Doveva essere la partita dello slancio e dei punti da mettere nella bisaccia in vista del trittico terribile contro Atalanta, Inter e Juventus. Così come la gara del rilancio di Gianluca Gaetano, pronto a riprendersi una maglia da titolare e ispirare la squadra con il suo talento.
Invece Cagliari-Hellas Verona rischia di diventare l’ennesimo match dei rimpianti per i rossoblù di Claudio Ranieri, che per l’ennesima volta hanno dovuto rimontare da una situazione di svantaggio, in questo caso per via del gol della bestia nera Bonazzoli, uno di quelli che gioca poco ma che quando vede Cagliari si trasforma in killer spietato. L’1-1 finale è un risultato sostanzialmente giusto per quanto visto in campo all’Unipol Domus: un tempo a testa per veneti e sardi, di fronte a oltre 16mila persone che hanno rinunciato alla tradizionale scampagnata per assistere a una gara non bella dal punto di vista del gioco, ma molto intensa a livello fisico e nervoso. E meno male per il Cagliari che ci ha pensato il goleador forse meno atteso, ovvero Ibrahim Sulemana: ex di turno, arrivato la scorsa estate proprio dall’Hellas, che è entrato in campo con personalità e ha trovato il gol dell’1-1, il secondo della sua stagione, con un destro forse non perfetto stilisticamente ma utile quanto beffardo. Candidandosi nuovamente a un ruolo da protagonista in questo intricato finale di stagione, in cui nelle prossime 8 gare i rossoblù dovranno affrontare 4 big (Atalanta, Inter, Juventus e Milan), 3 dirette concorrenti per la salvezza (Genoa, Lecce e Sassuolo) per poi chiudere con una squadra di medio-alta classifica come la Fiorentina il 25 maggio.
Conferme
Alla luce del calendario, non aver portato a casa la posta piena rischia di rendere ancora più ripida la salita di Deiola e compagni verso la salvezza. Ma si badi bene: quanto visto in campo all’Unipol Domus giustifica l’1-1 finale, con un Cagliari che, come nell’ultimo impegno casalingo con la Salernitana, ha lasciato il pallino del gioco all’avversario. Il Verona però, come avevamo anticipato nella nostra consueta analisi statistica della vigilia, ha mostrato un buon palleggio e una difesa compatta. In attacco Lapadula non ha mai inciso, controllato senza fatica da Dawidowicz e Magnani, con il colombiano Cabal di supporto alla coppia centrale specie sulle palle alte. I gialloblù hanno spesso fatto male sulle ripartenze, ma per fortuna del Cagliari Scuffet ha chiuso la porta in due occasioni (su Folorunsho e Lazovic), riscattando la mezza indecisione sul tuffo in occasione del gol di Bonazzoli al 30’. L’assenza di Gaetano si è fatta sentire eccome: dopo averlo fatto riscaldare per più di mezz’ora, Ranieri nel postpartita ha affermato di non averlo voluto rischiare in una partita così fisica, per evitare di peggiorare le sue condizioni. Una scelta curiosa, soprattutto perché arrivata nella stessa gara in cui lo slovacco Suslov, alle prese con una parziale lesione dei legamenti della caviglia destra accusata in nazionale, ha stretto i denti per esserci anche solo per una mezz’ora scarsa. Tornando ai rossoblù, nella ripresa Luvumbo si è riscattato da un primo tempo ectoplasmico, fatta eccezione per l’ammonizione di Duda. La sua tendenza a lasciarsi cadere in area con troppa facilità lo ha reso un bersaglio di Doveri che, dopo non avergli giustamente concesso un penalty nella prima frazione, ha poi sbagliato nella seconda, ignorando al 53’ l’evidente trattenuta di maglia fatta da Tchatchoua nell’area veronese, derubricando il tutto a un semplice contatto di gioco. Errore grave, che avrebbe potuto far girare il match a favore dei rossoblù, sospinti in quella fase dai 16mila tifosi presenti allo stadio.
Incompiuta
A conti fatti, quel che lascia in casa Cagliari lo spareggio con il Verona è la sensazione di “incompiutezza” già vissuta in questa stagione. Ranieri in sala stampa è sembrato soddisfatto del punto incamerato, ennesimo capitolo del suo mantra: “Se non puoi vincere è importante non perdere”. Però l’1-1 contro l’Hellas non sembra, a freddo, essere il miglior modo per approcciare le prossime tre gare sulla carta complicate contro Atalanta, Inter e Juventus. Il ritorno di Mina ha dato certamente più convinzione alla squadra, ma ancora una volta alcuni errori tecnici dei vari singoli hanno pesato: letture sbagliate, passaggi fuori misura, lanci lunghi verso il nulla soltanto per alleggerire la pressione. Serviva qualcosa di più, insomma: il centrocampo ha sofferto a lungo, tanto che Ranieri ha optato (forse tardi? Chissà) per la sostituzione del blocco centrale Makoumbou-Deiola con Prati–Sulemana. In avanti Shomurodov ha fallito una ghiotta occasione a inizio match, salvo poi essere sommerso dalla densità centrale del Verona, con l’uzbeko spesso costretto a cercare di superare almeno due o tre avversari prima di trovare la luce per un tiro o un passaggio utile. Contro l’Atalanta servirà la classica “partita perfetta”, slogan tanto caro ad allenatori e giocatori, per recuperare qualcuno dei punti lasciati per strada nelle ultime due gare tra Monza e Verona. Per evitare di avere rimpianti o, peggio, l’acqua alla gola, nel momento cruciale della stagione.
Francesco Aresu