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Alessandro Deiola in Cagliari-Venezia | Foto Gianluca Zuddas.

Cagliari, il nodo del play: la qualità sacrificata per un equilibrio (precario)

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“Una vita da mediano, con dei compiti precisi, a coprire certe zone, a giocare generosi. Lì sempre lì. Lì nel mezzo”, cantava Luciano Ligabue nel 1999. Proprio la vita da mediano non sta (per ora) giovando ad Alessandro Deiola in questo difficile inizio di stagione cadetta del Cagliari. Il numero 14 rossoblù, nonostante abbia ricoperto più volte in carriera quel ruolo, ha mostrato nell’ultima partita contro il Venezia evidenti limiti tecnici nelle vesti di direttore d’orchestra, in particolare per scelte di giocata e velocità di pensiero.

Equilibrio precario e la mancanza di qualità

L’inizio di campionato di Deiola ha sicuramente deluso le aspettative, non solo per le prestazioni, ma soprattutto per una posizione – quella da mediano – che mister Liverani continua ad affidargli nonostante tale scelta si sia rivelata (per ora) concettualmente sbagliata. Ciononostante il tecnico rossoblù va avanti imperterrito per la sua strada e, nel suo pretoriano ai tempi del Lecce, vede un porto sicuro dove far attraccare la palla nel momento della prima impostazione. Tuttavia, è proprio qui che l’idea di Liverani fa i conti con la dura realtà. Nell’esperienza comune in Salento, Deiola aveva sì un compito da “falso regista” (nonostante la presenza in rosa di giocatori di ruolo come Petriccione o l’ex rossoblù Tachtsidis) ma non le chiavi della manovra (che al Lecce in B era molto più corale e di qualità rispetto alla presenza dei singoli). Una differenza non di poco conto tra ruolo effettivo e compiti tattici, un malinteso che ha portato il castello di Liverani a crollare letteralmente sotto i colpi di un Venezia cinico e feroce, ficcante in contropiede determinando il disastro cagliaritano. La scelta dell’allenatore, nella sfida contro i lagunari di Javorcic, è stata quella (un po’ a sorpresa) di sacrificare la qualità tecnica e di palleggio di giocatori come Viola (provvisoriamente sparito dai radar di Liverani) e Makoumbou (che il perno lo può fare ma che spesso si innamora eccessivamente della palla quando viene pressato) in nome di un equilibrio operaio un po’ vecchia maniera che ha solamente portato ad una manovra alquanto prevedibile, lenta e di facile (fin troppo) lettura per gli avversari. Nel nome di Deiola, si è vista quasi da subito la difficoltà nel dare una sterzata al gioco. Difatti ogni qual volta riceveva palla, il centrocampista, proprio per la mancanza di tempi e per l’essere stato schierato in un ruolo non suo, non ha quasi mai guardato in avanti alla ricerca del movimento ad attaccare la profondità di uno dei due trequartisti (Mancosu o Pereiro) o della punta (Pavoletti) o, in alternativa e in fase di inserimento offensivo, di un centrocampista (Rog o Nandez). La conseguenza di ciò è che la manovra rossoblù ne ha risentito a lungo andare nel corso della contesa. Troppi passaggi all’indietro oppure per i laterali Zappa e Barreca (il Cagliari, che ha la maggior percentuale di passaggi del torneo con l’85,3% medio, ne fa – secondo un recente rapporto del Cies – il 14,9% verso i difensori e addirittura il 55,6% sui laterali, mentre in avanti soltanto il 29,5%), un nuovo (e continuo) iniziare la manovra – con azioni potenziali d’attacco sfumate – e un possesso palla, sempre caro a mister Liverani e al suo modo di intendere calcio, spesso sterile e per nulla pericoloso.

Avanti con la mediana operaia oppure si va a tutta sulla qualità?

Il momento del Cagliari è indubbiamente complicato, c’è del malcontento per una partenza col freno a mano tirato e che per ora non vede la squadra azionare le marce alte e con una classifica che vede i rossoblù lontani 5 punti dalla vetta e (al momento) fuori persino dai playoff. Dopo il Venezia, venerdì 7 ottobre a Marassi ci sarà quella che con ogni probabilità è “la super sfida” per eccellenza di questa stagione a tinte rossoblù tra Genoa e Cagliari. Resta da chiedersi se Liverani, nonostante la rosa importante e di qualità degli avversari, continuerà a puntare su un centrocampo meno dinamico e più operaio, dedito maggiormente al recupero palla e alla difesa della stessa oppure per un reparto tutta qualità e spregiudicatezza (magari col ritorno di Makoumbou dall’inizio o anche con la tentazione di inserire il congolese insieme a Viola come ad inizio stagione). È ancora presto per avere delle indicazioni in tal senso, ma il tempo passa e il margine d’errore per esperimenti tattici è sempre più sottile. E questo la B lo concede fino a un certo punto.

 Fabio Loi

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