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Cagliari, il mercato rock stona con l’età media

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Rispetto a una stagione fa i rossoblù hanno ringiovanito la rosa, ma l’età media della squadra titolare non scende, anzi.

Una campagna acquisti portata avanti con due capisaldi, rinforzare e ringiovanire la squadra. Eppure, nelle prime due partite di Serie A, l’età media del Cagliari è risultata essere la seconda più alta, dietro soltanto alla nuova Juventus di Maurizio Sarri. Nonostante siano arrivati ben quattro classe 1995 (Nandez, Rog, Simeone e Mattiello), un 1999 (Pellegrini) e un 2000 (Walukiewicz), in sostituzione di un 1982 (Srna), un 1984 (Padoin), un 1990 (Farias), un 1993 (Pajac) e un 1997 (Barella). Poi anche Nainggolan (’88), Olsen (’90), Ragatzu (’91) e Pinna (’97): tranne gli ex Roma (compreso Pellegrini), arrivati in prestito secco, gli altri acquisti sono frutto del cambiamento di rotta da parte del club rossoblù, deciso a investire su calciatori di prospettiva per un progetto più a medio-lungo termine. Ciò nonostante, numeri alla mano, l’età media della squadra è più alta dello scorso campionato: 28 anni contro i 27,8 della passata stagione (dati Transfermarkt). Due decimi che però diventano dieci – ossia un punto, quindi 27 (anni) – se si torna indietro di un altro campionato, ossia al 2017-18, quando sulla panchina rossoblù non c’era ancora Rolando Maran ma il duo Rastelli-Lopez.

Per i più critici tutto dipende dalla tendenza del tecnico trentino di puntare su calciatori esperti, piuttosto che dare fiducia ai giovani. Un qualcosa che riporta ai tempi del Chievo che, durante la gestione Maran, fu la squadra con l’età media più alta di tutta la Serie A: nel 2017-18 il dato è di 30 anni tondi, addirittura 31,3 nel 2016-17 e 30,5 nel 2015-16. In realtà, nella formazione titolare contro l’Inter solo quattro undicesimi avevano più di 30 anni, con tutto il trio difensivo Pisacane-Ceppitelli-Klavan, oltre a Nainggolan. Per il resto spazio alle forze fresche, anche se a molti ha fatto storcere il naso il cambio finale Cigarini-Ninja, dopo l’ingresso di Castro per Pisacane. È ovviamente presto per saltare a conclusioni affrettate: due sole gare non sono sufficienti a dare un giudizio, ma è evidente che la tendenza maraniana a puntare sui senatori si fa sentire anche in questa prima parte di stagione. Anche se sono tanti i giovani a scalpitare, da Pinna a Oliva, passando per Walukiewicz. Tutti reduci da un’estate positiva, tanto che l’ex Olbia si è guadagnato il rinnovo fino al 2022. Chissà quanto spazio avranno nelle prossime giornate, con il club che ha scommesso – soprattutto economicamente – su di loro. Se Maran ha deciso di lasciar partire i vari Han (’98), Despodov (’96) e Romagna (’97), significa che questo Cagliari può fare a meno della loro esuberanza, messa in mostra durante le settimane di ritiro. Soprattutto dal bulgaro, andato in prestito allo Sturm Graz solo durante l’ultimo giorno di trattative, probabilmente dopo essersi definitivamente convinto che per lui spazio non ce ne sarebbe stato.

Eppure le partenze del coreano e dell’ex Cska Sofia hanno privato il reparto offensivo della famosa quinta punta, con il lungodegente Pavoletti fermo per diversi mesi e con la sua pesante responsabilità di principale bocca da fuoco rossoblù da dividere tra il Cholito Simeone (che durante la presentazione alla stampa ha chiarito – qualora ce ne fosse bisogno – di aver caratteristiche ben diverse rispetto al livornese) e Joao Pedro (’92), che attaccante non è ma che lo sta diventando, con tutti i pregi e difetti di un calciatore duttile che cerca di adattarsi a un ruolo non suo. In panchina siedono Birsa (’86), Ragatzu (’91) e, soprattutto, uno sfiduciato Cerri (’96), oramai diventato capro espiatorio della scarsa capacità realizzativa rossoblù e che Maran dovrà essere bravo a recuperare alla causa. Anche perché il Cagliari ha bisogno dei gol del suo attacco e, volendo riciclare un adagio pensato per definire l’amore, nel calcio “il gol non ha età”.

Francesco Aresu