Una stagione culminata con il pareggio di Venezia, specchio perfetto di una retrocessione tutt’altro che inevitabile ma meritata sul campo e non solo. Il Cagliari lascia la Serie A dopo un campionato fatto di tanti bassi e pochi alti, tutti racchiusi in quel filotto della prima parte del girone di ritorno che aveva fatto pensare a un finale diverso. Dal punto di vista individuale sono stati pochi a salvarsi, anche se guardando alle prestazioni è più la squadra nella sua interezza ad aver mostrato limiti strutturali piuttosto che i giocatori come singoli. Di seguito vi proponiamo il pagellone di fine anno, con il voto e, tra parentesi, la media delle valutazioni date per ogni singola partita. Da Cragno ad Agostini, ecco come abbiamo visto la stagione di tutti i protagonisti rossoblù.
Cragno 6,5 (6.09): gli Europei vinti dall’Italia vissuti da casa sono stati una scottatura che ha inciso nella prima parte di stagione, ma con l’arrivo del 2022 anche l’Uomo Cragno è tornato se stesso. Atalanta, Torino, Spezia e Milan prestazioni da portiere di livello assoluto, ora dopo la seconda retrocessione in rossoblù potrebbe arrivare il passo d’addio.
Radunovic 6,5 (6.17): tre presenze per confermare che la porta rossoblù è al sicuro anche in caso di cessione del suo collega. L’esordio contro il Milan rivedibile, ma sono suoi i due punti contro Verona e Fiorentina, quest’ultima una delle gare del rimpianto con un pareggio buttato nel finale. Il Cagliari potrebbe ripartire da lui tra i pali.
Aresti SV (-): zero presenze per il terzo portiere rossoblù.
Caceres 5 (5.38): arrivato da svincolato negli ultimi giorni di mercato, sembrava poter essere l’uomo giusto per duttilità ed esperienza. La sua avventura in rossoblù dura poco, il tempo di un’epurazione in diretta nazionale e qualche picco come il gol contro la Sampdoria, in mezzo a prestazioni non da ricordare. Uno dei simboli di una programmazione lasciata al caso.
GodÃn 4,5 (5.23): di faraonico era rimasto soltanto l’ingaggio, anche se non si ricordano pistole puntate alla tempia della società per averlo. Penalizzato dalla difesa a tre e dai viaggi con la Celeste, il suo rendimento è stato tra il mediocre e il pessimo, anche se la chiusura del rapporto con toni burrascosi si sarebbe potuta evitare.
Walukiewicz 5,5 (5,5): bisogna tornare indietro alle prime giornate per parlare del suo campionato. Male con Spezia ed Empoli, meglio nelle altre apparizioni. Il problema che lo ha tenuto fuori per il resto della stagione ha tolto al Cagliari un elemento che sarebbe potuto essere utile.
Ceppitelli 5,5 (5.75): difficilmente quando utilizzato ha fallito, ma tra problemi fisici e contratto in scadenza il suo apporto non è stato di quelli da sottolineare. Potrebbe aver chiuso la sua esperienza in rossoblù come l’aveva iniziata, con una retrocessione ancora più dolorosa della precedente.
Altare 7 (6.13): se si esclude l’esordio lampo – con errore – contro il Venezia e il naufragio generale di Udine, l’ex Olbia è senza dubbio la sorpresa del campionato del Cagliari. Entra in gioco per le assenze nel reparto e da quel momento diventa una certezza. L’oscar per il ruolo da eroe di Salerno nel film salvezza resta sospeso per colpe non sue, ma resta comunque uno dei pochi a poter guardare alla propria stagione con il sorriso.
Carboni 6 (5.76): appaio e scompaio, l’illusionista di Tonara sembra sempre sul punto di esplodere per poi tornare in panchina senza apparenti motivi. Sembra un veterano pur con la giovane età che viene fuori nel percorso fatto di alti e bassi. Il salto di qualità atteso è solo rimandato, il Cagliari non può che ripartire da lui.
Lovato 6,5 (6): simbolo dell’illusione che sembrava poter dare una salvezza tranquilla, porta freschezza e personalità in una difesa in gravi difficoltà fino a quel momento. Contro la sua Atalanta l’apice del suo periodo in rossoblù, la discesa improvvisa tra Verona e Salerno gli costa il posto nelle ultime due gare chiudendo da riserva senza avere prove d’appello.
Goldaniga 6 (6): altro innesto di gennaio che porta il Cagliari a una risalita improvvisa, come d’altronde la sua titolarità che presto sparisce tra infortuni e la debacle di Udine a segnare il passo. Meritava un altro finale rispetto a quello anonimo da attore non protagonista.
Obert 6,5 (6.38): l’esordio di Firenze aveva dato buoni segnali, poi sempre contro i Viola e contro l’Atalanta si erge a protagonista con prestazioni importanti. Sbaglia a Empoli e da lì in poi la sua giovane età diventa causa e conseguenza del ritorno tra panchina e Primavera. Altro ragazzo da cui ripartire in Serie B.
