“Alcune volte dovrebbe essere più riflessivo, ma se gli chiediamo quello perde la sua imprevedibilità, e questo potrà apprenderlo soltanto giocando. Per ora è così, va a corrente alternata, ma è una bella pedina da avere ogni volta”. Così diceva Claudio Ranieri lo scorso 6 aprile, alla vigilia della sfida contro l’Atalanta. Tema della discussione uno Zito Luvumbo che è sembrato riaffiorare nell’ultimo periodo. E che ancora una volta, a gara in corso, ha fatto la differenza per il Cagliari come aveva abituato in passato.
Carta vincente
Contro il Verona era stato un cambio tattico a favorire la crescita all’interno della gara dell’angolano. L’ingresso di Viola e l’uscita di Shomurodov avevano fatto crescere le responsabilità offensive di Luvumbo, capace di lasciarsi più volte alle spalle Tchatchoua e di andare vicinissimo al gol con un tiro più da futsal che da calcio a 11 che solo la grande reattività di Montipò aveva negato. Come più volte accaduto in stagione, dopo una titolarità Ranieri ha deciso per un passo indietro nelle gerarchie del giocatore nella gara contro l’Atalanta, quando in tanti si aspettavano il classe 2002 in campo dal primo minuto. Una scelta che ha trasformato ancora una volta Luvumbo in un generatore di energia e pericoli. Non perfetto dal punto di vista stilistico, a volte imprevedibile pure per sé stesso, l’esterno offensivo rossoblù ha però confermato che sul mercato libero dell’energia è il giocatore che propone l’offerta migliore, almeno per quanto riguarda la lotta salvezza. Perché nella mezz’ora in campo esatta contro la squadra di Gasperini, prima ha acceso ulteriormente il pubblico con una botta dalla distanza che ha impegnato severamente Carnesecchi. Poi, poco più tardi, con la sterzata e il cross con il mancino ha messo Viola nelle condizioni di colpire e portare il Cagliari sul 2-1 che è poi valso tre punti pesanti nella lotta per la permanenza in A. Un pacchetto completo che già in occasioni precedenti aveva dimostrato la sua affidabilità.
Schema
Dopo l’impatto da autentico trascinatore nonostante la carta d’identità calcistica parlasse di un debuttante in massima serie, Ranieri alla ricerca anche di soluzioni differenti, ma forse anche per togliere pressioni dalle spalle del ventiduenne rossoblù, aveva scelto di alternare la titolarità alla partenza dalla panchina. Riproponendo lo schema già osservato in Serie B, con ingressi a gara in corso particolarmente efficaci come quello contro il Parma nella semifinale d’andata dei playoff. Una scelta che ha preso più piede soprattutto dopo la Coppa d’Africa, quando Luvumbo ha lasciato la Sardegna per raggiungere la propria nazionale in Costa d’Avorio. Prima della partenza verso Abidjan le gare da titolare per il nativo di Luanda erano state dieci su diciotto partite a disposizione. Le ultime quattro sfide avevano dato già un indizio su decisioni ed effetti: tutti match giocati da subentrato, con lo zampino messo sulla vittoria contro il Sassuolo per 2-1 con l’assist per Lapadula e per il cross da cui era nata la rete in rovesciata di Pavoletti. Dal ritorno sull’Isola, tenendo conto anche dell’infortunio patito durante la gara contro l’Empoli, il conto tra partenze da titolare e dalla panchina è in perfetto equilibrio a quota 3. Gli effetti sono stati positivi soprattutto contro il Napoli, con il gol del pari a tempo ormai scaduto dopo oltre 90’ in campo, e nelle ultime due sfide con Verona e Atalanta. Gara quest’ultima, in cui Luvumbo ha confermato il “vizio” dell’assist da subentrato: quattro quelli fatti registrare in stagione, tutti arrivati dopo una partenza dalla panchina. Quasi a sottolineare la preferenza per il noi, più che per l’io, quando alla squadra intera serve un guizzo in più. Forse il passo più importante per l’angolano da quando entrato nel mondo del calcio dei grandi. Un segnale di maturazione che Ranieri osserva con il sorriso, complice il momento di una stagione ancora tutta da decidere.
Matteo Cardia














