Nel vocabolario della lingua italiana nel significato della parola decisivo si legge: “risolutivo, determinante, conclusivo”. In quello della parola dipendenza: “l’incapacità di fare a meno di una persona”. Nel dizionario del Cagliari i due termini risultano sinonimi e si possono riassumere con un nome e un cognome: Gianluca Lapadula. Lo dicono i gol, lo dice lo zero a zero di Venezia arrivato in sua assenza, lo dicono i dati sull’incidenza dell’attaccante peruviano sul rendimento della rosa di Ranieri.
Ritorno
Dieci gol, anzi undici se si considera anche quello nel primo turno di Coppa Italia contro il Perugia all’esordio ufficiale in maglia rossoblù. Un inizio complicato – una sola rete nelle prime dieci gare – e poi un continuo crescendo con nove gol nelle successive sedici giornate, quindici considerando le sue presenze in campo. Ogni volta che Lapadula ha gonfiato la rete avversaria il Cagliari non ha perso, ma soprattutto il pareggio in Laguna e le difficoltà realizzative avute contro i neroverdi hanno dimostrato ancora una volta il suo essere, appunto, decisivo. Claudio Ranieri però può tornare a sorridere, perché dopo il pomeriggio da spettatore causa squalifica nell’ultimo turno di campionato, il Bambino delle Ande può riprendere il proprio posto al centro dell’attacco. L’espulsione ingenua di Bari da riscattare, non solo con quella cena pagata al gruppo per mettere nero su bianco le proprie scuse e nemmeno per reagire sul campo alle parole del suo allenatore dopo il doppio giallo del San Nicola. “Abbiamo preso delle ammonizioni ingenue che potevamo evitare, per protesta o allontanando la palla. I ragazzi devono imparare a essere più freddi“, la sentenza di Ranieri nel post partita di Bari, con un non tanto velato riferimento al primo cartellino del numero nove rossoblù, frutto della discussione con Cheddira dopo la richiesta di un rigore comunque non assegnato.
Ancora ex
Il futuro prossimo si chiama Genoa. Una doppia chance per Lapadula che non solo deve superare l’espulsione che ha determinato il pareggio contro i pugliesi e l’assenza pesante a Venezia, ma che ha l’occasione di far rispettare la legge dell’ex. Due stagioni sotto la Lanterna sponda rossoblù, entrambe condizionate da diversi infortuni e da un andirivieni di allenatori sulla panchina del club allora di Preziosi. Juric, Ballardini, di nuovo Juric e infine Cesare Prandelli, per un totale di 28 presenze e 6 reti nella prima stagione (2017-18) e di sole 8 apparizioni e 1 gol in quella successiva. Eppure il centravanti della nazionale peruviana non ha mai guardato all’esperienza genoana con rabbia, anzi. “Se dovessi fare una valutazione di questi due anni, tra infortuni e tante panchine, devo dire che nei momenti importanti il Genoa mi ha sempre dato una mano“, le sue parole ad aprile 2019 dopo l’unico gol di quell’annata in casa della Spal. Ora però il presente si chiama Cagliari mentre il domani è una sfida che rappresenta l’ultimo treno per poter sperare nel futuro aggancio al secondo posto. Occupato proprio da quel Genoa che rappresenta il suo passato e che dopo Benevento – due volte – e Frosinone vuole far diventare la terza sua ex squadra contro cui timbrare il cartellino del gol.
Uno su tre
Lapadula significa dipendenza. Quella del Cagliari dai suoi gol, quella dell’attacco dalla sua pericolosità dentro i sedici metri. Lo ha detto Venezia, lo dicono i dati. Scorrendo la classifica marcatori, infatti, tra i giocatori che hanno segnato almeno sette reti in Serie B il numero nove rossoblù è secondo al solo Brunori del Palermo per incidenza dei suoi gol sul totale di quelli della squadra. Il collega rosanero con 13 marcature sulle 29 dei siciliani guida la speciale graduatoria con il 44,8% seguito proprio da Lapadula con il 34,5% (10 su 29) e a seguire da Antonucci del Cittadella con il 33,3% (8 su 24), dal capocannoniere del campionato Cheddira del Bari con il 32,6% (14 su 43) e da Pohjanpalo del Venezia con il 31% (9 su 29). Se però si escludono le reti segnate su rigore sia dai singoli che dai rispettivi club, il centravanti del Cagliari avvicina la propria incidenza realizzativa a quella del collega del Palermo, con 9 reti su azione come Brunori e una percentuale del 33,3% contro il 36% del centravanti rosanero. Piazzandosi peraltro assieme all’italo-brasiliano al secondo posto della classifica marcatori senza considerare i gol dagli undici metri, con Cheddira sempre in testa pur se con 10 gol e non i 14 con i rigori inclusi. Il nazionale marocchino del Bari, inoltre, incide su azione con un 27,8% sul totale delle reti realizzate – massime punizioni escluse – dal club biancorosso, lontano dal duo di testa.
Matteo Zizola