Prima Nainggolan, poi Duncan. Il mercato di gennaio del Cagliari ha regalato il ritorno del Ninja, già atteso a ottobre, e il rimpiazzo per l’infortunato Marko Rog.
I conti non tornano – Migliore in campo dei rossoblù contro il Milan nonostante la sconfitta, Razvan Marin ha lanciato di nuovo un segnale dopo il gol di Verona e le difficoltà nel ruolo cucitogli a inizio stagione. Il classe ’96 ex Ajax e Standard Liegi ha dimostrato di fronte ai rossoneri di poter fare il suo nella posizione di mezzala. Dopo 17 partite da regista a volte in una mediana a tre, più spesso in una a due, Marin ha di fatto confermato quanto i suoi numeri sulla sua esperienza tra Olanda e Belgio dicevano chiaramente. Giocatore di inserimento, anche se si vuole di sostanza, in grado di dare supporto al gioco ma non di comandarlo. Una sorta di scoperta dell’acqua calda che pone delle domande importanti non solo sulla costruzione della rosa in estate, ma anche su quanto fatto fino ad oggi nelle correzioni di gennaio.
Parola a Di Fra – “Qualcosa ci vuole a centrocampo. Giocando a tre nel mio modo di vedere il calcio il regista è fondamentale”. Così il tecnico rossoblù nell’immediato post partita dopo la sconfitta contro il Milan. Già, perché con Marin spostato in una posizione a lui più congeniale, si apre un buco nel ruolo di playmaker della squadra. Nainggolan si è adattato per l’occasione, Oliva è più un mediano che un regista classico, Duncan è stato portato in Sardegna per coprire il ruolo di mezzala sinistra, Nández può fare tutto tranne che il costruttore di gioco. A questo punto, direbbe il caro Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea: chi ha deciso a settembre di puntare su Marin come play e dare al romeno le chiavi del centrocampo? E non è l’unico quesito che nasce dal responso dato dalla sfida contro il Milan, perché se il regista è la nuova priorità resta da capire perché dopo 15 giorni di mercato ancora manchi nella rosa un giocatore di questo tipo.
Passato – Fino alla gara contro il Milan, e fino al ritorno a Cagliari di Nainggolan, non era presente in rosa un giocatore che potesse svolgere le mansioni del play e, senza dubbio, Marin era quello che si avvicinava di più tra quelli a disposizione di Di Francesco. Resta incomprensibile, considerando le parole proprio dell’allenatore rossoblù, come mai essendo così fondamentale per il suo gioco il regista solo oggi ci si sia accorti di questa mancanza. Errori di valutazione? Questione di opportunità? Eppure a inizio ottobre di giocatori con le caratteristiche del playmaker il Cagliari ne presentava ben due in rosa, Bradaric e Ladinetti. Lasciando da parte l’aspetto tecnico, avere due elementi di ruolo piuttosto che adattarne un altro sarebbe probabilmente stata la soluzione, ma se da un lato è comprensibile aver lasciato partire il croato, dall’altro lo è meno aver mandato a Olbia il classe 2000 ex capitano della primavera che fu di Max Canzi. Ora diventa anche difficile pensare a Ladinetti come un possibile salvatore della patria di ritorno dalla Gallura, il rischio di bruciarsi è elevato. Ladinetti avrebbe avuto bisogno di crescere con calma per poi essere utilizzato all’occorrenza e non può essere caricato, oggi, di responsabilità eccessive in una situazione drammatica.
Futuro – Il Cagliari è dunque nuovamente vittima delle proprie scelte cervellotiche. Di Francesco ha ora a disposizione numerosi interni di centrocampo – Nández, Duncan, Marin, anche Oliva se si vuole, Nainggolan come soluzione alternativa – ma non ha un singolo regista di ruolo, il classico costruttore di gioco, il De Rossi che il tecnico rossoblù aveva a Roma. Detto di Ladinetti, guardando al mercato non è facile trovare un profilo che possa tappare il buco. Non solo, ma il traffico nel ruolo di mezzala cozza con l’assenza di un play. Con il rientro di Nández saranno in tre per due posti – il León, Marin e il nuovo arrivato Duncan – in attesa di capire chi prenderà le redini del gioco. L’obiettivo numero uno resta Erick Pulgar, la Fiorentina però non molla e il Cagliari non sembrerebbe disposto ad alzare la posta per il giocatore cileno. Nel post partita contro il Milan è tornato di moda il nome di Lasse Schone, classe ’86 svincolato che però per questioni di età – e di forma da ritrovare – sarebbe di nuovo un ripiego forse nemmeno tanto adatto. Nelle scorse settimane è apparso anche il nome di Diego Demme, ma diventa difficile pensare a un Napoli che lasci partire il belga, a maggior ragione dopo la positività di Fabian Ruiz.
Ancora una volta c’è una parola che può riassumere il periodo che vive il Cagliari sia come squadra che come società ed è confusione. Una mancanza di chiarezza che dura ormai da tempo, non solo da questa stagione. Un campionato partito all’insegna dell’abusato termine progetto, ma che del progetto non sembra avere la lungimiranza. Di priorità in priorità, di ultima spiaggia in ultima spiaggia il Cagliari va avanti senza una chiara visione del proprio futuro, vittima di scelte del passato recente difficili da capire anche con il senno del poi.
Matteo Zizola