Zappa 5,5 (5,44): inizia da titolare quasi indiscusso, poi la crescita di Bellanova lo costringe al ruolo di comparsa. Rispetto alla passata stagione ci si sarebbe attesi un miglioramento, ma solo nella gara casalinga contro la Fiorentina gioca sopra la sufficienza. Il resto è un costante senza infamia e senza lode, anche se il segno meno supera quello più nella bilancia totale.
Bellanova 6,5 (5,84): non ha mezze misure il ragazzo scuola Milan. O travolge chiunque provi a fermarlo sulla sua fascia oppure sbaglia completamente la partita. Ha un periodo d’oro che spinge il Cagliari innalzandosi a tema nazionale, la flessione finale attenua la bellezza di una stagione comunque per lui positiva. Di certo rispetto all’esordio contro il Genoa ha fatto passi da gigante.
Lykogiannis 5,5 (5.48): giocare con la Spada di Damocle del silenzio alla voce rinnovo contrattuale non dev’essere facile, lui si arma di professionalità e prova a fare il suo. Che, va detto, non è granché – mancano i gol della passata stagione – ma comunque meglio di chi gli ha preso il posto durante l’anno. In B potrebbe fare la differenza, da capire la volontà sua e della società per il futuro.
Dalbert 4,5 (5.43): la domanda è se davvero abbia mai creduto al compito a cui è stato chiamato o se si sia sentito catapultato per sbaglio in una realtà troppo complicata. Il risultato è che l’unica prestazione di livello la fa praticamente da seconda punta, mentre nel suo ruolo di esterno è difficile stare dietro a errori e amnesie. Spesso irritante, anche l’esperimento da mezz’ala porta pochi benefici e tante domande sul perché sia stato portato in Sardegna.
Rog 6 (5.75): sufficienza di stima dopo un anno di calvario. Il suo ritorno è una boccata d’ossigeno, ma il passo non può essere quello dei tempi migliori e lui non può essere il salvatore della patria che arriva dal nulla. È il nome in copertina del libro “chissà cosa sarebbe successo se”, ora il dubbio è sul futuro. Riconoscenza verso chi lo ha aspettato o addio verso i livelli che merita?
Nández 5,5 (5.73): uno dei pochi a salvarsi degli uomini di grido della rosa, ma tra problemi personali, bizze e infortuni il suo apporto non è quello atteso. Il rapporto tra aspettative e resa sul campo non lo premia, ma andando a vedere le singole prestazioni alla fine ha sbagliato solo quella casalinga contro l’Udinese. Resta la prima retrocessione in carriera e la prima stagione senza gol all’attivo.
Deiola 6 (5.48): il centrocampista di San Gavino, guardando alle singole prestazioni, difficilmente raggiungerebbe la sufficienza. Eppure merita un sei pieno per quei gol decisivi anche se alla fine inutili per il risultato finale. Tre punti regalati dalle sue incursioni contro Sampdoria, Torino e Sassuolo non sono poco. Certo, restano i limiti tecnici e un cuore che a volte lo ha tradito con un peso eccessivo sulle spalle, ma nel complesso le sue colpe sono davvero poche.
Grassi 6,5 (5.73): fatica a entrare in forma, ma quando i giri del motore vanno a regime diventa importante per l’equilibrio in mezzo al campo. Sbaglia alcune gare, a volte è forse troppo scolastico, ma non si può dimenticare che è sacrificato sull’altare del regista che manca in rosa e, dopo un rodaggio fisiologico, non fa affatto male. Resterà in Sardegna?
Marin 5 (5.64): mezzo punto in meno per il rapporto tra aspettative e realtà . Il suo più grande difetto è la fragilità mentale, quando il gioco si fa duro lui manca. Discontinuo, l’approccio alla stagione prometteva con i tanti assist un salto di qualità mai arrivato. I sussulti contro Atalanta e Sassuolo sono lampi nel buio di un giocatore al momento né carne né pesce. La sensazione è che salutata la Sardegna potrebbe esplodere, anche se la cessione è tutt’altro che certa.
Strootman 4,5 (5.39): un video di presentazione che prometteva scintille, poi le uniche viste in Sardegna sono quelle di un ginocchio che non ha dato tregua. Sarebbe dovuto rientrare a febbraio, la realtà invece parla di un ultimo assaggio a Verona a novembre e poi nulla più. Quando gioca ha il freno tirato, vittima dei problemi fisici e di una condizione mai arrivata. Uno dei tanti errori del presidente.
Baselli 6 (5.94): chi lo avrebbe mai detto, piccoli e continui infortuni non gli hanno permesso di dare una mano quanto avrebbe voluto e dovuto. Eppure la sua carriera era lì a dirlo, invece a gennaio è stato comunque regalato a Mazzarri per poi giocare poco o nulla. Benissimo contro il Napoli, bene l’impatto a Salerno, il resto sono pochi minuti e pochi acuti. Misteriosa la sparizione sia con l’ultimo Mazzarri che a Venezia, quando la sua tecnica avrebbe potuto dare una mano.
Kourfalidis 6 (6): due spezzoni nei quali fa vedere cose interessanti e mette il proprio nome tra i giovani da cui ripartire. Se resterà con la testa sulle spalle sarà destinato a ottime cose.
