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Cagliari, esperienza e punti: Goldaniga al Como apre un vuoto da colmare

Edoardo Goldaniga durante Cagliari-Frosinone | Foto Valerio Spano
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Cosa hanno in comune, oltre a essere difensori, i vari Luperto, Baschirotto, Caldirola, Erlic, Romagnoli, Magnani, Gyomber, Bani e Perez? E qual è l’anello mancante di questa catena che parte dalla squadra che occupa l’undicesimo posto fino ad arrivare a quella in fondo alla classifica della Serie A? La risposta alla prima domanda è semplice: sono tutti centrali con esperienza nella categoria. Quella alla seconda automatica: nella lista non c’è nessun giocatore del Cagliari.

Nodo

Da Dossena a Obert, passando per il duo straniero WieteskaHatzidiakos. Sono questi i difensori in forza ai rossoblù di Claudio Ranieri, rimasto orfano di Goldaniga passato ufficialmente al Como. E proprio l’ex Sassuolo era l’unico elemento della retroguardia ad avere una certa esperienza nella massima serie. Il suo addio lascia così un buco che più che numerico è qualitativo. Non tanto per le caratteristiche tecniche del difensore, quanto, appunto, per il passato che lo rendeva l’unico con esperienza in Serie A. E basta scorrere i nomi dei centrali citati all’inizio per capire che non è tanto il livello a fare la differenza, quanto l’essere in grado di prendersi sulle spalle la responsabilità dell’essere leader e guidare così i compagni più giovani o, comunque, in cerca dell’adattamento al calcio italiano. Quello che manca al Cagliari, a maggior ragione dopo aver salutato Goldaniga in direzione Como. Perché il problema visto anche contro il Torino non è solo nelle qualità dei singoli o nelle difficoltà del centrale polacco e di quello greco, quanto nell’assenza di un trascinatore psicologico del reparto, ruolo che prova a svolgere Dossena senza però avere ancora la necessaria esperienza per compierlo con continuità. In fondo la ragione che aveva portato Ranieri a spingere per un innesto in estate, con le trattative per Ferrari del Sassuolo e soprattutto Palomino dell’Atalanta andate avanti senza arrivare a dama. E sterzando così nel finale del calciomercato su Hatzidiakos più che su Wieteska, con il polacco che era nel mirino da diverse settimane come elemento da combinare al centrale di categoria cercato e non trovato.

Con e senza

La partenza di Goldaniga non lascia solo un vuoto di esperienza, ma anche un vuoto – ben più importante – rispecchiato dai dati. L’esordio stagionale contro il Torino ad agosto, 0-0 in trasferta e unico clean sheet lontano dalla Unipol Domus. Poi sette panchine di fila, con il risultato di sei sconfitte e un solo pareggio, quello casalingo contro l’Udinese. Poi la scelta di Ranieri di puntare sul duo Goldaniga-Dossena ripagata dai risultati: vittorie contro Frosinone, Genoa e Sassuolo, pareggi contro Salernitana, Monza, Empoli e Lecce e sconfitte contro Juventus, Lazio, Napoli e Verona, tutte lontano dalla Sardegna. Infine il ritorno in panchina fino alla cessione, fuori contro il Bologna, un cameo finale nella sconfitta di Frosinone, non convocato per la sfida contro il Torino. I numeri sono impietosi, con Goldaniga in campo il Cagliari ha raccolto 14 dei suoi 18 punti, ma soprattutto ha subito 16 gol in 12 gare (esclusa dal conto quella di Frosinone) contro i 22 nelle altre dieci. Una media che passa così da 1,33 gol subiti a partita con l’ex Sassuolo in campo ai 2,2 senza la sua presenza a fianco di Dossena. Dati che pongono interrogativi sulla scelta di liberarsi del centrale milanese, non tanto per la decisione di lasciarlo partire in direzione Como, quanto per quella di non avere un rimpiazzo pronto da regalare a Ranieri per la seconda parte di stagione. Legittimo non aver chiuso la porta ai lombardi, con il contratto di Goldaniga in scadenza nel prossimo giugno e l’intenzione di non rinnovare ulteriormente l’accordo. Con, soprattutto, il tema dell’indice di liquidità che con la sua cessione – dopo quella di Pereiro e la risoluzione con Capradossi – porta al Cagliari ulteriore respiro, pur se non elevato. Il Como ha sottoscritto con il centrale un contratto per i prossimi due anni e mezzo, mentre il calciatore avrà l’opportunità di non perdere il treno e lottare per la promozione in Serie A. Ulteriori dettagli che giustificano per certi versi l’addio. Il problema, piuttosto, nasce ancora una volta in estate, quando la consapevolezza dell’accordo in scadenza avrebbe dovuto portare ai saluti anticipati e alla caccia a un nuovo difensore esperto per sostituirlo. Anche perché ora, con il mercato di gennaio vicino alla chiusura, i saldi di fine stagione non sembrano regalare profili adatti.

Il futuro resta dunque colmo di incertezze. Da una parte Ranieri che ha lanciato segnali a Wieteska e Hatzidiakos dopo la sconfitta contro il Torino, dall’altro sempre Sir Claudio che ha anche espresso la consapevolezza di una situazione economica che non aiuta. E la necessità di calciatori pronti, caratteristica che non appare facile da trovare. I due nomi in cima alla lista dei papabili, Kumbulla e Palomino, sono infatti fermi ormai da mesi, quindi non esattamente dall’immediata disponibilità. In più, dettaglio non da poco, gli investimenti estivi vengono visti dalla proprietà rossoblù, e quindi dal presidente Tommaso Giulini, come la chiave per poter risalire la china. La doppia bicicletta voluta in estate da far pedalare senza se e senza ma, con l’unico spiraglio aperto per la classica occasione a costo zero di fine mercato. Al contrario, senza questa opzione, il tesoretto trovato grazie alle cessioni e alla risoluzione con Capradossi verrà utilizzato solo ed esclusivamente per il centrocampista, priorità fin da inizio gennaio sia per Ranieri che per il direttore sportivo Nereo Bonato. Con buona pace dell’allenatore rossoblù, chiamato a fare di necessità virtù. Senza quel centrale di esperienza che appare necessario non da oggi, ma fin dall’estate, ben prima che la cessione di Goldaniga arrivasse a compimento.

Matteo Zizola

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