Argentina, Russia, Spagna. Non un triangolare tra nazionali, piuttosto i campionati da dove arrivano risposte alla richiesta di aiuto da parte del Cagliari. Tra chi ha la liquidità, ma non il fascino, e chi ha il fascino, ma non la liquidità. Punto centrale è Diego Godín, al secolo il Faraone.
Oltreoceano
In principio fu il Talleres, quando ancora il direttore sportivo rossoblù Stefano Capozucca non aveva usato il centrale uruguaiano come esempio di ciò che non si potrà ripetere. Il club argentino ha sondato la possibilità che Godín possa tornare in Sudamerica, lo ha fatto con il suo allenatore Medina, amico del Faraone. Interesse che però il capitano della Celeste ha rispedito con il sorriso al mittente perché, d’altronde, “voglio rimanere competitivo”, senza dimenticare l’aspetto economico. Il centro della questione, il punto di rottura di un equilibrio che sembrava inscalfibile è infatti lo stipendio del difensore uruguaiano. Tre milioni e mezzo per le prossime due stagioni che pesano come un macigno sul bilancio del Cagliari. E da qui la possibile cessione, ma soprattutto l’interesse che la vicenda Godín ha suscitato laddove è più conosciuto, ma non solo. Dopo il Talleres anche il Boca Juniors, avvezzo a certi acquisti d’esperienza, ha bussato alla porta del Faraone. Ancora una volta senza successo. Il desiderio è quello di rimanere in Europa e se il problema è l’ingaggio, difficilmente l’Argentina potrà raggiungere le cifre offerte altrove. Senza dimenticare che se abbassarsi lo stipendio potrà essere la via, a quel punto la permanenza a Cagliari diventerebbe molto più che una possibilità.
Il suono dei rubli
In fondo il vero obiettivo di Capozucca potrebbe essere proprio quello di stare insieme, ma a costi più contenuti. Magari non per le due stagioni future, ma solo per la prossima. A quel punto tutto tornerebbe al proprio posto e la querelle Godín diventerebbe la classica bolla di sapone. Tema utile, tra l’altro, a lanciare segnali all’Inter per la vicenda Radja Nainggolan. Sarebbe la chiusura di un cerchio, ma non si possono comunque omettere le richieste di chi, al contrario, non solo può permettersi i tre milioni e mezzo a stagione, ma può perfino rilanciare a quattro. I russi della Dinamo Mosca ci hanno provato, al momento ricevendo un no del giocatore, come ci ha rivelato proprio Stefano Capozucca. Partita che però resta aperta sempre secondo quanto dichiarato ai nostri microfoni dal direttore sportivo rossoblù. E la Dinamo non ha di certo problemi economici, anzi. Il proprietario del club russo è la Banca VTB, un’istituzione finanziaria importante che sponsorizza tra l’altro anche il campionato russo di basket e perfino al Eurolega. La Dinamo è solo uno dei molteplici interessi che hanno nello sport non solo del loro Paese, ma anche europeo. Ciò che però non attira Godín è la lontananza dal centro del calcio europeo, dai classici campionati top 5, senza contare l’aspetto climatico che ha il suo peso.
Faraón
C’è poi l’opzione ritorno al passato, in quella Spagna dove Godín è diventato il Faraone grazie a Villareal e Atletico Madrid. Non per rivestire la maglia dei Colchoneros o dei freschi vincitori dell’Europa League, ma per dire sì alle sirene di tre club come Valencia, Granada e soprattutto Betis Siviglia. In prima fila questi ultimi, per via di una rivoluzione in difesa che vedrà come possibili partenti Manda, Bartra e Sidnei. Avranno bisogno di un centrale di esperienza, ancora meglio se a costo zero. E Godín rispetta il profilo, sempre che accetti uno stipendio inferiore. Aspetto che lo metterebbe sullo stesso piano della proposta del Cagliari e di quelle argentine, ma con una differenza: un conto è andare in Sudamerica e scendere di livello competitivo, un altro restare in Europa in vista dei mondiali in Qatar del 2022, vero obiettivo del Faraone. A Siviglia, inoltre, Godín potrebbe riabbracciare il suo passato al Villareal, in primis l’allenatore dei suoi primi due anni con il sottomarino giallo, Manuel Pellegrini, e con lui il direttore sportivo che lo acquistò all’epoca, Antonio Cordón.
Permanenza a Cagliari, ma a condizioni diverse. I soldi della Russia. La nostalgia spagnola. La suggestione argentina. Queste le opzioni per il futuro di Diego Godín. La volontà è quella di restare in Sardegna, ma, citando il suo allenatore Leonardo Semplici, i matrimoni si fanno in due. Il rischio, concreto, è che il Faraone rappresenti ciò che sono stati Bruno Alves e Darijo Srna tra gli altri, quel profilo d’esperienza a costo zero da tenere una sola stagione e poi salutare senza raddoppiare. Sarebbe un peccato, ma non è ancora detta l’ultima parola.
Matteo Zizola