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Cagliari, il realismo di Ranieri: un messaggio a squadra e ambiente

Il tecnico del Cagliari Claudio Ranieri | Foto Valerio Spano
Il tecnico del Cagliari Claudio Ranieri | Foto Valerio Spano
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C’è nell’arte, nella letteratura, nella scienza, c’è quello politico. Ma il realismo ci può essere anche nel calcio. “Io so che mi salverò all’ultima partita, all’ultimo secondo, come siamo venuti su“. Claudio Ranieri nell’ultima conferenza stampa ha dettato il manifesto della corrente del suo Cagliari. Senza mezzi termini, dritto al punto, come ogni dichiarazione di intenti e idee che si rispetti. Un messaggio all’ambiente, ma soprattutto a una squadra che ancora cerca la sua dimensione.

Umiltà

Calarsi nella Serie A, capirne dinamiche e richieste. Il Cagliari è sembrato aver bisogno di tempo per comprendere, con la guardia che spesso si è abbassata per istanti fatali nelle prime otto giornate di campionato. A Salerno le prime avvisaglie di una squadra differente per intensità e per voglia, bruciata però dalla crudeltà degli episodi nei momenti caldi della partita. Ma anche un pomeriggio in cui il tecnico è sembrato fare delle scelte che hanno da una parte sorpreso e dall’altra rispettato quanto detto pochi giorni prima: “Ho tanti attaccanti, ma sceglierò chi corre, lotta e non si ferma mai“, aveva detto prima della gara contro i granata. Detto, fatto. La rinuncia al peso in area di rigore di una prima punta, lo spazio a giocatori di gamba più che a quelli che negli ultimi sedici metri ci hanno costruito una carriera, è diventato realtà. Un concetto confermato seppur con parole diverse, a due giorni dalla gara con il Frosinone con l’introduzione al proprio manifesto realista, a descrivere il proprio credo e quello che questo non permette: “Possibili malumori di chi gioca meno? Peggio per loro. Io devo fare delle scelte per il bene del Cagliari. Loro si impegnano, lottano. Se c’è qualcuno che molla non fa parte del nostro modo di pensare“. Una risposta senza tentennamenti, figlia di quel pragmatismo a cui il tecnico testaccino ha sempre dichiarato di ambire sin dal suo ritorno in Sardegna. E che ha richiamato a quel sentimento di umiltà che non può essere secondario nel percorso degli isolani.

Pazienza

Che il massimo campionato fosse un’esperienza diversa rispetto a quella della Serie B non era un mistero. Né prima, né dopo le prime nove giornate. Le sconfitte però hanno fatto breccia nell’animo e nella testa di un’ambiente che negli ultimi anni ha visto il suo entusiasmo scemare prima e poi, quasi improvvisamente, poter rigonfiare il petto per il ritorno nel mondo a cui crede di appartenere. E che ora ha paura di dover riprendere una corsa tra le montagne russe, sperando che queste non terminino con un nuovo salto nel vuoto. Emozioni da rispettare, comprendere, ma che Ranieri da dopo la sosta sta cercando di modellare, per trasformarle in quel soffio di vento che può aiutare la squadra a correre più veloce. Senza nascondere i limiti che la squadra ha dimostrato di avere, senza omettere i possibili passi falsi o le sofferenze del caso. Guardare in faccia la realtà, anche se cruda, per trovare la voglia e la forza per non farsi sopraffare dal succedersi degli eventi ma esserne attori protagonisti. Con modestia e con fame, sul terreno di gioco e oltre. Il messaggio è uno solo, i destinatari molteplici. Solo il tempo e i risultati diranno però se il realismo sarà la corrente giusta da seguire per restare in Serie A.

Matteo Cardia

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