Ci sono destini che si intrecciano e anche quando sembra che la storia stia per trasformarli in due rette parallele senza più punto di incontro loro riescono comunque a tendersi la mano. Come una storia d’amore sofferta, tra due caratteri forti e particolari che non riescono a lasciarsi andare via. Ecco il Cagliari e Leonardo Pavoletti. Tanta retorica direte voi e avete anche ragione. Tante belle parole, ma come si spiega quella disorganizzata e pazza poesia del minuto 94’ di Bari?
Attesa
Un gol che vale la promozione. Un gol che Pavoletti ha atteso anni, dalla seconda rottura del legamento crociato del ginocchio. Lo ha immaginato nella sua testa più volte e lo ha fatto alla sua maniera, di prepotenza su un traversone che aveva tutte le sembianze di una preghiera. Lui che a Cagliari è sempre stato Pavoloso, ma che dietro alle pacche e ai selfie ha sentito nel tempo crescere il mugugno e le frasi in mezzo ai denti di quella che è diventata la sua gente. “Pavoletti è finito. Non è più utile al Cagliari”. Lo avrà letto spesso sui social, lo avrà sentito da persone a cui dava peso e da altre che si è lasciato scivolare addosso. Forse per qualche momento ci ha creduto anche lui, ma la forza è stata non lasciarsi trascinare mai dagli eventi e dalle stagioni con sempre meno presenze. E alla fine, come nel più cinematografico dei finali, il Cagliari lo ha riportato lui in Serie A, alla sua maniera.
Futuro
Quello al Bari potrebbe anche essere l’ultimo capitolo, l’ultima scena, di una sequenza mai banale. Perché Pavoletti durante i festeggiamenti è stato chiaro: “Non è stata una stagione facile, ci tenevo a riportare il Cagliari in Serie A, ma credo anche di avere nelle gambe dei campionati con più presenze. Ora parleremo con il club e vedremo per il futuro. Certo portare via la mia famiglia da Cagliari sarà un’impresa in caso, e chi glielo spiega (ride, ndr)”. Parole schiette e sincere, come sempre fatto dal suo arrivo in Sardegna. Per uno che ha avuto anche il coraggio di andare a muso duro con i tifosi in stagione, e con la piazza ancora delusa dopo la retrocessione di Venezia, durante la gestione Liverani: “Ho visto i nostri tifosi esultare al gol degli avversari e poi quando abbiamo vinto rispedirci indietro invece che applaudirci. Questo non è da Cagliari, sono deluso”. Insomma, uno che ci ha sempre messo la faccia, spesso la testa, e che nell’ottica di un finale da cardiopalma come quello di Bari non poteva che essere l’attore principale. E chissà che nel suo futuro non ci sia proprio la società biancorossa, che già lo aveva cercato a inizio della scorsa stagione (quando il Cagliari aveva anche pensato di lasciarlo andare via, ma poi il destino aveva altri piani) e dove ha un amico come Ciro Polito a fare le scelte di mercato.
Legame
In caso sarà comunque un addio non facile per un livornese che ha creato la sua famiglia in Sardegna, che ha fatto anche degli investimenti a Cagliari e che ha sempre confessato di stare più che bene sull’Isola tanto da progettare la permanenza anche a carriera finita. Ecco, immaginarlo chiudere la propria avventura davanti alla gente di Cagliari potrebbe risultare la chiusura del cerchio perfetto, ma anche il saluto dopo un gol che vale la Serie A è una bella cartolina da lasciare in città. Comunque vada, amerai il finale direbbe Cesare Cremonini, perché il viaggio è stato Pavoloso.
Roberto Pinna