore or sono, il Ninja e 15 milioni in Sardegna e il portiere di Fiesole a Milano dal 2021 dopo un anno di prestito a Cagliari.

C’è poi il tema difensori, perché se Zappa dovrebbe ormai essere cosa fatta il collega sulla fascia opposta Czyborra avrebbe cambiato idea e sarebbe in direzione Genova, a proposito di trattative date per chiuse. E i centrali? Dopo il Juan Jesus gate, prima prossimo alla firma poi saltato, ora è il turno di Federico Fazio. L’accordo con la Roma c’è, esattamente come con il compagno brasiliano alla Roma, quello con il giocatore resta da limare. Di Francesco anche in questo caso è stato chiaro, “Fazio? È uno degli elementi che ci piacciono, può dare aiuto ai giovani con la sua esperienza”. Esperienza appunto, quella che l’allenatore abruzzese non vuole rivivere a Cagliari sulla falsariga di quella in blucerchiato. Il Sassuolo è alle porte, due settimane al via, e il cantiere aperto può essere giustificato dal non voler commettere errori dettati dalla fretta. Di Francesco però freme, ha bisogno di certezze che ancora mancano e chiede lo sprint decisivo nella settimana in arrivo, aspettare il completamento della truppa a campionato già iniziato è un’opzione non praticabile. Ci saranno partenze al netto delle parole di circostanza, ma ciò che conta al momento è portare in Sardegna facce nuove, al contrario far cominciare con il piede giusto la rivoluzione targata DiFra diventerebbe una montagna troppo alta da scalare.

Matteo Zizola

 
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