Faragò SV (6): entro, manco un gol, vinco e saluto. Rientra con la Sampdoria dopo mesi ai box, il giorno stesso parte per Lecce. Magari non avrebbe fatto la differenza in campo, ma uno come lui nello spogliatoio serve sempre. Ora tornerà in Sardegna, in B potrebbe rilanciarsi.
Oliva SV (5.5): tante parole, pochi fatti. Vorrebbe giocare di più, va altrove e comunque gioca poco. In Sardegna pochissime occasioni, qualche spezzone e una parte di gara contro la Juventus non trascendentale.
Pavoletti 5 (5.67): cercasi uomo salvezza disperatamente. Il livornese, solitamente decisivo quando conta, manca la chiamata nel finale decisivo. Il suo gol contro l’Empoli sembra poter raccontare una nuova edizione del Pavoloso del destino, invece da lì in poi si spegne per non ritrovarsi più.
Joao Pedro 6,5 (5.82): sia maledetta la maglia azzurra, questo sembra il pensiero comune confermato dai numeri. La flessione non appena il suo nome ha fatto capolino per l’Italia è stata evidente, ma non si può non considerare che aver tirato la carretta da solo per tanti mesi abbia avuto un certo peso. I suoi gol non portano tantissimi punti, eppure sono lì a testimoniare la sua importanza. Le lacrime di Venezia potrebbero essere le ultime versate in Sardegna, a meno che non decida di giurare fedeltà e riportare – ancora una volta – il Cagliari in alto.
Keita 5 (5.48): sarebbe dovuto essere la ciliegina sulla torta, il problema è che proprio la torta non si è rivelata delle migliori. L’inizio è promettente, fino all’acrobazia contro il Sassuolo che resta l’apice della parabola in rossoblù. Da lì in avanti, tra Coppa d’Africa e utilizzo con il contagocce, sparisce sia virtualmente che nei fatti. Non solo per colpa sua, anche perché quando chiamato in causa dal primo minuto contro il Sassuolo – ancora loro – il Cagliari vince. Coincidenza?
Pereiro 6 (5.79): per il Tonga vale lo stesso discorso fatto per Deiola. Il quadro generale lo vede alla voce incompiuti, ma se si guarda nel dettaglio i suoi gol sono quelli che tengono in piedi il discorso salvezza. Al contrario di altri a lui basta sbagliare mezza partita per finire indietro nelle gerarchie, il suo utilizzo limitato contro il Venezia all’ultima giornata è lo specchio della contraddizione che il giocatore rappresenta. Bologna, Atalanta, Napoli sarebbero potute essere le partite da eroe come quella contro il Parma, invece sparisce nel finale senza motivo.
Farias SV (5.25): il brasiliano è la cartina di tornasole della confusione del progetto. Separato in casa, finisce per raccogliere quattro presenze pur con il foglio di via in mano da presentare a dicembre. Alzi la mano chi si ricordava di lui tra quelli scesi in campo. Ingiudicabile.
Ceter SV (SV): uno spezzone alla seconda giornata e poi spola tra infermeria e Primavera. Senza incidere nemmeno con i giovani quando chiamato in causa.
Gagliano SV (SV): torna a gennaio dal prestito avellinese e non ci sono risposte alla domanda del perché sia stato richiamato.
Simeone SV (SV): minuti finali contro lo Spezia alla prima giornata, poi volo verso Verona a farsi rimpiangere con 17 gol in campionato. Stagione da 9, ma con il giallo al posto del rosso da abbinare al blu.
Semplici 5 (5.5): tre partite sono davvero poche per giudicarlo, ma un punto in due scontri diretti casalinghi pesa come un macigno quando la salvezza non arriva per una sola lunghezza. Senza considerare che la stagione è stata preparata con lui alla guida e la condizione fisica deficitaria vista fino a gennaio non può che avere lui come responsabile.
Mazzarri 4,5: media tra quanto fatto per gran parte della stagione – andata inclusa – e quel filotto positivo che aveva illuso sui suoi poteri taumaturgici. Invece con l’arrivo della crisi non è riuscito a cambiare squadra e se stesso, insistendo sugli stessi uomini e lo stesso canovaccio tattico. La gestione mediatica, gli alibi, l’egocentrismo lasciando la squadra senza protezione pur di salvare se stesso e il proprio nome sono le colpe principali. Alla fine pur se subentrato ed esonerato, meno di un punto a partita in 32 panchine è davvero un bottino senza scuse accettabili.
Agostini 5,5: senza dubbio il meno colpevole dei tre allenatori, chiamato per l’impresa e per salvare la faccia di una società che si è affidata alle bandiere storiche senza ricevere il risultato sperato. Alla fine sono 2 punti in 3 partite, quando il calendario e le congiunzioni astrali avrebbero dovuto portarne almeno 4. L’ultima a Venezia lo vede entrare tra i colpevoli nonostante tutto, con una gestione della gara e dei cambi fallace. Ora di nuovo la Primavera, da capire con quale spirito.
Matteo Zizola














