Nelle elezioni politiche spesso un singolo partito, pur avendo ampia maggioranza, ha bisogno di alleanze per poter formare un governo. Non basta essere forti come singoli, ma è necessario esserlo anche come collettivo e chi corre assieme al simbolo leader del gruppo deve superare la soglia di sbarramento. Una situazione che è ben presente nel governo offensivo del Cagliari di Claudio Ranieri, ancora alla ricerca di soluzioni che possano dare stabilità alla coalizione.
Storia
Gianluca Lapadula è il candidato presidente, leader indiscusso del partito del gol rossoblù. Diciassette le reti in Serie B, in testa alla classifica marcatori, ma non abbastanza per garantire la governabilità con vista Serie A. Perché se è vero che in alcuni casi chi ha avuto in rosa il capocannoniere del campionato ha poi raggiunto la promozione, in altri non è bastato. Il centravanti del Cagliari è, al momento, una delle diverse eccezioni che confermano la regola. Dal 2013-14, anno dell’introduzione dei playoff allargati a sei partecipanti, in più di un’occasione il vincitore del “Pablito” non ha potuto festeggiare contemporaneamente la promozione. Il primo proprio un sardo, quel Matteo Mancosu – fratello del Marco rossoblù – che nonostante le 26 reti all’attivo non riuscì a trascinare il suo Trapani in Serie A. Come accaduto la stagione successiva al trio da 19 gol formato dall’altro sardo Andrea Cocco assieme a Catellani e Granoche, con Vicenza, Spezia e Modena a mancare la promozione. Nel 2015-16 fu proprio Lapadula il principe del gol in cadetteria, 27 con la maglia del Pescara e Serie A colta attraverso i playoff. Promozione diretta e titolo di capocannoniere per Pazzini nel 2016-17 con l’Hellas Verona, così come gli anni successivi per Caputo – 27 reti con l’Empoli – per Donnarumma – 25 con il Brescia – e per Simy del Crotone nel 2019-20 con 20 a pari merito con Iemmello del Perugia, quest’ultimo senza conseguente promozione. Nelle ultime due stagioni identico capocannoniere, quel Coda ora in forza al Genoa che nel primo caso non festeggiò la Serie A nonostante i 22 gol e nel secondo riuscì a portare il Lecce nella massima serie con 20 reti all’attivo.
Fattore (non) decisivo
Dieci gol nel 2023, solo due in meno di Osimhen con il quale è l’unico ad aver superato la doppia cifra nell’anno solare tra Serie A e campionato cadetto. Numeri non sufficienti per Lapadula per garantire al Cagliari una posizione sicura nella griglia playoff e tantomeno la possibilità di lottare per i primi tre posti in classifica. D’altronde il numero nove rossoblù è stato protagonista di dieci degli ultimi quindici gol della squadra di Ranieri, il 66% sul totale con i soli Altare, Zappa e Mancosu a completare il quadro. Nessuno di questi parte dei partiti di minoranza della coalizione offensiva del tecnico romano. Nelle ultime dodici gare – dallla vittoria contro la Spal fino alla sconfitta contro il Parma – Lapadula ha messo a segno dieci reti, ovvero quante tutti gli altri attaccanti nella rosa del Cagliari nell’arco dell’intera stagione. Sei gol per Pavoletti, tre per Luvumbo e uno per Pereiro, mentre sono ancora fermi al palo i vari Falco, Millico e Prelec. Un attacco che dunque, tolto il capocannoniere del campionato, ha dimostrato di avere le polveri bagnate. E pensare che il solo Lapadula possa bastare per raggiungere l’obiettivo Serie A – nonostante gli ottimi numeri realizzativi – assomiglia più a un’utopia che a un sogno tramutabile in realtà.
Non solo Pavo
Non è un caso, d’altronde, che le prime due della classe non abbiano un bomber esclusivo, ma siano riuscite a dividere le reti su più bocche da fuoco. Il Frosinone a lungo dominatore della stagione ha in Mulattieri il proprio cannoniere con 12 gol, ma assieme a lui anche i 7 di Insigne e Caso e i 6 di Moro. In casa Genoa il detentore del Pablito Coda è fermo a 10, ma con Gudmonsson appena dietro con 9 e ben quattro giocatori con 4 reti, i vari Jagiello, Puscas, Salcedo e Dragusin. Anche il Bari terzo non ha nel solo Cheddira – 16 gol, uno in meno di Lapadula – il proprio terminale offensivo, ma gli affianca Antenucci (9) e Folorunsho (7). Il Cagliari vive in sostanza un problema simile a quello del Palermo, da una parte l’aspetto positivo di un numero 9 prolifico che garantisce un alto numero di reti – nel caso dei rosanero Brunori con 15 – dall’altro però la mancanza di un contributo sostanziale dagli altri elementi del reparto offensivo che, nel caso degli uomini di Corini, si ferma ai 4 gol a testa di Soleri e Di Mariano. Per Ranieri sarà dunque necessario ritrovare quanto prima il secondo partito della coalizione d’attacco del suo possibile governo con vista Serie A, quel Leonardo Pavoletti che ha dimostrato di poter essere la spalla ideale in termini realizzativi per Lapadula, ma non solo. Servirà anche un contributo da chi fino a oggi non è riuscito a incidere come nelle attese, da chi come Falco e Prelec è ancora fermo a quota zero o da chi come Luvumbo non segna ormai dal 27 novembre nella sfida di Frosinone. Perché avere il goleador principe del campionato può essere un fattore, il rientro di Mancosu un altro aspetto fondamentale, ma senza l’aiuto degli altri interpreti del reparto difficilmente si può andare oltre la vittoria di alcune battaglie e vincere la guerra. Troppo facile per gli avversari bloccare un solo uomo, ben più complicato dover tener conto di più pericoli assieme. Avere un attaccante da 17 gol è sì un fattore, ma a volte è meglio avere lo stesso contributo diviso in più giocatori. Lo conferma la classifica, la Lapadula dipendenza va curata il prima possibile.
Matteo Zizola