Inaspettata, come un fulmine a ciel sereno, quindi piano piano con il passare dei giorni digerita e infine accettata. Una cessione prossima alla definizione dopo tre anni di gol, abbracci e salvezze con la sua firma, due infortuni e quel non detto che forse mai sarà rivelato, ma aleggia nell’aria. Leonardo Pavoletti potrebbe diventare presto un ex giocatore del Cagliari, ma non un ex rossoblù perché la sua maglia avrà ancora quei due colori. Prima il ritiro ad Aritzo, poi il probabile affondo decisivo di quel Genoa dove il suo mito da acrobata dell’area di rigore ha preso forma.
Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che abbiano noi prima di andare a Genova. Una canzone in sottofondo che racconta l’umore del centravanti di Livorno, nato Pavoloso sotto la Lanterna e pronto a tornare tale per dimostrare che quei due maledetti infortuni non l’hanno fatto diventare un ex cannoniere. Quella faccia un po’ così di chi mai vorrebbe lasciare Cagliari e il Cagliari, ma che deve fare buon viso a cattivo gioco di fronte ai dubbi presidenziali sulla sua tenuta fisica. Un aspetto tecnico e uno psicologico, quel ginocchio doppiamente martoriato che diventa un punto interrogativo per Giulini, il bilancio chiama e il centravanti del gol salvezza di Firenze – e non solo – come primo sacrificabile. E poi la dinamica del secondo infortunio che nemmeno tanto velatamente non è andata giù al patron rossoblù. L’opzione Benevento sul piatto scartata, Pavoloso di fronte a una cessione non desiderata ha aspettato soluzioni migliori, lo Spezia un’altra chance declinata, poi il Genoa con Maran che si siede in panchina e indica in Pavoletti l’uomo per il triplo rilancio, personale, del centravanti e della squadra. Per Giulini 7 milioni di buone ragioni a far coincidere una cessione di opportunità con le esigenze di bilancio, unico dubbio l’acquisto definitivo subito del Grifone o il prestito con obbligo di riscatto.
Matteo Zizola