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Fabio Liverani | Foto Luigi Canu

Cagliari, il silenzio dopo il terremoto: l’arma a doppio taglio pre Reggina

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Silenzio, parla il campo. Questa la strada scelta dal Cagliari in una settimana che definire complicata sarebbe un eufemismo. Dalla sconfitta di Ascoli alla risoluzione con Mario Passetti, passando per la rottura con Stefano Capozucca, la sfida contro la Reggina di sabato 29 ottobre chiuderà il cerchio di una sei giorni non senza sorprese.

Sound off

Nessuna conferenza stampa della vigilia, bocche cucite e testa alla gara che vedrà i rossoblù ospitare alla Unipol Domus i granata di Filippo Inzaghi. Un silenzio per certi versi legittimo che, però, lascerà senza risposta le tante domande nate dagli avvenimenti delle ultime ore. Soprattutto quelle rimaste nell’aria dopo la quarta sconfitta stagionale ad Ascoli. Fabio Liverani lascerà dunque il microfono spento, salvato dal rischio di dover spiegare decisioni che poco hanno a che vedere con il suo lavoro sul campo. Resta comunque un silenzio che, senza entrare nei dettagli del terremoto societario, non permetterà di avere risposte ai quesiti messi sul tavolo dalla gara del Del Duca. Un peccato, ma anche un’occasione. Perché, in fondo, in una situazione come quella vissuta nelle ultime ore dall’ambiente Cagliari, lasciare che sia il calcio giocato a dare le proprie sentenze può essere la risposta migliore. Oppure un’arma a doppio taglio nel caso in cui dalla gara contro la Reggina non dovessero arrivare riscontri positivi sia in termini di punti – e di conseguenza classifica – sia in termini di prestazione.

Interrogativi

Fabio Liverani esce rafforzato o meno dall’esonero del direttore sportivo Capozucca? Il primo, quasi automatico quesito non riguarda l’aspetto sportivo, pur se per certi versi è collegato al campo. La discussione post Ascoli sarebbe infatti partita proprio dal rapporto tra prestazione e parole del tecnico a margine della sconfitta. L’allontanamento di Capozucca è un segnale forte di protezione dell’allenatore, protezione che potrebbe restare tale anche in caso di ulteriore passaggio a vuoto contro la Reggina. La scelta del nuovo direttore sportivo, infine, sarà indicativa del futuro proprio di Liverani, a maggior ragione se Meluso – uno dei papabili – dovesse arrivare in Sardegna per ricreare la coppia della doppia promozione di Lecce. Le vere domande però riportano l’obiettivo sul recente passato chiamato Ascoli. “Un’ottima gara”, almeno secondo il tecnico romano, e sarebbe stato importante capire se a freddo l’opinione sulla prestazione del Del Duca sia rimasta invariata. O se il tempo, tanto caro a Liverani, sia stato buon consigliere con meno generosità nelle valutazioni. Contro la Reggina si insisterà sul possesso palla marchio di fabbrica del tecnico romano? O piuttosto si cercherà di arrivare con più velocità al dunque, leggasi alla porta avversaria? Gli ultimi minuti di Ascoli con il 4-2-4 – e alcuni giocatori in posizioni diverse dal solito – serviranno da apripista per novità tattiche? O si continuerà sulla stessa falsariga delle precedenti partite? E, infine, i responsi del campo sulle prestazioni individuali lasceranno spazio a conseguenze nelle scelte o verranno confermati gli stessi uomini a prescindere da quanto visto anche e non solo ad Ascoli?

Attacco

“Non voglio che la squadra lo viva come un problema”, così Liverani alla vigilia della sfida contro l’Ascoli in merito alle difficoltà offensive. I gol latitano, le occasioni nitide pure. Certo, contro i bianconeri di Bucchi i dati hanno descritto una situazione meno pessimistica, ma non va dimenticato che i tiri verso la porta di Guarna sono arrivati tutti negli ultimissimi minuti, quelli di un assalto frutto più della disperazione che del ragionamento. Così come le reti contro il Brescia – Luvumbo – e contro l’Ascoli – Pavoletti – sono frutto di errori altrui tali e quali quelli di Radunovic che hanno permesso il doppio vantaggio bianconero. Le difficoltà si trascinano da tempo, basti ricordare la gara di Genova e quelle casalinghe contro Bari e Venezia, ma Liverani ha fatto spallucce derubricando il tutto al momento e alla sfortuna dei suoi attaccanti. La domanda sulla gestione della fase offensiva dovrà portare risposte fin dalla partita contro la Reggina, non solo in termini di cinismo, ma più che altro in termini di pericolosità nell’arco di tutti i novanta minuti. Il calcio, lo ha insegnato Ascoli, vive di episodi, ma per portarli dalla propria parte è fondamentale creare i presupposti perché ciò accada. Tradotto, aumentare la presenza nell’area avversaria e ridurre la prevedibilità nello sviluppo della manovra. Al contrario, come accaduto in questo primo scorcio di stagione, per gli avversari diventa facile gestire l’avversario chiamato Cagliari. Chiudersi, aspettare il momento buono, colpire.

Matteo Zizola

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