Francesco De Gregori nella sua Buffalo Bill cantava che “tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi, la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato e cadere”. La locomotiva rossoblù ha il nome di Paulo Azzi, brasiliano atipico che non dribbla con finte di corpo e movimenti improvvisi, ma dritto per dritto e a testa alta. Come se corresse su binari che non concedono svolte. Il suo ingresso contro l’Ascoli, assieme al cambio tattico portato dall’inserimento di Prelec, ha cambiato una partita diventata complicata. E ora diventa difficile pensare a un Cagliari senza l’ex Modena in campo.
Odi et Amo
“Mi devi odiare e poi ti faccio giocare, si vede che mi ha odiato”. Claudio Ranieri aveva spiegato così nel post partita contro il Genoa la scelta di tenere Azzi in panchina a Bari e a Venezia, per poi rispolverarlo negli ultimi venti minuti contro i liguri. Impatto importante quello nella sfida contro gli uomini di Gilardino, ma che non era servito a regalargli più minuti nella trasferta di Brescia, anzi. Poi di fronte all’Ascoli un’altra panchina, con Barreca e Millico preferiti all’esterno ventottenne brasiliano fino al rientro dagli spogliatoi dopo il primo tempo chiuso in svantaggio. La ripresa ha messo in mostra un altro Cagliari, in quella che potrebbe essere la svolta per il finale di stagione non solo per la squadra, ma anche per Azzi. Una prestazione estremamente positiva, il suo piede presente in tre dei quattro gol rossoblù, decisivo non solo negli episodi ma anche nel cambio di mentalità tattico. Spinta costante fin dai primi secondi, da lui è arrivato il pallone controllato da Mancosu con conseguente fallo di Botteghin per il rigore del pareggio. Da lui, ancora, quel controllo al limite della linea laterale con tocco per Lella e il successivo uno-due tra Mancosu e Lapadula per la rete del vantaggio. Da lui, infine, l’assist per il terzo gol firmato Lapadula, un remake di quello contro la Spal con, coincidenza, il numero nove che mette in rete con un mix di testa e spalla in mezzo all’area avversaria. E un dettaglio ulteriore, perché se nella precedente occasione il pallone in mezzo era arrivato sì da sinistra, ma rientrando sul suo piede forte – il destro, come nel tiro-cross all’esordio contro il Como – contro l’Ascoli Azzi ha crossato con il mancino, una novità sia per scelta che per precisione.
Montagne russe
Un percorso ad ostacoli inatteso, sia nel bene che nel male. L’esperienza di Azzi in Sardegna era partita con una sorpresa, quell’esordio dal primo minuto appena arrivato dal Modena con tanto di gol per mettere il punto sulla vittoria contro il Como. “Sinceramente giocare dal primo minuto era una cosa che non mi aspettavo, è successo tutto velocemente, avevo fatto pochi allenamenti” le sue parole a DAZN Talks lo scorso 16 febbraio. Con l’endorsement di Ranieri a mettere la ciliegina sulla torta: “Azzi mi ha convinto, l’abbiamo preso perché lo conoscevo, conosco il suo valore e gli ho detto quando non ne hai più alza la mano e ti do il cambio”. Una premessa che lasciava presagire una titolarità indiscussa, il 3-5-2 del tecnico che ne esaltava le caratteristiche di spinta limitandone le difficoltà tattiche in fase di non possesso. Poi, però, dopo le gare contro Cittadella, Spal, Modena e Benevento sempre nell’undici titolare da quinto a sinistra, la svolta della trasferta di Bari con il passaggio alla difesa a quattro ha visto l’esterno brasiliano perdere posizioni nelle gerarchie. “Paulo è un ottimo giocatore, ma non è ancora pronto per i movimenti che voglio io. Ora ci sono giocatori più pronti, giocano loro” la dichiarazione di Ranieri prima della sfida casalinga al Genoa. Giustificando la scelta di preferire Obert prima e Barreca poi al ventottenne brasiliano, fino alla ripresa contro l’Ascoli quando Sir Claudio ha messo da parte i dubbi e puntato nuovamente su di lui. Tornando a quel “mi è sembrato normale metterlo perché ho bisogno della sua spinta sugli esterni” con il quale aveva salutato la decisione di inserirlo fin da subito nella gara contro il Como.
Svolta
La svolta del secondo tempo contro l’Ascoli potrebbe così dare nuova spinta all’Azzi rossoblù. Non più sacrificato sull’altare dell’equilibrio, ma arma da utilizzare per rompere gli schemi del Cagliari e degli avversari. La locomotiva sulla fascia sinistra per dare freschezza e brio a una manovra offensiva rinfrancata dal 4-3-1-2 con Mancosu trequartista, con Lapadula non più cavaliere solitario a lottare tra i difensori avversari e con un incursore sulla corsia che crea superiorità numerica. “Ho fatto quasi tutti i ruoli, destra, sinistra, davanti. L’anno scorso gol da terzino e gol da prima punta. Sono cose che ti danno quel qualcosa in più perchè ti permette di essere più flessibile. Per me avere quello spazio è una cosa che mi permette di sfruttare quelle caratteristiche”. Un percorso alla Zambrotta, con tutte le proporzioni del caso. Perché come l’ex terzino della Nazionale, anche Azzi è partito da ruoli più offensivi per poi piano piano scalare sempre più indietro. Più campo davanti a sé per lanciare la propria corsa, per dare sfogo alle sue lunghe leve e dritto per dritto percorrere il binario sulla fascia mancina. Simbolo di un Cagliari nuovo, con meno paura e più deciso a imporre il proprio gioco. Prossima stazione Reggio Calabria, la locomotiva rossoblù non vuole fermarsi, un giovane puledro che appena liberato il freno morde la rotaia con muscoli d’acciaio.
Matteo Zizola