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Cagliari, è arrivata la svolta: ora la sfida è giocarsela anche con le grandi

Gabriele Zappa esulta dopo il gol in Cagliari-Genoa | Foto Valerio Spano
Gabriele Zappa esulta dopo il gol in Cagliari-Genoa | Foto Valerio Spano
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Esistono diversi tipi di vittoria, da quella con il sapore di rinascita a quella che sa di conferma, da quella un po’ casuale a quella cercata, voluta e quasi indirizzata. Così come esistevano, almeno fino alla gara contro la Salernitana, diversi tipi di Cagliari. Dopo i tre punti conquistati contro il Genoa i rossoblù di Ranieri hanno dato una risposta forte e concreta: non più una squadra che aspetta gli eventi quasi subendoli, ma un gruppo consapevole dei propri limiti e della propria forza e che gestisce se stesso. Con l’obiettivo del risultato perseguito a prescindere da fortuna e sfortuna, da distrazione e furore, da pericoli e avversario di turno.

Non solo testa e cuore

La mano di Ranieri è evidente, senza dubbio dal punto di vista mentale ed emozionale. La gestione della rosa, il recupero alternato dei singoli, il rientro di giocatori fondamentali per leadership e personalità. Limitare però al semplice aspetto caratteriale la svolta nel campionato del Cagliari sarebbe ingeneroso. Perché c’è anche il dettaglio del gioco, della consapevolezza di cosa fare e quando farlo, del pallone che non brucia più ma viene gestito con la giusta accortezze e con il foglio del come ben presente. L’aveva detto più volte Sir Claudio, il campionato dei rossoblù sarebbe iniziato dopo la sosta con la sfida dell’Arechi contro la Salernitana. Ma non è stata solo una questione di valori e calendario, ma anche se non soprattutto di aver fatto quel salto di qualità alla voce calcio che era atteso ma quasi insperato dopo l’inizio complesso. L’utilizzo delle fasce, i reparti corti, il mix di aggressività e attesa, i palloni lunghi alternati al possesso rasoterra, i movimenti senza palla e il supporto reciproco. Una squadra che ha sì leader, ma per la quale vale il detto del tutti importanti e nessuno indispensabile. Con il simbolo che cambia dopo ogni partita, da Pavoletti a Viola, da Dossena a Oristanio, da Luvumbo a Petagna. Spazio per tutti, ma senza che quello dei singoli vada a invadere quello del collettivo. È questa la vera vittoria di Ranieri, una vittoria che ha liberato la testa del gruppo caricandosi sulle spalle responsabilità e tensioni, ma non rinunciando al bastone quando necessario. La capacità di reinventarsi tra gara e gara e anche all’interno degli stessi novanta minuti è così passata da essere limite – una sorta di precarietà tattica che creava confusione – a essere forza, con un Cagliari che sì si modella sull’avversario, ma soprattutto si modella sui momenti della partita.

La vera svolta

La vera sfida arriva ora che la barca sembra arrivata su acque più sicure. Il calcio dà l’opportunità di riscatto, ogni sconfitta e ogni fallimento possono essere messi da parte in vista della sfida successiva e così via. Ma anche le vittorie che portano entusiasmo e diventano energia positiva non devono diventare occasione per cullarsi sugli allori, anzi. Equilibrio, tattico e psicologico come stella cometa da seguire. E se le sfide contro le grandi del campionato sono state vissute fino a oggi come delle montagne impossibili da scalare, quella in arrivo in trasferta contro la Juventus dell’ex Massimiliano Allegri – sabato 11 novembre alle 18 – diventa un’occasione di capire chi si è diventati. La filosofia del “non sono queste le partite nelle quali fare punti” deve lasciare il posto a un differente approccio. Perché è vero che contro squadre come quella bianconera si può perdere per una fisiologica differenza di valori, ma le ultime giornate di Serie A hanno insegnato che i colpi gobbi sono possibili. Necessaria un po’ di fortuna – ossia una Juventus non al massimo e un Cagliari al contrario che non commette sbavature – ma soprattutto è necessaria la voglia di stupire. La consapevolezza che solo con una mentalità vincente si può vincere, la voglia di compiere un ulteriore step di crescita ché la salvezza non può passare soltanto da risultati positivi negli scontri diretti. La mente libera aiuta a vivere la trasferta di Torino senza patemi, arrivare alla prossima sosta con un trend positivo potrebbe essere la chiave per tenere vivo il momento. E, cosa non da poco, per dare conferme a un ambiente che ha una legittima fame di risultati non solo nelle sfide abbordabili sulla carta, ma anche in quelle nelle quali il pronostico è tutt’altro che a proprio favore.

Matteo Zizola

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