Restare positivi quando tutto ciò che pensavi di aver costruito con fatica crolla di fronte ai tuoi occhi non è semplice. Mesi di lavoro, altrettanti di parole intrise di fiducia verso il proprio gruppo, il bastone che lascia spazio alla carota con costanza settimanale: poi, all’improvviso, novanta minuti per mandare all’aria l’intero copione, per vedere la fiducia riposta nei tuoi uomini persa tra l’erba verde di San Siro. Claudio Ranieri è apparso giustamente arrabbiato a caldo, ma a freddo le analisi sul suo Cagliari devono essere più di testa che di pancia.
Altra faccia
Restare positivi non è semplice, si è scritto. D’altronde la sconfitta in Coppa Italia contro il Milan è arrivata non solo dopo una prestazione imbarazzante il cui risultato ne è solo la logica conseguenza, ma anche dopo due gare di campionato nelle quali è stato raccolto un solo punto contro due dirette concorrenti per la salvezza. Eppure non tutti i mali vengono per nuocere. Perché, in fondo, la debacle del Meazza può diventare utile se presa nel modo giusto. Se utilizzata per capire il reale valore del gruppo a disposizione di Ranieri nella sua interezza, per trarre insegnamenti su ciò che potrà essere la seconda parte di stagione e ciò che serve necessariamente per evitare che si trasformi in un incubo. Meglio prima che poi, in sostanza, meglio a inizio gennaio che più avanti, quando il tempo per lavorare lontano dal campo e per seguire la reazione dei giocatori coinvolti sarà abbastanza. Non troppo, ma comunque sufficiente per voltare pagina e provare a scrivere una storia diversa. Vero, un risultato positivo sarebbe stato sicuramente migliore di una sconfitta per 4-1 e nel modo in cui è arrivata, ovvietà . Così come raggiungere i quarti di finale di Coppa Italia – dopo che ci sono riusciti Frosinone e Bologna battendo a domicilio Napoli e Inter – un traguardo di prestigio che avrebbe oltretutto dato una nuova occasione per raccogliere minuti alle cosiddette seconde linee. Ma in un contesto che vede la seconda competizione italiana “apparecchiata” per le grandi, l’impegno infrasettimanale in mezzo a gare delicate per il futuro del campionato è storicamente vissuto come un fastidio. Insomma, volenti o nolenti una partita che rispecchia il concetto del “si può perdere”. Poi c’è il come, e quella è tutta un’altra faccenda.
Dubbi, certezze, dubbi
Non sono queste le gare da vincere, testa al Lecce, ci rifaremo, abbiamo ancora tempo, la corsa salvezza è più importante. Frasi fatte che ritornano ogni qual volta il Cagliari esce dalla Coppa Italia, cambiando soltanto la squadra che si affronta nella partita di campionato seguente. Per certi versi legittimo, ma contrario all’essenza stessa dello sport. Nel quale tutte le gare sono da affrontare per superare l’avversario, senza calcoli. Invece succede che la mentalità provinciale non porti al provare lo sgambetto, ma ad accontentarsi di una serata di gala senza essere gli attori principali ma solo dei comprimari. Anche contro non le seconde linee del Milan, come accaduto a San Siro, ché sarebbe capibile una sconfitta in una sfida riserve contro riserve, ma bensì contro i rossoneri con in campo ben quattro under 20 e un portiere con più del doppio degli anni rispetto a questi ultimi. Eppure, nonostante una mentalità deprecabile, Ranieri può guardare alla sconfitta anche come a una risposta ai suoi dubbi e soprattutto alle sue certezze. Un gruppo solido, un gruppo difficilmente migliorabile sul mercato, un gruppo che dà garanzie se non tecniche almeno di fedeltà e impegno. Invece no, tutt’altro. L’esempio principe, senza voler utilizzare il metodo del capro espiatorio, è quello di Jakub Jankto. Sul quale Sir Claudio non è esente da responsabilità nella scelta di riportarlo in Serie A, anzi. E sul quale le speranze di ritrovare quel giocatore determinante dei tempi di Udine e Genova sembrano ormai sparite. Nonostante l’occasione per dimostrare di poter essere ancora importante, buttata all’aria tra corse a vuoto senza mordente e una leggerezza tecnica non da palcoscenici di primo livello. E se per il duo difensivo esiste ancora l’alibi dell’adattamento – ma per quanto ancora? – meno alibi ci sono per un Deiola che ha smarrito l’utilità tattica e fisica tenendo invece vive le difficoltà tecniche. E anche per chi è entrato in una situazione di depressione generale e non ha fatto nulla per cambiare un minimo le cose. Come il solito Gastón Pereiro, il cui ingresso ha preso subito le sembianze della passeggiata serale e non quelle della ricerca di una rivincita personale dopo essere stato ignorato per tutta la prima parte di stagione, tranne lo scampolo di Udine.
Risposta Lecce
Il responso sull’effettiva importanza del crollo di San Siro, un classico intramontabile della Coppa Italia formato Cagliari, lo darà la trasferta di Lecce di sabato 6 gennaio alle ore 18 al Via del Mare. Perché un conto è aver preservato i titolari in nome della sfida fondamentale contro i pugliesi, un altro subire oltre il danno la beffa. Basta pensare al passato, come quando i rossoblù di Rastelli imbottiti di seconde linee e anche qualche giovane della Primavera persero contro la Sampdoria per 3-0 senza lottare e, nelle due successive gare di campionato, portarono a casa un punto da Pescara e uno 0-5 casalingo contro il Napoli. O la stagione successiva con Lopez alla guida, l’inopinata sconfitta all’allora Sardegna Arena contro il Pordenone – Serie C – alla quale seguirono i pareggi di Bologna e contro la Sampdoria in casa. Nello stesso anno un altro turno infrasettimanale a San Siro contro l’Inter fu l’occasione per far confermare la mentalità vista in Coppa, un 4-0 per i nerazzurri contro un Cagliari imbottito di riserve in vista della sfida decisiva contro il Bologna di pochi giorni dopo in casa poi pareggiata comunque 0-0. Discorso identico nel gennaio del 2020, sempre Inter al Meazza e sempre 4 gol subiti con le riserve in campo per preservare i titolari e poi pareggiare a Brescia per 2-2. Nel gennaio del 2021, quando il tramonto dell’esperienza Di Francesco era alle porte, la sconfitta in Coppa contro l’Atalanta anticipò quella casalinga contro il Milan e la successiva contro il Genoa a Marassi. E infine a Sassuolo nel 2022, ancora giovani e riserve per un 1-0 in favore dei neroverdi che precedette la gara – quella sì da vincere – contro la Fiorentina in casa, poi inevitabilmente chiusa con un pareggio. Insomma, vincere o almeno provarci aiuta a vincere e mantenere la positività , le debacle o le partite perse in partenza non sembrano aver mai dato l’abbrivio per un risultato da tre punti nella gara successiva ritenuta più importante. Anzi. Tocca a Ranieri e ai titolari che giocheranno a Lecce cancellare i dubbi, poi al mercato – prima in uscita poi in entrata – dare le sentenze per il futuro.
Matteo Zizola














