Vanno, vengono, ogni tanto si fermano. Le nuvole di Fabrizio De Andrè, le nuvole della crisi da scacciare, nere come il corvo. Per far tornare il sereno si può aspettare che passino, oppure cambiare. Luogo, se si tratta di aspetti geografici, persone, se si tratta di nuvole metaforiche.
Non solo Semplici – Una diatriba che ha messo l’attenzione su una parte della rivoluzione, quella tecnica. Da Di Francesco a Semplici, dopo settimane di tentativi finché sbattere la testa contro il muro non ha prodotto altro che ulteriori ferite. Non c’è solo il cambio in panchina nella settimana che ha creato un nuovo Cagliari, l’ennesimo. C’è anche il cambio dietro la scrivania, quella del direttore sportivo. Stefano Capozucca però non è uomo da restare seduto in ufficio, è più persona da campo, da rapporti, collante che può risolvere quell’aspetto mentale più volte ribadito in conferenza stampa sia da lui che dall’allenatore che accompagnerà nella sfida salvezza. Un ritorno dopo i due anni coincisi con la promozione e la seguente salvezza assieme a Massimo Rastelli, un ritorno per compiere quel miracolo chiesto da una piazza che non l’ha dimenticato. La piazza alla quale “dare qualcosa dopo aver ricevuto tanto“, parole proprio di Capozucca. E quel qualcosa è una “salvezza che sarebbe come una nuova promozione”.
Niente mercato – Luogo comune vuole che un direttore sportivo sia croce e delizia delle trattative in entrata e in uscita. Eppure c’è dell’altro, ancora di più a Cagliari dove più che altrove il presidente ha la prima e l’ultima parola sul mercato. Un “altro” forse anche più importante degli acquisti e delle cessioni, un “altro” che appare essere mancato in questi mesi di crisi di risultati e di umore. Esperienza di calcio e di uomini al servizio di società e allenatore, perché come detto da Stefano Capozucca in persona “i giocatori non sono imbecilli”, traducibile con un sono consapevoli della difficoltà del momento e della necessità di uscirne quanto prima. La via però è, appunto, ricca di nuvole ed è difficile vedere il sole, Capozucca deve vestire i panni del padre che accompagna i figli verso la strada migliore per il loro futuro. Certo, il ruolo di per sé è monco, perché un direttore sportivo tout court non può che avere parola anche sul mercato, ma dopo i suoi saluti, da Rossi a Carta passando per Carli, difficilmente chi lo ha seguito ha avuto carta bianca. Più importante, almeno per Tommaso Giulini, l’aspetto da collante tra società, allenatore e squadra. Il saper toccare le corde giuste, il proteggere i giocatori dalle spinte esterne ma allo stesso tempo saperli richiamare alle loro responsabilità.
Il ritorno di Stefano Capozucca ricorda così a grandi linee l’arrivo di Marcello Carli, l’esperto navigatore che prende il comando delle operazioni quando la tempesta è al suo apice. Il Cagliari è in pieno occhio del ciclone, il nuovo direttore sportivo oggi come allora utile per trovare la rotta corretta verso la quiete. Senza dimenticare che, rispetto al toscano ora a Parma, Capozucca forse qualche consiglio sul mercato lo ha dato lo scorso gennaio, perché come detto da Tommaso Giulini “con Capozucca ci siamo sentiti parecchio quest’anno” ed è difficile pensare che abbiano parlato solo del tempo e del passato trascorso insieme. Il passato però non conta più, il futuro si chiama Crotone e una Serie A da mantenere.
Matteo Zizola